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L'ultimatum di Emiliano: "Primarie a settembre o ce ne andiamo". Il gelo di Guerini

Carlantonio Solimene
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"Conferenza programmatica a maggio e primarie per la segreteria a settembre". E' questo l'ultimatum lanciato da Michele Emiliano a Matteo Renzi dal palco del Teatro Vittoria di Roma, dove l'intera minoranza Dem si è riunita per un evento organizzato dal governatore della Toscana Enrico Rossi. E' ancora incentrato tutto sulle date, quindi, il dualismo in casa Pd, mentre le ore si susseguono traumatiche e i vari big si affollano a reclamare "responsabilità" per evitare una scissione che sembra sempre più probabile. Le ultime ore vedono pratagonista assoluto il governatore pugliese Michele Emiliano. Che dopo aver invocato ancora un ripensamento di Renzi dalle colonne de Il Tempo, in mattinata sembrava aver aperto uno spiraglio con un post su Facebook nel quale raccontava di aver parlato nuovamente con Renzi e di averlo convinto "a sostenere il governo Gentiloni fino al 2018". Sembrava la chiave per placare gli animi, ma subito l'ex segretario Pier Luigi Bersani ha chiesto una conferma delle intenzioni dell'ex premier. E' stato a quel punto che il vicesegretario Lorenzo Guerini ha raffreddato gli animi: "Il sostegno totale del PD al governo Gentiloni c'è dal primo giorno - ha detto -. La scadenza finale della legislatura non è nelle disponibilità né di Renzi, né di Emiliano, né di altri. Suggerirei sommessamente a tutti, a partire dagli amici della minoranza, di tenere fuori il Governo dalle diatribe congressuali, per il bene del Paese e del PD". E così alla convention di Rossi gli animi tornavano tesi. In prima fila sedevano D'Alema e Bersani, dal palco si alternavano gli interventi dello stesso Rossi, di Emiliano e Speranza. Ed era proprio l'ex capogruppo alla Camera a svelare un'altra telefonata con Renzi, senza però esternarne il contenuto. Poi, dopo che Rossi aveva tracciato il palinsesto programmatico per una sinistra del futuro (dentro o fuori il Pd), era il turno di Emiliano. Che non faceva sconti al segretario: "Se Renzi all'assemblea del Pd concorderà su una conferenza programmatica a maggio e sulle primarie in autunno è esclusa l'ipotesi di una scissione". Toccava ancora a Guerini la replica: "Ho sentito toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono credibili". E così dal palco gli interventi non potevano che pendere verso la rottura: "Non cerchiamo un capo, ma un compagno un amico che ci guidi nelle scelte che dobbiamo fare - diceva ancora Emiliano -. Questo è un segretario, non uno che ha paura del confronto e teme che chi ha idee diverse possa guadagnare nei sondaggi. Ma che paura ha Renzi del passare del tempo?". "Se Renzi è arrivato al governo e al 40% è perché il suo segretario è stato capace di vivere la comunità, perché Bersani si è dimesso in una situazione più difficile di quella di Renzi oggi", ha concluso il governatore della Puglia scatenando un'ovazione per l'ex segretario. E così, mentre le lancette corrono in attesa dell'assemblea di domani, l'unico ad essere certo di cosa accadrà è Massimo D'Alema, che ha già deciso per la scissione in ogni caso: "Se Renzi vuole tirare dritto per la sua strada è chiaro che noi non possiamo accettare questa prepotenza. Le cose sono chiarissime: la questione è nelle mani del segretario del Pd". Un ultimatum, insomma. Che l'ex sindaco di Firenze, con ogni probabilità, giudicherà irricevibile.

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