IL DISCORSO DEL PREMIER

Gentiloni: "Governo di responsabilità, avanti finché c'è fiducia del Parlamento"

Silvia Sfregola

Due sono i fari del governo Gentiloni: il senso di responsabilità e la volontà di chiudere una stagione di odio. Nel mezzo il tema della durata, che il presidente del Consiglio risolve con una brevissima frase che ricorda la Costituzione: "Duro fin quando ho la fiducia del Parlamento". Paolo Gentiloni si presenta alla Camera per chiedere la fiducia, dopo una crisi lampo che in una settimana ha portato dalle dimissioni di Matteo Renzi al nuovo esecutivo. Il clima a Montecitorio è un po' sottotono, discorso programmatico dura poco meno di 18 minuti e i banchi di M5s, Ala e Fdi sono deserti o quasi. Ma il neo premier spiega, con toni pacati, che il suo "è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre istituzioni". E proprio le istituzioni, insieme al popolo italiano, dovranno essere i soli punti riferimento, al di là delle partigianerie che hanno diviso il Paese negli ultimi mesi: "Il governo non si rivolgerà a quelli del Sì contro quelli del No, si rivolgerà a tutti i cittadini italiani, si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni" ha detto il premier guadagnandosi un applauso dell'emiciclo. Una presa di distanza dunque dalla "degenerazione" della politica, che deve tornare ad essere "il luogo del confronto dialettico, non dell'odio o della post-verità". Per Gentiloni "chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paura. Su questo è impegnato il governo e anche su questo chiediamo la fiducia". Fatta questa premessa metodologica, Gentiloni ha sgombrato il campo dal ballon d'essai sui tempi del suo esecutivo: "Lascio alla polemica politica il dibattito sulla durata del governo: il governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento, come dice la Costituzione". Ed ha poi risposto a chi parla di governo fotocopia, per lo meno per quel che riguarda il perimetro della maggioranza, perché rispetto al governo Renzi il "contesto è nuovo". Dunque se Gentiloni ha rivendicato "con orgoglio" il lavoro compiuto dal suo predecessore, a cui ha dato atto di aver mantenuto la parola data dimettendosi, ha anche auspicato che convergenze più ampie "possano maturare sui singoli provvedimenti". Delineati i confini, il profilo e il carattere del suo esecutivo, Gentiloni ha stilato il suo programma. Un programma che necessariamente non può avere lo stesso respiro di un programma di legislatura, avendo un limite già fissato, al netto di ogni variabile politica, al massimo nelle elezioni del 2018. "La prima priorità - ha detto il premier - è senz'altro l'intervento nelle zone colpite dal terremoto" dalla ricostruzione al programma a lungo termine chiamato "Casa Italia". "Avremo un'agenda di lavoro molto fitta". Poi la politica estera, cui si è dedicato in prima persona fino a ieri. Innanzitutto, quando giovedì giungerà a Bruxelles per il suo primo Consiglio Ue da presidente del Consiglio, Gentiloni spiegherà ai partner europei che la loro politica sui migranti "non è accettabile". Dopo ci saranno importanti appuntamenti per il Paese: tra alcune settimane l'Italia entrerà nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite e assumerà la presidenza di turno del G7". Passaggi da gestire con accortezza, in una fase delicata di passaggio per la transizione americana. "Approfitto per dire che siamo pronti a collaborare con quello che è da sempre il nostro partner principale, gli Stati Uniti, forti nella difesa dei nostri principi ma convinti sostenitori dell'Alleanza Atlantica". Secondo capitolo l'economia. Gentiloni si è mostrato cautamente ottimista. "L'Italia ha una economia forte non aperta a scorribande e che ha smentito chiaramente le prospettive di apocalisse" ha detto, per poi annunciare che sulle banche "il Governo e' pronto a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e i risparmi dei cittadini". In agenda ci sono poi il completamento "della riforma del lavoro e delle procedure sulle norme per l'anticipo pensionistico". E ancora "nuovo slancio" a tre riforme in corso: la riforma della PA, del processo penale e del libro bianco della difesa. Senza dimenticare i piani di Industria 4.0 e green economy. All'agenda delle priorità Gentiloni ha infine aggiunto "i problemi del lavoro dipendente e delle partite Iva, la parte disagiata della classe media". "E dobbiamo fare molto di più anche sul Mezzogiorno". Infine il tema di sempre, la legge elettorale. "Il confronto" sulla legge elettorale spetterà "alle Camere" e "il governo non sarà attore protagonista, spetta a voi la responsabilità di trovare intese efficaci" ha confermato Gentiloni. Questo non vuol dire che "il governo starà alla finestra, cerchera' di accompagnare e facilitare e anche sollecitare" un'intesa tra le forze politiche. Ma "questa sollecitudine non deriva dalla durata dell'esecutivo ma dalla consapevolezza che il nostro sistema ha bisogno di regole certe e applicabili con urgenza".