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In carcere il presidente Mauro Balini e tre presunti complici L'accusa: per arricchirsi hanno portato la società al fallimento

Fabio Di Chio [email protected] Da Mafia Capitale a Criminalità spa. È un maremoto quello che si è abbattuto sul litorale romano. Figurano politica della prima inchiesta e tira fuori legami...

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Da Mafia Capitale a Criminalità spa. È un maremoto quello che si è abbattuto sul litorale romano. Figurano politica della prima inchiesta e tira fuori legami presunti tra mondo legale e illegale. Chi è travolto è il numero uno dell'economia locale, sospettato di aver anche gestito i soldi della mala. Si tratta di Mauro Balini, colpito da ordinanza di custodia cautelare assieme all'avvocato Sergio Capograssi e altri due presunti complici, Massimo Amicucci ed Edoardo Sodano. Procura di Roma e Guardia di finanza li accusano di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni di utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori. Altre nove persone sono indagate. Hanno evitato la cella perché non sono state pizzicate a commettere i reati ipotizzati. In pratica, i fatti contestati non sono "attuali" (regalo della riforma cautelare voluta dal governo Renzi). Sequestrati oltre 1.300 beni demaniali (posti barca, parcheggi, strutture amministrative e commerciali, aree portuali) e anche uno splendido catamarano. Un tesoro del valore complessivo di circa 400 milioni di euro, ai quali vanno sommati circa altri 100 che sarebbero stati sottratti al fisco. La storia scritta sin qui ha due trame. La prima, alla quale si è risaliti grazie alla denuncia presentata della banca tedesca Pbb. Agli inizi la società Ati spa (Attività turistiche imprenditoriali) ottiene dalla Regione Lazio la concessione demaniale per 50 anni del suolo dove sorgerà il porto e anche l'ok per lo sfruttamento dell'area dove costruire posti barca, negozi e altri beni. La grande anima di tutto è Mauro Balini. Però le cose cambiano. Magistrati (il procuratore aggiunto Nello Rossi) e Nucleo di polizia tributaria della Finanza dicono che l'imprenditore avrebbe cominciato a svuotare l'Ati. E ci sarebbe riuscito attraverso società incorporate nella spa veicolo di operazioni economiche spericolate. Secondo la ricostruzione, la Cnr srl di Balini (fusa nell'Ati) ottiene il finanziamento di oltre 31 milioni dall'istituto di Berlino. Dice che i soldi serviranno per Porto turistico di Ostia e Centro Habitat Mediterraneo. Però, avendo avuto il denaro sostiene che va lui considerato creditore dell'Ati. Per cui la società deve ripagarlo. Secondo gli investigatori, a questo punto però sarebbero cominciate a fioccare fatture false, da Ati srl, Cnr e Porto di Roma srl. Mentre la banca tedesca avrebbe visto solo sei milioni di euro della somma concessa. L'operazione di rosicchiamento dell'Ati riesce sempre meglio. Su richiesta, nel 2008 la Regione permette la voltura dell'area e diritto di concessione alla Porto turistico di Roma. Nell'aprile 2013 l'Ati fallisce e la srl ottiene la concessione dell'ampliamento e altri 18 anni di concessione demaniale. Travaso riuscito. La seconda sceneggiatura della vicenda la scrive nell'ordinanza il gip Maria Grazia Giammarinaro: «Tenuto conto dei collegamenti tra Balini e Cleto Di Maria, coinvolto nell'operazione Nuova Alba, nonché degli incontri periodici tra Balini e la moglie di Roberto Giordani (arrestato per la gambizzazione di Vito Triassi nel 2007), si può palesamente ritenere che Balini sia il gestore delle attività economiche e finanziarie facenti capo ad una delle strutture criminali insediate nel territorio di Ostia, e che costituisca anzi il terminale apparentemente legale di quegli interessi criminali».

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