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Ecco chi si contende il "bottino" di An

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Sale la tensione in vista dell'assemblea della Fondazione. Decisivi i tanti "cani sciolti" IL "PONTIERE" La Russa: "Pronta la mozione che eviterà lo scontro" - GLI "SCHIERAMENTI" IN CAMPO

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Sarà una sfida all'ultimo voto dall'esito imprevedibile. A 48 ore dalla seconda assemblea degli iscritti alla Fondazione Alleanza Nazionale, quella in cui si deciderà il destino del patrimonio dell'ente, la tensione è altissima. I contatti per evitare lo scontro frontale tra chi invoca un impegno politico concreto della Fondazione e chi invece vorrebbe confinarla a un ruolo esclusivamente culturale sono serrati. Ma al momento l'intesa non c'è e l'appuntamento di sabato e domenica all'Hotel Midas di Roma, sulla via Aurelia, rischia di trasformarsi in una sorta di congresso infuocato.     GLI SCHIERAMENTI Ad oggi la principale mozione presentata è quella cosiddetta «dei quarantenni», che auspica la nascita di un'associazione che catalizzi le varie anime disperse della destra per favorire, in futuro, la nascita di un partito unico. Favorevoli la corrente che fa riferimento a Gianni Alemanno e quella che ancora si riconosce in Gianfranco Fini. Contrari, invece, i «forzitalioti» Maurizio Gasparri e Altero Matteoli e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Per i primi, l'utilizzo «politico» del patrimonio dell'ente aprirebbe infiniti contenziosi legali, per la seconda il partito unico della destra c'è già ed è, appunto, FdI-An.     LE MEDIAZIONI In realtà la suddetta mozione sarà superata già oggi. I sei «quarantenni» (Sabina Bonelli, Michele Facci, Fausto Orsomarso, Andrea Santoro, Gianluca Vignale e Alessandro Urzì) a Palazzo Wedekind, sede de Il Tempo, ne presenteranno una riveduta e corretta. In particolare, si sottolineerà che l'idea dei firmatari non è creare un partito parallelo a Fratelli d'Italia ma solo un'associazione che raduni più militanti possibile per poi dar vita a un nuovo partito con FdI-An. Inoltre, si spiegherà che a tal fine non si vuole utilizzare l'intero patrimonio della Fondazione ma solo una minima parte (il 10% o anche meno) per far partire l'associazione. Per svelenire il clima è intervenuto anche Alemanno, che riserva un plauso alla proposta del direttore de Il Tempo Gian Marco Chiocci (trasformare gli immobili della Fondazione in «case degli italiani» per arginare l'emergenza abitativa e sostenere con la liquidità progetti imprenditoriali di under 35): «Le iniziatve sociali e culturali sono fondamentali per dare forza e credibilità alle idee di destra - ha spiegato l'ex sindaco di Roma - ma questo non basta, è necessario anche creare un'associazione di aggregazione politica che permetta a tutti coloro che si sentono di destra di ritrovarsi in una casa comune». Anche l'altro fronte è in movimento. In queste ore è attivissimo il canale tra gasparriani e meloniani per fare fronte comune all'assemblea. Il compromesso sarebbe quello di lasciare ancora il simbolo di An a Fratelli d'Italia e contestualmente mantenere il ruolo esclusivamente culturale della Fondazione. Infine c'è Ignazio La Russa, schierato con Giorgia Meloni ma al lavoro per favorire un accordo tra le parti. La stessa Meloni, ad Atreju, ha annunciato un futuro congresso di Fratelli d'Italia per allargare il partito alle anime della destra finora escluse. Ma l'apertura ha lasciato «tiepidi» i quarantenni.     I NUMERI Cosa accadrebbe se si andasse allo scontro frontale? Finirebbe probabilmente con un testa a testa. Ieri Il Tempo ha scandagliato tutti i nomi dei big attualmente iscritti alla Fondazione. Sui circa 120 analizzati, la bilancia è sostanzialmente in parità. Una cinquantina con Alemanno e i finiani, altrettanti con Gasparri e la Meloni. Ma potrebbero rivelarsi determinanti i «cani sciolti». Personaggi iscritti alla Fondazione ma ormai slegati da ogni appartenenza. Chi sarà stato più abile a reclutarli? Difficile saperlo, l'unica certezza è che in queste ore è in corso una campagna elettorale serrata.     IL QUORUM L'incognita più grande resta il numero dei presenti. C'è, ad esempio, chi si è già chiamato fuori, come la componente ex An oggi in Ncd. E anche sul totale degli iscritti regna l'incertezza. C'è chi parla di novecento, chi di poco più di settecento. Di certo c'è che, fino a qualche giorno fa, si erano messi in regola col pagamento delle quote arretrate solo tra i tre e i quattrocento. Negli ultimi giorni è partita la corsa per versare il dovuto. Alla fine gli aventi diritto potrebbero essere cinque-seicento. Per approvare una mozione serve la maggioranza assoluta dei partecipanti: a decidere il destino dei 180 milioni di euro di patrimonio (liquido e immobiliare) della Fondazione potrebbero essere anche meno di 270 iscritti, a fronte dei milioni di militanti della vecchia An. Certamente un paradosso.     I LAVORI L'appuntamento è per le 15 di sabato all'hotel Midas, quando partirà la discussione, ma il tempo per accordarsi su una mozione unitaria ci sarà fino a domenica, quando sono previste le votazioni. Nell'ultima assemblea dell'ente, due anni fa, volarono insulti, spintoni e minacce di azioni legali. Ma allora si discuteva solo del simbolo. Oggi c'è in ballo molto di più.

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