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Scontro alla Camera sul ddl taglia-stipendi dei parlamentari

Roberta Lombardi (M5s) madrina della proposta di legge

La discussione sulla proposta del M5s di dimezzare le indennità approda in Aula. Maggioranza pronta a chiedere il rinvio in commissione Affari costituzionali per "vizio di forma"

Silvia Sfregola
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Tagliare lo stipendio ai parlamentari e fissarlo a 5mila euro al mese. Questo il cuore della proposta di legge del Movimento 5 Stelle, che è approdata oggi nell'aula della Camera ma la sua vita si preannuncia già breve. La battaglia praticamente già anticipata ieri tra il botta e risposta tra il premier Matteo Renzi e Luigi Di Maio, si consumerà tra domani e mercoledì mattina con la maggioranza pronta a chiedere il rinvio in commissione Affari costituzionali per "vizio di forma". In sostanza il provvedimento a firma Roberta Lombardi è approdato nell'emiciclo di Montecitorio senza mandato del relatore e senza che siano stati discussi emendamenti. Motivo per cui il presidente della commissione, Andrea Mazziotti, o un capogruppo ne richiederà nuovamente l'esame. Domani resta comunque la giornata più importante per il provvedimento che vede in prima fila a sua difesa proprio il leader di M5S, Beppe Grillo. Quella del taglio alle indennità dei parlamentari è infatti una delle battaglie simbolo dei pentastellati e per questo il comico genovese sarà domani in aula, seduto nella tribuna tra i cittadini, mentre fuori un gruppo di deputati grillini si riunirà con militanti per un sit-in a sostegno della proposta di legge. Oggi, mentre il dibattito in aula è stato tiepido, con qualche scaramuccia tra Pd e M5S, tra numerosi banchi vuoti, sui social è stato proprio Grillo ad aprire le danze dei botta e risposta. "Nessun parlamentare morirà di fame o stenti - scrive sul suo blog -. Avranno tutti uno stipendio adeguato al loro lavoro e non un compenso d'oro alla faccia di chi non arriva a fine mese. Il risparmio previsto è 61 milioni dagli stipendi e 26 milioni dalle spese telefoniche e di viaggio. In totale 87 milioni di euro più il valore incommensurabile di un gesto per riavvicinare la classe politica ai cittadini, i veri datori di lavoro di tutti i deputati e senatori". Poi l'affondo "chi voterà contro questa legge lo farà per egoismo, per tenersi i suoi privilegi, per tenersi i suoi soldi. Nulla vi è dovuto e il vostro non è uno stipendio, ma un privilegio inaccettabile: avete gli stipendi parlamentari più alti di tutta Europa nel Paese europeo che più di tutti soffre la crisi e la disoccupazione e nell'unico insieme alla Grecia in cui non esiste un Reddito di Cittadinanza". Indennità dei parlamentari Attualmente l'importo netto mensile dell'indennità dei deputati è pari a 5.246,97 euro, al lordo delle imposte sui redditi e delle addizionali regionali e comunali (per i deputati che svolgono un'attività lavorativa per la quale percepiscano un reddito eguale o superiore al 15 per cento dell'indennità parlamentare, l'importo della medesima è ulteriormente ridotto a 5.007,36 euro). La presente proposta di legge fissa a 5.000 euro, al lordo delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali e assistenziali, lo stipendio per dodici mensilità. Inoltre, ai membri del Parlamento non è riconosciuta alcuna indennità aggiuntiva, emolumento o rimborso di spese, per lo svolgimento di altri incarichi interni alla Camera di appartenenza. Rimborsi di spesa La proposta di legge interviene sulla disciplina delle somme corrisposte ai parlamentari a titolo di rimborso delle spese di soggiorno, di viaggio e di alloggio a Roma. Al momento la legge prevede che gli Uffici di Presidenza delle due Camere determinino l'ammontare della diaria sulla base di quindici giorni di presenza per ogni mese e in misura non superiore all'indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate. La modifica proposta è volta a ricondurre in maniera diretta l'istituto della diaria alla sua natura di rimborso di spese; il riconoscimento del rimborso per le spese sostenute per l'alloggio viene pertanto limitato ai parlamentari non residenti nel comune di Roma; inoltre, i