Beppe Grillo vuole il tribunale del popolo contro giornali e tv
Forse è un modo per compensare la "svolta garantista" del Codice di comportamento che prevede, per gli eletti che ricevono un avviso di garanzia, la possibilità di non essere né sospesi né espulsi dal MoVimento 5 Stelle. Fatto sta che nel giorno in cui tutti prendono di mira Beppe Grillo per aver messo a punto un codice che sembra fatto apposta per "salvare" Virginia Raggi nel caso in cui venga indagata dalla procura di Roma, il leader del M5S se la prende con i giornali. E lancia l'idea di una sorta di "tribunale del popolo" che smascheri le "balle dei media". "Tutti - scrive sul proprio blog - puntano il dito sulle balle che girano sul web, sull'esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell'inquisizione proposto dal presidente dell'Antitrust. Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su internet. E alle balle propinate ogni giorno da tv e giornali chi ci pensa?" Grillo ricorda il caso di Beatrice Di Maio (il finto nome dietro il quale di nascondeva la moglie di Renato Brunetta ndr) che in un articolo del quotidiano La Stampa era stata descritta come un profilo finto creato apposta per diffondere la propaganda grillina ("poi - sottolinea Grillo - si è scoperto che era tutto falso. La Stampa non ha chiesto neppure scusa e nessuna sanzione è stata applicata nei suoi confronti"). Quindi passa a Il Giornale che stamattina ha titolato: "AFFARI A 5 STELLE. Grillo vuole una banca". "Una falsità totale - spiega il comico - che stravolge un fatto vero, ossia che Davide Casaleggio ha accettato di incontrare l'AD di una banca online che ha ricevuto vari premi per l'innovazione tecnologica utilizzando il web per scambiare esperienze e idee sula Rete e sulle sue possibilità, così come incontra decine di aziende innovative". A questo punto Grillo lancia la sua proposta: "I giornali e i tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate. Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa". La proposta scatena l'immediata reazione di Enrico Mentana. Su Facebook il direttore del Tg di La7 attacca: "In attesa della giuria popolare chiedo a Grillo di trovarsi intanto un avvocato. Fabbricatori di notizie false è un'offesa non sanabile a tutti i lavoratori del tg che dirigo,e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile".