Scompare con Pertini il presidente più amato
La morte l'ha colto nel sonno a 94 anni Oggi la cremazione, cittadini in lacrime
ROMA - Il «Grande vecchio» della Repubblica è morto. Sandro Pertini se ne è andato in silenzio, in una notte nebbiosa di primavera anticipata. E poiché di funerali, soprattutto delle implicazioni di certi funerali «eccellenti» se ne intendeva, perché a troppi era stato costretto a partecipare nel corso della sua presidenza, ha voluto per testamento che una sola autorità dello Stato si accostasse al suo capezzale, quella suprema: il Presidente della Repubblica. A tutte le altre, perfino agli amici degli anni terribili, come Giuliano Vassalli, come Antonello Trombadori, ai compagni di partito, da morto, Pertini ha preferito negarsi. Custode di questa volontà la sua compagna di vita, Carla Voltolina, rimastagli a fianco fino all'ultimo momento. «In armonia con le ultime volontà espresse da Sandro ha comunicato Umberto Voltolina, il fratello di Carla, tutto viene svolto in forma rigorosamente intima e riservata agli stretti familiari. In questo quadro e in adesione ai desideri di Sandro, mia sorella ha accolto la sola presenza del Capo dello Stato, presidente Cosiga, in quanto rappresentante di tutta la nazione.Sandro sarà sepolto accanto ai genitori, nel cimitero di Stella». Subito dopo un ricordo: «Citava sempre Shakespeare, Sandro, e diceva: dinanzi alla morte c'è soltanto il silenzio». L'età avanzata, 94 anni, non consentiva da qualche tempo a Pertini di scendere dall'appartamento che s'affaccia su Fontana di Trevi, al numero 86 della stessa piazza. Agli inizi di febbraio, poi, agli acciacchi tipici dell'età s'era aggiunta un brutta caduta. Eppure era sembrato in ripresa, il «grande vecchio». Sabato sera aveva consumato una cena leggera ed era andato a letto. Alle 20, ufficialmente, alle 22,30, secondo fonti ufficiose e attendibili, la signora Carla s'è accostata al letto per vedere se il marito avesse bisogno di qualcosa. Pertini era già spirato. «È stata una discesa graduale, dolce e priva di dolore - ha detto il professore Alberto Ugolini, medico personale di Pertini - Non ha sofferto, si è arreso agli anni. È rimasto lucido e sereno fino alla fine». Il primo ad essere avvertito è stato il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Poco dopo le 7,30 di domenica la notizia è stata comunicata ufficialmente all'agenzia ANSA e quindi diramata per radio. Alle 8 il Capo dello Stato era in piazza Fontana di Trevi. È salito a casa Pertini, si è intrattenuto mezzora, ha portato il cordoglio dello Stato alla signora Carla e al fratello Umberto, quindi è tornato al Quirinale. Da quel momento la casa è diventata tabù per tutti. Neppure il sindaco di Roma, Franco Carraro; il Ministro della Giustizia Giuliano Vassalli, che pure aveva liberato il «morituro» Pertini da Regina Coeli, nel 1943; Antonio Maccanico, per anni suo stretto collaboratore al Quirinale, hanno avuto il privilegio di rendergli omaggio. Spiegare a tutti che quella era la volontà di Sandro, è stato compito del generale Arnaldo Ferrara, consigliere militare di Cossiga. E sotto gli occhi di una folla muta che è andata via via crescendo fino a riempire l'intera piazza nel pomeriggio, i pochi esponenti politici respinti dal blocco ferreo davanti al portone, hanno «commemorato» Pertini. Il Sindaco Carraro ha sottolineato «la grande commozione mia e di tutti i romani». E ha aggiunto: «Pertini è stato un uomo straordinario sul plano umano e ha avuto un ruolo fondamentale nell'aiutare le istituzioni democratiche a superare momenti difficilissimi. Il modo migliore per onorario è