rimborsi, oggi attribuiti in misura forfetaria, potranno essere erogati soltanto per le spese effettivamente sostenute e documentate. È fissato comunque un limite massimo all'entità del rimborso complessivo, pari a 3.500 euro mensili. L'articolo 3 stabilisce, inoltre, l'importo complessivo, pari a 3.690 euro mensili, attribuito ai parlamentari per l'esercizio del mandato rappresentativo e per potersi avvalere di consulenti e collaboratori. Indennità su cessazione mandato Con l'articolo 5 si provvede ad abolire l'istituto dell'assegno di fine mandato (pari all'80 per cento dell'importo mensile lordo dell'indennità per ogni anno di mandato effettivo o frazione non inferiore ai sei mesi), mentre per i componenti del Parlamento si introduce un'indennità per la cessazione del mandato, il cui calcolo è informato alla disciplina prevista per il trattamento di fine rapporto spettante ai lavoratori dipendenti. Sistema previdenziale L'articolo 6 recepisce a livello legislativo le delibere del dicembre 2011 e gennaio 2012 con cui l'Ufficio di Presidenza della Camera ha superato l'istituto dell'assegno vitalizio; la norma, infatti, disciplina il sistema previdenziale applicabile ai membri del Parlamento: esso è basato sul metodo di calcolo contributivo, sostanzialmente analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti. Inoltre, il diritto alla pensione matura al compimento del sessantacinquesimo anno di età ed è condizionato all'esercizio del mandato parlamentare per almeno cinque anni effettivi. A tal fine, i parlamentari sono assoggettati d'ufficio al versamento di un contributo pari all'8,80 per cento dell'indennità lorda. La norma prevede inoltre la sospensione del pagamento della pensione qualora il parlamentare sia rieletto al Parlamento nazionale, sia eletto membro del Parlamento europeo spettante all'Italia o componente di un consiglio regionale ovvero sia nominato componente del Governo nazionale, assessore regionale o titolare di incarico istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevede l'incompatibilità con il mandato parlamentare. La sospensione è inoltre prevista in caso di nomina ad incarico per il quale la legge ordinaria prevede l'incompatibilità con il mandato parlamentare, dove l'importo della relativa indennità sia superiore al 50 per cento dell'indennità parlamentare. Tale regime di sospensioni costituisce una deroga rispetto alla normativa generale, nell'ambito della quale le ipotesi di divieto di cumulo della pensione con altri redditi sono state ormai abolite. Maternità e paternità L'articolo 7 estende ai membri del Parlamento la disciplina prevista dal testo unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità secondo quanto è stabilito per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti e loro assimilati. Trasparenza L'articolo 8 impone obblighi di trasparenza sui redditi e sulle spese dei parlamentari e introduce una serie di sanzioni in caso di accertate irregolarità. In particolare, nella pagina personale di ciascun membro del Parlamento, all'interno del sito internet della Camera di appartenenza, sono pubblicati, con aggiornamenti bimestrali: il complesso delle indennità riconosciute al membro del Parlamento; il numero dei giorni per i quali, nel corso del bimestre, il parlamentare è risultato presente alle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni e ha ottenuto il riconoscimento del rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio; l'estratto del conto della carta di credito emessa per il pagamento delle spese di soggiorno, viaggio e alloggio da parte dei parlamentari; i rendiconti delle spese sostenute per l'esercizio del mandato rappresentativo e per i collaboratori. In caso di irregolarità, l'Ufficio di Presidenza della Camera di appartenenza sottopone la rendicontazione delle spese del parlamentare interessato alla verifica da parte della Corte dei conti, in ordine al corretto utilizzo delle somme assegnate; al termine dell'esame, ove risultino irregolarità, applica una sanzione compresa tra il doppio e il quadruplo delle somme che risultino indebitamente imputate a carico dei fondi messi a disposizione del parlamentare.

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