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Fassino agli Esteri, Boschi a casa Già iniziato il totonomi per il governo Gentiloni

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Ormai la strada è segnata. A meno di clamorose sorprese tra domani e lunedì il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella assegnerà a Paolo Gentiloni il mandato di formare un nuovo governo. Le quotazioni del ministro degli Esteri sono salite alle stelle dopo che ieri Matteo Renzi lo ha incontrato per ben due volte a Palazzo Chigi. E dopo che, sempre il premier dimissionario, ha incontrato Dario Franceschini.  Gentiloni, renziano della prima ora, sarebbe infatti gradito anche ad Areadem, la corrente franceschiniana che controlla la maggioranza dei gruppi parlamentari del Pd. Certo, il ministro dei Beni Culturali ha sperato per un po' di poter essere lui il successore dei Matteo, ma il suo nome è apparso da subito troppo divisivo, soprattutto all'interno dei Democratici. Così la scelta sarebbe caduta sul più "mite" Gentiloni. E in attesa che le voci di palazzo si trasformino in realtà, è già partito il totonomi su chi farà parte del nuovo esecutivo. In realtà l'impressione è che gran parte della squadra che ha guidato l'Italia in questi tre mesi verrà confermata. Di certo non ci saranno stravolgimenti nei ruoli chiave (Pier Carlo Padoan all'Economia), forse Franceschini potrebbe puntare ad un ruolo più "pesante" (magari vicepremier), di certo c'è che occorrerà riempire la casella lasciata libera da Gentiloni. Due i nomi in corsa per il ministero degli Esteri: Piero Fassino (anche lui esponente di Areadem) che alla Farnesina è già stato tra il 1996 e il 1998 come sottosegretario del governo Prodi (è stato anche ministro per il Commercio estero nel governo D'Alema) e Carlo Calenda, che Renzi ha spedito prima a Bruxelles a curare gli interessi italiani presso la Ue e poi richiamato in patria per affidargli il ministero dello Sviluppo Economico.  Ci sono poi quelli che sono già certi di perdere il proprio posto. Tra questi Maria Elena Boschi, madrina della riforma bocciata dal referendum che, proprio per questo, non può certo rimanere al proprio posto. Voci danno in uscita anche il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ma solo se serviranno posti da "distribuire" per garantire una maggioranza solida che consenta all'esecutivo sia di ottenere la fiducia, sia di portare a termine la sua missione, a tempo, senza eccessivi scossoni. In discesa anche Giuliano Poletti e Marianna Madia. Mentre Beatrice Lorenzin, pur non troppo gradita, difficilmente verrà mollata da Angelino Alfano (che punta ovviamente alla conferma del proprio posto) e Ncd.

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