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Casini, il sempre candidato che i cattolici sognano

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Sogna la scalata già dal 2006. Adesso ci prova

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Forse è stato il sogno che ha coltivato più a lungo: la presidenza della Repubblica. Pier Ferdinando Casini ha lavorato a lungo e in gran silenzio per preparare la sua candidatura. Già nel 2006, qaundo venne eletto per la prima volta Giorgio Napolitano, il leader dell'Udc era in corsa. Aveva da poco varcato la soglia dei cinquanta anni, necessaria per essere candidabile per il Colle. Ma la verità è che Casini è presidente ormai dal 2001, almeno nelle istituzioni. E da allora non è più riuscito a scendere di gradino. È rimasto presidente nell'animo. Al punto che quando tornò al partito, si fece nominare appunto "presidente" dell'Udc. E quando è finito nel 2013 al Senato, volle la guida della commissione Esteri, per accentuare il suo profilo autenticamente istituzionale. Due anni fa, dopo aver messo su Scelta civica ed essere entrato in Parlamento per il ortto della cuffia, fu costretto a rimenere nascosto. Non era nelle condizioni di avanzare una sua candidatura visto che la coalizione centrista portava in prima battuta Mario Monti. Poi si ritrovò a sostenere Annamaria Cancellieri ma se solo ci fosse stata qualche reale possibilità per ottenere il Colle, avrebbe potuto schierarePaola Severino. Stavolta l'ombra del governo Monti non c'è più e Casini se la può giocare. Ha il sostegno dell'Udc, o meglio quel che resta del suo partito, e di Ncd, che disperatamente cerca di entrare in partita visto che Alfano è sempre più schiacciato dal patto del Nazareno, che coinvolge i due "colossi", Pd e Forza Italia. Al momento le probabilità che Casini ce la faccia sono davvero scarse. Ma allo stesso tempo sa che quella del Quirinale è una partita complessa. Il suo padrino politico, Arnaldo Forlani, ci arrivò a un passo nel maggio del 1992, dopo un duro duello tra lui e Giulio Andreotti. Finì che Forlani non passò per un pugno di voti, meno di trenta. Poi arrivò la strage di Capaci, in cui morì il giudice Falcone, e spuntò la candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, che fino al quel momento aveva escluso qualunque sua scesa in campo.

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