Di Maio difende la Raggi: ci attaccano ma Roma migliora
Non indietreggia di un millimetro. Ribadisce l'impegno del MoVimento 5 Stelle per cambiare il Paese, difende Virginia Raggi, elenca i risultati ottenuti, attacca i giornalisti che usano due pesi e due misure e assicura: «Andremo al governo». Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore del M5S, guarda avanti. Un giorno Grillo gli disse sconsolato: «Maledetto, sei tu il leader!». Accuse, inchieste, polemiche. I suoi sms (parziali) sui giornali. Di Maio, si sente sotto assedio? «Colpiscono me per colpire il MoVimento. Non lo direi se ci fossero notizie fondate ma qui ci sono soltanto fake news che puntano a evitare di farci vincere le prossime elezioni. Pochi giorni fa quando Repubblica, Corriere e Messaggero mi hanno accusato in modo strumentale e con prove false (soprattutto Repubblica), ho ricevuto solidarietà da un cronista precario della mia età che mi ha fatto notare che la perdita di credibilità causata da quegli articoli logorerà non i "grandi" giornalisti che hanno scritto quelle cose e che sono garantiti ma proprio i precari, quelli che guadagnano quattro euro a pezzo. Per questo ho deciso che i risarcimenti che avrò da quei quotidiani li metterò in un fondo per aiutare i giornalisti precari». Il rapporto tra i cronisti e il M5S è stato sempre difficile. «Non voglio attaccare tutti i giornalisti, ci sono anche quelli che fanno il loro mestiere con passione e professionalità». Quali sono le accuse che l'hanno colpita di più? «Mi amareggia l'effetto "fango nel ventilatore". Hanno scritto che avrei coperto Marra (l'ex braccio destro del sindaco Raggi sotto inchiesta, ndr), mi hanno fatto passare come uno che ha difeso un dirigente accusato di corruzione. Poi quegli articoli sono diventati l'apertura dei Tg. Ecco, mi fa male che su una falsità si sia costruita una campagna contro di me. Campagna che ho smontato, mostrando senza problemi le conversazioni tra me e la sindaca, ma se non avessi avuto in memoria i messaggi sarebbe stato tutto molto più difficile». Si aspettava un inizio così complicato a Roma? «Mi aspettavo un assedio mediatico e i due pesi e le due misure degli osservatori, basta vedere come è stata minimizzata l'inchiesta che riguarda il padre di Renzi e il suo braccio destro. È una strategia per dividerci e noi non dobbiamo cadere in questa trappola». In Campidoglio ci sono stati errori. La Raggi e il M5S hanno puntato su alcune persone sbagliate, come Marra e Romeo. Non crede? «Chi ci rimprovera è soprattutto quella classe dirigente che non ha mai capito, per anni, che queste due persone andavano allontanate. Marra e Romeo lavoravano in Campidoglio da tempo, il primo c'era con Marino ed è stato pure promosso nell'era Alemanno, peraltro aveva anche due onorificenze della presidenza della Repubblica. Inoltre le accuse che lo riguardano si riferiscono a prima che arrivasse il M5S, non a caso Scarpellini (imprenditore anche lui indagato, ndr) ha fatto i nomi di esponenti del Pd. Comunque ho smesso di chiedere scusa e di sentirmi in colpa. Ci attacca chi non è riuscito in sette mesi a consegnare le casette ad Amatrice o chi, come Renzi e Nardella a Firenze, non ha avuto negli ultimi anni un bilancio approvato dalla Corte dei conti. Il punto è che qualcuno vuole sostenere la falsa idea che noi saremmo degli incompetenti, anche se abbiamo fatto più tagli agli sprechi in sette mesi a Roma che gli altri in dieci anni». Eppure ci sono divisioni anche nel M5S. Per qualcuno di voi sarebbe meglio che la Raggi si dimettesse... «Alcuni di noi si sono fatti strumentalizzare dai media. Anch’io ho spesso idee differenti rispetto al gruppo parlamentare ma non le sbandiero, ne parlo con gli altri. Le divergenze ci sono sempre, e ovviamente è un bene, ma poi vengono amplificate e spesso pure falsificate». Quindi lei ritiene che Roma stia migliorando? «Io lavoro sui fatti. Abbiamo tagliato 40 milioni di sprechi, ne abbiamo destinati 18 per i servizi ai cittadini, ci saranno 130 nuovi bus, abbiamo approvato per primi il bilancio, stiamo portando avanti progetti di città intelligente. Il problema è che queste cose non escono mentre la Giunta è costretta a muoversi sotto una pressione incredibile. Il sindaco di Milano ha tre indagini, il presidente della Regione Abruzzo è indagato per corruzione. Fossero dei 5 Stelle ne avrebbe parlato anche Al Jazeera». L'ultima polemica è sullo stadio della Roma. Si farà? «È una questione che riguarda la Giunta. Così come ci sono altri problemi molto importanti che riguardano gli italiani e i romani. Mi riferisco al lavoro, alla scuola e al futuro dei più piccoli. Mi colpisce il fatto che l'Italia sia l'ultimo Paese d'Europa per crescita, tre anni fa era terzultima ma ora paghiamo i danni del governo Renzi». Pensa davvero che il M5S possa arrivare al 40% dei voti alle prossime elezioni? «A novembre 2016 avevo dei dubbi, poi ho visto il risultato del referendum. Non voglio intestarmi quel 60%, ci mancherebbe, ma all'epoca volevano convincerci che sarebbe stato un testa a testa. Alle elezioni sarà tutto possibile per due motivi: i sondaggi ancora ci sottostimano, e poi nella campagna elettorale diventerà evidente la contrapposizione tra noi e loro, cioè noi e tutti gli altri. Il primo provvedimento del governo Gentiloni è stato sulle banche, il nostro sarà sul reddito di cittadinanza. Possiamo arrivare al 40%». Con l'Italicum sarebbe stato più facile vincere... «Noi l'abbiamo contrastato. L'ha fatto anche la Corte costituzionale. Ora è giusto andare a votare il prima possibile armonizzando le leggi elettorali di Camera e Senato». Crede che gli altri partiti si opporranno? «Bè, basta sentire l'audio del ministro Delrio. Nel Pd c'è una questione di poltrone e dunque lunghe trattative. Dovrebbero, invece, stabilire, come noi, un limite ai mandati e rispettarlo». Niente alleanze? «Le facciamo solo con i cittadini». Non la suggestiona un'intesa con il fronte anti-establishment di Salvini e la Meloni? «Ma loro hanno governato a lungo questo Paese, la Lega aveva pure una banca. Hanno preso milioni di finanziamenti pubblici, poi si sono riciclati. Sarebbero loro il fronte anti-establishment?». Quanto manca al M5S Gianroberto Casaleggio? «Tantissimo. Ma le persone che oggi lavorano con noi hanno imparato molto da lui e possiamo farcela. Mi dispiace soltanto che non si è goduto le vittorie più grandi del M5S». E Beppe Grillo resterà in prima linea? «È una roccia e ci sarà sempre».