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A casa Renzi tre mutui da ottocentomila euro

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L'inchiesta del settimanale Panorama. La famiglia del premier versa mensilmente 4.300 euro 

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Ottocentomila euro di mutui accesi dal premier e dalla sua famiglia: mentre l'italiano medio si barcamena con la crisi del credito Matteo Renzi ha ottenuto in modo agevolato una somma imponente. Tutto raccontato in un'inchiesta pubblicata da Panorama in edicola da questa mattina. Il settimanale diretto da Giorgio Mulè racconta il rapporto del premier, da privato cittadino, con gli istituti di credito. Rivela che tra l'ottobre 2004 e il novembre 2012 il non ancora premier (in quegli anni prima presidente della Provincia di Firenze e poi sindaco della città) ha acceso tre mutui su due immobili acquistati da lui o dalla sua famiglia, per un totale di quasi 800 mila euro. In due casi, a stipulare il contratto è la Cassa di risparmio di Firenze, e il funzionario che si presenta dal notaio è Renzo Renzi cugino del padre di Matteo. Nel terzo caso a erogare il mutuo è la Banca di credito cooperativo d'Impruneta, di cui è socio Marco Carrai, amico di Matteo Renzi. Nell'inchiesta di Panorama vengono ricostruiti nel dettaglio le modalità di concessione dei mutui, le condizioni della restituzione e le garanzie offerte per l'erogazione dei prestiti. In particolare, tra i dati emersi, Panorama ha accertato che la famiglia di Matteo Renzi, a fronte di un reddito da politico di circa 100 mila euro lordi annui, è impegnato mensilmente a restituire circa 4.300 euro (51.600 euro all'anno), pari alla somma delle tre rate dei mutui da saldare. La vicenda delle banche ha scatenato una bufera di polemiche, l'operato del governo è stato oggetto di forti critiche, Forza Italia ha depositato alla Camera una mozione di sfiducia. Lo ha dichiarato il capogruppo Renato Brunetta. Stessa cosa, spiega, dovrebbe avvenire al Senato, almeno è quanto «è emerso dal vertice ad Arcore tra Berlusconi, Salvini e Meloni». Accanto alla mozione di sfiducia, FI chiederà anche «i verbali dei due consigli dei ministri in cui sono stati varati i decreti sulle banche popolari e quello cosiddetto "salva banche"», spiega ancora Brunetta, «per verificare chi era presente alle riunioni e se c'è stato o meno conflitto di interessi». Quanto alla mozione di sfiducia contro il ministro Boschi dei 5 Stelle, Brunetta spiega che «FI valuterà se votarla o meno, molto dipenderà dalla calendarizzazione delle due mozioni, se in contemporanea, e quale sarà votata prima». Alla fine Berlusconi annuncerà che FI non la voterà. L'aula della Camera si occuperà domani dalle 9 delle mozioni di sfiducia delle opposizioni. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il 5 Stelle Luigi Di Maio aveva attaccato duramente la Boschi. «Si è verificato un conflitto di interesse enorme nell'ultimo anno, perché tre decreti del Governo intervengono sulla banca della famiglia Boschi», ha affermato Di Maio: «Il primo sulle banche popolari che ha fatto schizzare il valore delle azioni, il secondo, che ha salvato la banca dal fallimento, ha azzerato i risparmi di migliaia di persone e il terzo salva il padre del ministro Boschi da ogni responsabilità, perché la Banca d'Italia è in conflitto di interesse in questa vicenda ed è improbabile che vorrà fare un'azione di responsabilità contro un banchiere coinvolto».

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