Mannino: «Io e Mattarella contro Ciancimino Sergio porta anche Piersanti al Colle»
L'ex ministro Dc, come Sergio, si dimise dal governo Andreotti in polemica con l'approvazione della legge Mammì
Siciliano, una vita nella Democrazia Cristiana, anche lui si dimise da ministro del sesto governo Andreotti in polemica per il via libera alla legge Mammì. Era molto vicino a Piersanti Mattarella, il fratello del neopresidente della Repubblica, ucciso dalla mafia. Ora è soddisfatto, Calogero Mannino. Conosce le strade della politica, spiega la scelta del premier Renzi e tratteggia il futuro di un Paese che, ne è sicuro il quattro volte ministro, avrà «un risveglio». Onorevole Mannino, apprezza il «capolavoro» politico di Renzi? «I francesi chiamavano Mitterand "il fiorentino". Diciamo che Renzi ha reso onore al suo maestro, Machiavelli. Il premier ha realizzato un preciso disegno politico, per questo ha scelto Sergio Mattarella per il Quirinale». Dice che Mattarella era il perfetto Capo dello Stato nel quadro politico immaginato dal premier? «Renzi ha scelto di lavorare a una riforma minimale della Costituzione italiana, che punta a dare centralità al governo, come succede in Germania. Di conseguenza ha puntato su un presidente della Repubblica di garanzia». Perché non c'è mai stato un presidente siciliano? «Dopo Mario Scelba la classe politica non ha espresso un leader che potesse essere candidabile ai vertici del Paese». Lei era molto vicino a Piersanti, il fratello di Mattarella. È contento adesso? «Sì. Per me è come se fosse stato eletto lui. È la vittoria morale del senso politico che ha avuto l'impegno di Piersanti. Ovviamente questo non toglie nulla ai meriti di Sergio». Peraltro fu lei, con Mattarella e altri, a mettere fuori dal congresso Dc del 1983 ad Agrigento Vito Ciancimino. «Di quel congresso il figlio di Ciancimino scrive nel suo libro: "Capii allora che mio padre poteva essere arrestato da un momento all'altro". È brutto dirlo così ma senza quel congresso non ci sarebbe stata la precondizione politica che rese possibile il maxiprocesso». Anche lei si dimise, come Mattarella, contro la legge Mammì. Saranno difficili i rapporti del nuovo Capo dello Stato con Berlusconi? «Ho visto che Mattarella l'ha invitato al Quirinale. Non c'è spazio per la politica del risentimento». Che presidente sarà Mattarella? «Già è tutto annunciato. Avrà uno stile severo, garante della Costituzione e delle sue condizioni politiche, a favore dell'Europa e per l'alleanza con gli Stati Uniti e un'attenzione per Israele. Non sarà un semplice notaio». Perché tutti i candidati al Quirinale sono stati esponenti della prima Repubblica? «È stata una grande esperienza politica e democratica, dove si è addestrata un'ottima classe dirigente». È ottimista per il futuro? «Sono convinto che le cose si rimetteranno in movimento. Ci sarà un risveglio».