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Italicum, la Consulta boccia il ballottaggio e salva il premio di maggioranza al 40%. Pd, Lega, Meloni e M5s: "Subito al voto"

Davide Di Santo
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L'Italicum è dimezzato. La Corte costituzionale, dopo oltre sei ore di camera di consiglio, detta le attese regole per riportare gli italiani al voto. È illegittimo il ballottaggio, fiore all'occhiello della legge elettorale voluta da Matteo Renzi, ma non il premio di maggioranza al primo turno per chi raggiunge il 40% dei consensi. Sopravvivono capilista bloccati e pluricandidature, ma sarà un sorteggio e non l'eletto a scegliere il collegio in caso di vittoria multipla. Infine l'Italicum, così come corretto dalla sentenza "è suscettibile di immediata applicazione" spiega la Corte. In sintesi la legge resta apparentemente maggioritaria, ma sostanzialmente proporzionale proprio in virtù di un premio di maggioranza tanto alto e difficile, guardando i numeri di ogni singolo grande partito nel nostro panorama politico, da raggiungere. Di fatto proprio in virtù di un premio così proibitivo, la legge elettorale disegnata dalla Consulta potrebbe di fatto già "armonizzarsi" con il Consultellum vigente in Senato. Deduzione che per essere realistica deve però attendere le motivazioni che la Corte si riserva di rendere pubbliche non prima di un mese. Ad oggi quindi vi sono solo i confini "legittimi e costituzionali" del campo di gioco, dentro i quali ora i partiti dovranno decidere come comportarsi. Si dicono soddisfatti gli avvocati che compongono il pool anti-Italicum. "L'ammissibilità delle ordinanze di Trieste, Perugia, Torino e Genova è una grande vittoria di principio, e accentuata dal fatto che il Governo è stato totalmente sconfitto, avendo provato a difendere fino all'ultimo con le unghie e con i denti la legge", spiegano. "La sopravvivenza di un premio di maggioranza al primo turno - affermano - è uno specchietto per le allodole perché nessuna lista allo stato attuale può aspirare al 40% dei voti, ciò di fatto rende la legge uscita modificata dalla consulta ancora più proporzionale di quella del Senato". "Ora, però - avvertono - Camera e Senato devono lavorare per una legge elettorale che garantisca la democrazia e per questo sarà bene attendere le motivazioni della Corte costituzionale. I partiti devono apprendere la lezione impartita dalla consulta". Più critico, invece, il legale rappresentante del tribunale di Messina, Vincenzo Palumbo: "È stato fatto il minimo indispensabile - dice - Io avrei voluto che questa legge elettorale, fatta con un procedimento di dubbia costituzionalità che ha messo tra parentesi la rappresentatività del Paese, fosse eliminata. Così non è stato, la Corte ci spiegherà perché". Il nodo comunque resta il Senato, non abolito dopo il fallimento delle riforme costituzionali, bocciate dal referendum del 4 dicembre. L'elezione dei membri a palazzo Madama resterà su base proporzionale con la preferenza unica non di genere e con soglie all'8% per i partiti che corrono da soli, 3% per quelli coalizzati che uniti superano il 20%. Due sistemi, evidentemente disomogenei, uno maggioritario e l'altro proporzionale puro, che però potrebbero trovare una sorta di armonizzazione se una lista ottenesse il 40% dei voti. In questo caso, infatti, in Senato porterebbe a casa il 47-48% dei seggi, avvicinando i due sistemi. Le reazioni non si sono fatte attendere. La Lega vuole andare subito al voto: "Legge elettorale subito applicabile, dice la Consulta. Non ci sono più scuse: parola agli italiani! Se sei d'accordo, rilancia #votosubito", scrive su Twitter il segretario della Lega Matteo Salvini.  "Ora che abbiamo anche una legge elettorale non ci sono più scuse: sabato 28 gennaio tutti in piazza a Roma per chiedere elezioni subito", scrive su Twitter il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, commentando la sentenza della Corte Costituzionale sull'Italicum. E non si è fatto attendere Beppe Grillo: habemus Legalicum, puntiamo a 40% senza alleati. "C'è una proposta di legge del MoVimento Cinque Stelle già depositata in Parlamento, chi non la voterà lo fa perché vuole intascarsi la pensione a settembre", attacca Grillo. Il Movimento 5 Stelle vuole elezioni subito. "Al voto subito con questa legge elettorale", ha detto Alessandro Di Battista: "La sentenza è immediatamente applicabile: si vota con quella perché quello che tocca questo parlamento lo rende incostituzionale. Renzi rende incostituzionale tutto ciò che tocca". La sentenza della Consulta "è la dimostrazione del totale fallimento dei rottamatori della legalità chiamati Renzi e Boschi", ha aggiunto il parlamentare grillino. Per Forza Italia, invece, "il Parlamento, dopo questa decisione della Consulta, analizzatene attentamente le motivazioni, dovrà intelligentemente ed alacremente operare per garantire la omogeneità dei due sistemi elettorali", si legge in una nota del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati. È il tempo delle rivendicazioni in casa Pd. "L'Italicum è stato smontato anche dal punto di vista costituzionale, dopo che sul piano politico era già stato rottamato il 4 dicembre con la vittoria del No al referendum. La Corte ci restituisce un sistema proporzionale", dichiara l'esponente della minoranza Pd Miguel Gotor. "Quanti in questi due anni hanno sostenuto che sarebbe stata una legge che tutta l'Europa ci avrebbe invidiato e hanno imposto la fiducia al Parlamento, almeno questa sera dovrebbero avere il buon gusto di tacere. Il tempo è galantuomo e la sentenza conferma che facemmo bene a non votare l'Italicum: basterebbe rileggere oggi i nostri interventi in Parlamento di allora per misurare torti e ragioni". "Ora c'è sistema elettorale, si faccia una rapida verifica in aula per averne uno migliore e comunque si vada velocemente a votare", commenta il senatore del Pd Andrea Marcucci. "L'impianto dell' Italicum resta. Il Pd non ha paura del voto. Se c'è la volonta' di discutere sul Mattarellum bene" altrimenti c'è la possibilità di andare a votare", dice il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini.

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