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Nelle casse della Camera dei deputati un "tesoro" da 350 milioni

Alberto Di Majo
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La Camera dei deputati custodisce un tesoro: 355 milioni di euro. Soldi accantonati per esigenze straordinarie e non utilizzati. Avanzi di amministrazione passati di anno in anno e rimasti nelle casse di Montecitorio. Fondi che ora il M5S chiede di rendere disponibili. È il segretario dell'ufficio di presidenza, il deputato Riccardo Fraccaro, a spiegare: «Questo avanzo di amministrazione rappresenta un'enorme quantità di risorse congelate che invece potrebbero essere sbloccate e destinate al sociale». Poi attacca: «Questo tesoretto è solamente il frutto di una logica gestionale che la Camera non ha ancora superato, quella dell'incamerare soldi senza alcuno sforzo di contenimento dei costi. Tanto pagano i cittadini. Se è ragionevole accantonare una piccola quota per eventuali emergenze, 355 milioni di euro rappresentano una cifra abnorme che non può restare chiusa nelle casse della Camera». Dunque il M5S propone di «utilizzare la gran parte di queste risorse per le emergenze del Paese, destinandole ad interventi di utilità sociale a sostegno delle fasce più in difficoltà. Il nostro compito è quello di amministrare nell'interesse dei cittadini, non di riempire i forzieri di Montecitorio». In realtà la dotazione della Camera è diminuita negli ultimi anni, anche se la spesa resta altissima: 940 milioni di euro (a cui, ovviamente, si aggiungono le spese del Senato e degli altri Palazzi della politica). Il taglio maggiore nel bilancio di Montecitorio è stato realizzato sugli affitti. Fino a poco tempo fa, infatti, gli onorevoli potevano disporre di uffici in vari edifici vicini alla Camera: il cosiddetto «complesso Marini» tra piazza S. Silvestro e via del Tritone. Palazzi del costruttore Sergio Scarpellini, dati in locazione a Montecitorio a prezzi rilevanti visto che in diciotto anni l'istituzione che raccoglie i 630 deputati ha pagato quasi 500 milioni di euro. Poi gli onorevoli, sfruttando una norma che ha consentito di recedere dai contratti prima della loro scadenza naturale, hanno restituito gli edifici (ora i deputati lavorano negli uffici dei gruppi politici o sui divanetti di Montecitorio). Ma negli anni la Camera ha speso una fortuna: per il «Marini 2» quasi 8 milioni e mezzo l'anno, per il «Marini 3» circa 6 milioni e mezzo e per il «Marini 4» più di 8 milioni e 200 mila euro l'anno. Costi che ormai sono alle spalle dell'istituzione. Al contrario restano inalterati i soldi per pagare i vitalizi a 2.600 ex parlamentari: 137 milioni di euro all'anno. Va comunque considerato che Montecitorio (come anche Palazzo Madama, il Quirinale e gli altri) hanno autonomia finanziaria e pagano direttamente anche le pensioni dei dipendenti. Pure per questo risulta che i Palazzi italiani siano i più costosi del mondo. Il Senato assorbe 540 milioni di euro all'anno. Il Quirinale arriva a 224 milioni ma di questi 122 servono per gli stipendi del personale mentre altri 92 per le pensioni degli ex dipendenti. Le bollette del palazzo presidenziale sono salate: 1,7 milioni per la luce, 420 mila euro per l'acqua e 780 mila per gas e combustibile. Poi ci sono le pulizie: 1 milione di euro. Infine, più di 3 milioni servono per mantenere la tenuta di Castelporziano. Non ci si può riconsolare con le altre istituzioni. La Corte costituzionale costa 45 milioni di euro, sei milioni soltanto per la previdenza (anche se negli ultimi due anni la spesa è diminuita di una ventina di milioni). Infine, il Cnel, scampato al taglio previsto dalla riforma bocciata lo scorso 4 dicembre: sei milioni di euro all'anno. Mentre le Province, che dovevano essere cancellate ma che sono state semplicemente «declassate», ancora assorbono quasi un miliardo di euro. Di fronte a tutte queste spese il tesoretto mantenuto dalla Camera suona come una beffa. 

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