IL FUTURO DELL'ITALIA

«Io, capo dei musulmani, al referendum costituzionale voto no»

«Sono personalmente contrario ad approvare questa riforma per tutta una serie di motivi che sono sia politici che di diritto costituzionale». Hamza Roberto Piccardo, convertito italiano all’Islam e promotore dell’Assemblea costituente islamica, rispetto al referendum ha le idee chiare. Perché è contrario alla riforma costituzionale? «Anche dal punto di vista del diritto, mi pare che ci siano una serie di incongruenze piuttosto importanti, come hanno detto in maniera molto autorevole costituzionalisti e padri della Costituzione. Inoltre, dal momento che non siamo riusciti ad applicare una buona parte dei principi costituzionali, pensare di cambiarla sinceramente mi sembra un passo indietro». Il partito, o movimento che rappresenta quindi è orientato verso il «no»? «Non posso dirlo, perché avrei bisogno di fare una consultazione con tutto il comitato, una specie di exit pool ante litteram. Io rappresento la mia posizione personale». I musulmani con cittadinanza italiana cosa pensano del referendum? «Non riescono a capire neanche di cosa si tratta, è qualcosa di assolutamente estraneo alla loro cultura». Qualcuno andrà a votare? «Qualcuno voterà, magari in base a quello che gli ha detto qualcuno, un capobastone che è per il sì o per il no e quindi dirà "vota come ti dico io che non sbagli". In realtà non sono tanti quelli che andranno a votare. Sono circa 300 mila gli aventi diritto, una goccia. Noi (come assemblea costituente, ndr) non assumiamo posizioni proprio perché all’interno ci saranno persone d’accordo e altre no, sarebbe ingiusto da parte mia dare un’inclinazione piuttosto che un’altra». L’assemblea costituente islamica quindi cos’è? «Non è un partito. Noi cerchiamo di organizzare uno strumento che è appunto un’assemblea costituente, proprio con la stessa logica dell’assemblea costituente che, in Italia dopo il ’45 con all’interno forze diverse sia da un punto di vista politico che ideologico, tutti quanti insieme hanno creato questo splendido strumento che è la Costituzione repubblicana. Quella che oggi si vuole cambiare. Noi siamo un comitato promotore dell’assemblea costituente, uno strumento tecnico che servirà solo ed esclusivamente ad arrivare all’elezione di questi rappresentanti, perché in realtà noi ( musulmani, ndr) non abbiamo una rappresentanza democraticamente realizzata». Questa assemblea è stata già fondata? Quanti sono i fondatori? Tutti musulmani? «Abbiamo costituito il comitato promotore, composto da 24 persone, tutti musulmani. Quasi tutti cittadini italiani e la maggior parte cittadini italiani autoctoni». Quindi convertiti italiani come lei? «Sì, convertiti per capirci». Passando alla questione delle moschee non autorizzate, cosa pensa di quelle chiuse a Roma? «Noi riteniamo che non sia possibile, in nome di un piccolo regolamento, negare una grande libertà. C’è una gerarchia nella leggi: al primo posto c’è la Costituzione, poi ci sono le leggi civili e penali e poi ci sono i regolamenti amministrativi. Bisogna che questi ultimi siano in qualche maniera consoni ai principi generali. Mi rendo conto che ci sono una serie di violazioni ai regolamenti. Però il problema è che a noi le moschee non ce le fanno fare. I Comuni dovrebbero avere delle aree, strutturare i loro regolamenti e i loro piani. Però questo in futuro, adesso ci vuole una sanatoria di tutto quello che c’è, dando 3 o 5 anni di tempo per mettersi a posto dando la possibilità di istituire un luogo, ma non fuori dal Gra. Il luogo di culto deve insistere dove c’è la comunità. Non si può chiudere e basta. Questo va contro l’interesse dell’ordine pubblico e verso la radicalizzazione, che è quello che non vogliamo».