Matacena: «Ho le prove dei conti, non sono Igor Marini»

«C’è qualcun altro oltre me che è in possesso dei numeri dei conti correnti svizzeri, qualcuno che vive in Italia». Dopo il polverone innescato dalle sue rivelazioni sui «tre importanti esponenti della sinistra italiana» che avrebbero ricevuto tangenti nell’affare Telekom Serbia depositate nei forzieri elvetici Amedeo Matacena risponde da Dubai alle accuse di chi lo paragona a Igor Marini, e accosta le sue rivelazioni a quelle - rivelatesi del tutto infondate - del faccendiere svizzero che parlò di mazzette a esponenti del centrosinistra tra cui Romano Prodi per quella vicenda. Perché se aveva informazioni così importanti non le ha mai messe a disposizione della magistratura? «Avendo già una condizione difficile, non avevo intenzione di aggravarla con la consegna di queste cose, mi avrebbero ulteriormente aggredito. Anche perché la mia condanna (per concorso esterno in associazione mafiosa ndr.) è una condanna che deriva proprio dal mio impegno politico. Ma nel momento in cui Mattiello (il deputato del Pd che fa parte della Commissione Antimafia e chiede da tempo che Matacena venga fatto rintrare nel nostro Paese dalla sua latitanza, ndr.) esce fuori dicendo che esiste per me e la mia famiglia un problema di incolumità, l’unica cosa che mi viene in mente possa essere legata alla mia incolumità è che sono a conoscenza di questi conti correnti, io non vedo altri motivi. Vorrei sapere perché la commissione antimafia vede dei problemi per mia incolumità». Non pensa che i pericoli possano piuttosto avere a che fare con le ragioni della condanna che l’ha resa latitante? «Io non sono mafioso, la mia condanna è una aberrazione giuridica e dettata da un complotto che sottoporrò al presidente della Repubblica dopo il pronunciamento della corte europea». Ma chi sono questi «altri» che oltre a lei conoscono i numeri dei conti in Svizzera? «In questo momento essendo a rischio la mia famiglia io ritengo di non dover dare ulteriori informazioni su questo argomento. Non credo che nessun giornalista voglia avermi sulla coscienza. Però c’è qualcun altro che questi numeri li ha. Qualcuno che è in Italia». Secondo un collaboratore di giustizia ed ex ’ndranghetista, lei partecipò nel 1991 a un vertice della mafia a San Luca, nella Locride, dove c’era anche Giovanni Di Stefano, amico dell’ex presidente Milosevic, autore a suo tempo di alcune importanti rivelazioni sull’acquisto della compagnia di telecomunicazioni slava da parte di Telecom. Lo ha scritto in un libro del 2003 il radicale Giulio Manfredi. Conosce Di Stefano? Ha avuto informazioni da lui? «Non lo conosco e non ho partecipato a nessun summit. Ho già dato mandato ai miei avvocati di verificare tutte le condizioni per denunciare chi ha scritto quel libro e chi ha detto che io ero a quel summit. Quel pentito è stato dichiarato inattendibile in tutte le sue dichiarazioni. È solo un’altra occasione per rimestare del fango nei miei confronti». Conosce l’ex parlamentare di An Giulio Antonio La Starza, l'uomo che nell’aprile del ’97 ospitò sui suoi velivoli la delegazione di Telecom Italia diretta a Belgrado per trattare con i serbi e disse di aver incontrato Di Stefano in albergo a Belgrado? «Non l’ho mai sentito nominare. Non lo conosco, credo che nemmeno siamo stati parlamentari assieme, perché il nome proprio non me lo ricordo». In Italia le sue parole sono state accolte con scetticismo. Sul caso Telekom Serbia, in quanto a rivelazioni infondate, il nostro Paese ha già visto di tutto. «È un problema di chi pensa cose del genere, non mio. Ci sono delle cose che mi sono state riferite nel momento in cui mi sono stati dati quei numeri. Il mio è l’atteggiamento di una persona che è stata posta di fronte al rischio di una incolumità personale. Io non collego il rischio a persone specifiche, ma al possesso di alcuni conti. Se poi Mattiello, spalleggiato da Fava, in commissione d’inchiesta ha detto delle fesserie abbia il coraggio che ha avuto Scajola di dire che hanno sbagliato. Ho appena firmato all’avvocato la denuncia per Mattiello su tutti gli articoli che sono stati pubblicati. Un parlamentare non può permettersi di dire tutta una serie di falsità e schiocchezze». Come campa ora a Dubai, visto che ha detto di non poter più nemmeno fare il maitre? «Vivo con risorse personali che già avevo. Ora forse andrò a fare il manager di alcun ristoranti in caso di apertura».