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Punito (e graziato) l'agente di Polizia anti-Boldrini

Silvia Mancinelli
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Sanzionato per «comportamento scorretto in servizio» dal Questore di Catanzaro che lo ha poi «graziato», meno di un mese dopo, sollevandolo dalle responsabilità contestate. Il caso della presidente della Camera Laura Boldrini, che in Calabria aveva fatto allontanare poliziotti e carabinieri in divisa, ha fatto trattenere il fiato e poi sorridere il segretario regionale del Coisp Giuseppe Brugnano. Un poliziotto pieno di elogi e voti eccellenti, alla Digos da venti anni e sempre in prima linea, che il 16 novembre scorso si è visto notificare a casa un provvedimdento disciplinare per «mancanza di correttezza del comportamento». È stato accusato di aver fatto attività sindacale durante il servizio per aver chiesto se fosse poi vera l'insofferenza della Boldrini per le divise, considerato il dispiegamento di agenti in due cerchi, categoricamente in borghese. Il 9 ottobre scorso, un'ora prima che l'aereo della Presidente atterrasse da Roma, era nell'aeroporto di Lamezia Terme insieme a un altro agente. «Notato dalla collega impegnata nel servizio di scorta alla Boldrini - racconta Brugnano - le ho chiesto quanto fossero vere le notizie circolate qualche giorno prima a L'Aquila sull'antipatia dell'onorevole verso gli operatori in divisa. Mi è venuto naturale chiederlo, considerato che al mio arrivo avevo visto, tra l'altro quasi nascosti, solo due poliziotti e due carabinieri in uniforme: una situazione quantomeno anomala, no? La mia collega mi ha risposto che effettivamente l'onorevole non ama un gran numero di colleghi in divisa, non perché ce l'avesse con le forze dell'ordine, ma per ragioni etiche, per evitare contestazioni in merito a sprechi e abusi della scorta». La conversazione tra i due, interrotta da una battuta scherzosa dell'altro agente, sull'attività sindacale di Brugnano, finisce lì. Apparentemente. Tre giorni dopo, infatti, l'assistente capo che lavorava alla scorta del Presidente all'aeroporto di Lamezia Terme scrive all'ispettorato della Polizia presso la Camera dei Deputati descrivendo dettagliatamente la conversazione e sottolineando che, alla domanda di Brugnano, aveva risposto semplicemente che «la Presidenza non entra certo nel merito di queste cose». Il giorno dopo l'arrivo della Boldrini, in Calabria in occasione di una visita istituzionale, il Coisp - per mano del suo segretario regionale, Brugnano appunto - in un comunicato stampa lancia la bomba: «La Boldrini fa nascondere i poliziotti». Una «sparata» forse eccessiva nei toni, e tuttavia confermata anche da quegli operatori in divisa che, in forma anonima, raccontarono di esser stati allontanati e costretti a chiudersi nelle auto per non farsi vedere. Da lì l'accusa a Brugnano per aver esercitato attività sindacale mentre era in servizio, di aver domandato alla collega dell'insofferenza della Presidente alle divise quasi a tenderle un trabocchetto. Eppure che l'assistente capo della Digos fosse un sindacalista era stato ampiamente pubblicizzato anche dall'agente che era con Brugnano e la risposta data dalla poliziotta in servizio scorta non le era certo stata estorta. Procedimento archiviato, dunque, dallo stesso Questore. «Per due anni è stato un padre di famiglia per noi - dice Brugnano -. Credo che sia stato costretto da un meccanismo perverso. C'è stata una volontà esterna alla Polizia di Stato. Perché? Per tarpare le ali ai sindacati, per farci tornare 40 anni indietro quando la polizia era militarizzata». «Da parte mia - conclude - non c'è stata alcuna scorrettezza, ho fotografato una situazione e dopo l'ho esternata».

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