Il pasdaran de ’noantri da «Action» al Campidoglio
Leader dei Movimenti per la casa, ex tuta bianca, «disobbediente» e politico «antagonista». Nel 2013 è stato il primo ad essere dichiarato «non proclamabile», in base alla legge Severino, a causa di una «incandidabilità accertata» dovuta ad una condanna per scontri di piazza. Una vita dedicata alle occupazioni di immobili, collezionando denunce su denunce. Si è guadagnato il soprannome di «Tarzan» grazie alla capacità di arrampicarsi anche in caso di «presa» degli edifici da adibire ad abitazioni abusive. Un «pasdaran», un «guardiano della rivoluzione», quindi, come l’altro leader dei Movimenti per la casa e suo compagno di lotte, Paolo Di Vetta, che ha fatto della «disobbedienza» uno dei suoi cavalli di battaglia. Nel 2011, da consigliere comunale capogruppo di Roma in Action, a proposito della revoca dell'autorizzazione arrivata dalla Questura nei confronti di un corteo che si sarebbe dovuto svolgere l'11 dicembre, ha dichiarato: «L'invito è sempre quello di disobbedire a chi vuole imbavagliare il dissenso ed il malcontento, o a chi che preferisce ubriacare le menti con il commercio compulsivo piuttosto che agevolare ed incentivare l'espressione del libero pensiero». Andrea Alzetta, 47 anni di Roma, da qualcuno è stato definito un «teorico delle occupazioni» e ad un certo punto, avendo forse perso tutti i punti di riferimento all’interno delle istituzioni capitoline per l’emergenza abitativa, ha scelto come referente niente di meno che Papa Francesco. Durante la sua militanza in «Action», una delle sigle che nella Capitale gestiscono le occupazioni, ha firmato numerose «azioni» e partecipato a manifestazioni ponendosi come antagonista di un sistema che vorrebbe garantire casa e reddito per tutti. E mentre collezionava denunce per violazione di domicilio, invasione e devastazione di edifici, occupazione abusiva, resistenza a pubblico ufficiale e blocchi stradali, nel 2008 è arrivato il salto di qualità con l’elezione a consigliere in Campidoglio, entrando a far parte di quell’establishment che ha sempre detto di combattere. Sempre presente ai blitz messi in campo dalle sigle legate alle occupazioni abusive, nel 2013 si è ricandidato alle elezioni comunali di Roma ottenendo ben 1700 preferenze. La scure della legge Severino, però, stava per abbattersi su di lui mettendolo di fatto fuori dall'Assemblea capitolina. Un duro colpo per Tarzan, che fece subito ricorso al Tar. Il tribunale amministrativo, però, ha respinto la richiesta di annullamento dell'atto di proclamazione degli eletti alle elezioni durante il quale è stata dichiarata la sua incandidabilità. Il suo nome, poi, è comparso anche nelle vicende di Mafia Capitale quando in alcune intercettazioni del 2014 quando Salvatore Buzzi e Massimo Carminati avevano deciso di contattare l'ex consigliere comunale per chiedergli, previo pagamento, la resistenza allo sgombero di un palazzo su via Tuscolana.