seguire, sia pure da lontano, il suo esempio». Il ministro Vassalli ha lasciato un gran mazzo di garofani rossi e un messaggio per la signora Carla. Il Guardasigilli ha ricordato i «47 anni di amicizia fraterna che ci legavano dall'agosto del 1943 fino a oggi. L'ho sempre additato ai miei coetanei ma, anche ai giovani come esempio da seguire. Nella vita di Sandro tre 25 hanno avuto importanza: il 25 settembre, quando è nato, il 25 gennaio 1944, quando lo liberammo da Regina Coeli e ora questo 25 febbraio». E se Giorgio Napolitano, ministro degli esteri nel «governo-ombra» del PCI, ricorda di Pertini «l'impegno al rinsaldare il rapporto fra istituzioni e cittadini, l'impegno per Punità della sinistra», Antonello Trombadori commemora «Porta San Paolo, l'8 settembre del 1943» e aggiunge: «È il primo grande vecchio che mi appare immortale». Arriva una delegazione del PSI: Ugo Intini, Agostino Marianetti, Roberto Villetti, il direttore dell'Avanti in procinto di uscire in edizione straordinaria con un titolo a tutta pagina: «Ciao Sandro!» Anche per loro il portone del civico 86 è sbarrato. Non rimane che la commemorazione a braccio, con Intìni che parla del PSI «antico e moderno», dell'uomo «burbero e affettuoso» e Marianetti che scivola sull'aneddoto. Il vicepresidente della Corte Costituzionale Giovanni Conso, Giovanni Berlinguer, il senatore Roberto Cassola e altri esponenti politici s'avvicendano nel pomeriggio davanti a quel portone «protetto» da poliziotti e carabinieri. Sulle transenne preme gente arrivata da quartieri lontanissimi e popolari, ma anche da Rieti, da Viterbo. Da Firenze giungono vecchi con al collo il fazzoletto tricolore con scritto «CLN-Sezione Toscana». Con passo malfermo in piazza Fontana di Trevi s'affaccia anche un novantenne, Carlo Muscedda, ex compagno di prigionia di Pertini, nel «braccio tedesco» di Regina Coeli. «Era lui - dice - a incitare tutti a resistere. E così fu, fino alla liberazione». Per «l'uomo politico più pulito che abbiamo avuto», come lo definisce una signora già avanti negli anni, oggi l'ultimo viaggio verso Stella, il paese natale in provincia di Savona. Per sua espressa volontà, questa mattina il corpo di Pertini sarà cremato nel cimitero di Prima Porta. Le ceneri saranno poi trasferite in Liguria con l'aereo presidenziale e quindi saranno sepolte nella tomba di famiglia accanto ai genitori. LEO VALIANI LO RICORDA Lei conosceva bene Sandro Pertini?... «Siamo stati sempre amici dal '44 fino all' altro ieri. E desidero rendere omaggio anche alla sua compagna, Carla, che conobbi a Milano sul finire del 1944. Quando Pertini si fidanzò con lei, Carla era una staffetta partigiana, valorosissima, coraggiosissima. Ricordo che passammo insieme l'ultimo giorno del '44 e anche il primo del '45. È un ricordo felice in un momento che, in una Milano ancora occupata dai tedeschi, era per noi di grande dolore per le vittime che i nazisti mietevano ma altresì di grandi speranze». Quanti personaggi c'erano nello stesso uomo Sandro Pertini? «Era fondamentalmente un generoso. La generosità lo rendeva audace nelle battaglie. Ma si commuoveva anche davanti alle difficoltà. della gente, soprattutto della gente povera e indifesa. Basti pensare come assistette per due o tre notti di seguito alla tragedia di quel bambino caduto nel pozzo. Di questo episodio me ne parlava spesso. Mi telefonò allora varie volte. Me ne parlò anche dopo, perché questa. vicenda lo aveva commosso fino in fondo. Sapeva anche godere la vita. Amava la compagnia soprattutto di gente di popolo. Lo dimostrò assistendo alla partita in cui l'Italia vinse il campionato del mondo».