È rom il monopolio dei «ferrivecchi». Ecco il racket della raccolta abusiva
Sei milioni di tonnellate di metalli l'anno nelle mani dei nomadi
Battono il territorio, selezionano e rivendono: a Roma i nuovi «ferrovecchi» sono nomadi. Negli anni si sono imposti come anello forte della catena industriale del recupero di rottami metallici, ferro acciaio alluminio e rame. Dal cassonetto all'acciaieria: non è solo «rovistaggio» se pensiamo, stime dell'Airmet (associazione italiana recuperatori metalli), che su scala nazionale su un totale di circa 20 milioni di tonnellate di materiali recuperati in un anno quasi un terzo, 6 milioni, provengono dalla raccolta in forma ambulante e la Capitale, coi suoi 1.400 furgoni irregolari condotti nell'80% dei casi da rom, conferma il trend. IL FENOMENO Per dare un'idea della consistenza del fenomeno, un imprenditore del settore ha calcolato che, partendo da una raccolta media giornaliera di 40mila chili di materiali ferrosi, regolarizzare una settantina di questi operatori itineranti, in molti già assistiti dall'amministrazione all'interno dei campi attrezzati, tra sostituti d'imposta e trattenute annue potrebbe portare nelle casse comunali qualcosa cosa 14 milioni di euro l'anno. Col rame a 6 euro al chilo il mercato tira, del resto se c'è chi raccoglie evidentemente c'è chi compra pur in assenza di formulario (una sorta di carta di identità del prodotto). Dunque il problema si complica: in un sistema privo di regole si perdono non solo i flussi di soldi ma anche dei rifiuti, speciali e pericolosi compresi, che si spostano sul territorio senza alcun tipo di tracciabilità e, dunque, garanzie sulla provenienza. Che è anche il motivo per cui, da qualche mese, la polizia municipale ha intensificato i controlli. ROGHI TOSSICI Per mettere assieme i pezzi è sufficiente farsi un giro negli impianti di recupero di rottami metallici, per esempio alla Magliana, dove – non è un caso – i nomadi concentrano anche gli insediamenti abusivi. I produttori di materiali recuperabili, dal fabbro ai cantieri edili passando per le officine, «regalano» gli scarti per risparmiare sui costi di smaltimento o, capita, per evitare minacce; i furgoncini fuorilegge caricano e quindi rivendono, il prodotto così com'è oppure, casistica che si sta intensificando, «lavorato» nei campi rom, vedi il rame ripulito della plastica. Si aggiungono i rifiuti di provenienza furtiva, essendo di proprietà dell'Ama, raccolti direttamente dai cassonetti e trasferiti al campo base. Risultato: villaggi comunali soffocati dall'immondizia, roghi tossici e, in giro per Roma, decine e decine di discariche abusive. Il delegato della Municipale che, venerdì scorso, è intervenuto al convegno Airmet proprio sul tema del «conferimento di rifiuti metallici raccolti in forma ambulante» l'ha raccontata così: «Da quando, nel 2011, si sono intensificati i controlli sul disagio sociale, nomadi compresi, siamo incappati nell'aumento esponenziale delle situazioni di degrado ambientale: furgoni e camioncini con 20 euro caricano di tutto e quello che non serve, che non è remunerativo, lo abbandonano nel campo o per strada, sono talmente imprenditori che qualcuno nonostante i sussidi del Comune ha anche centinaia di migliaia di euro sui libretti». DISCARICHE Tra le ultime operazioni l'agente ha citato quella di inizio febbraio al villaggio attrezzato di via Candoni, sempre alla Magliana, reputato «non abitabile dalla stessa Asl»: la municipale ha sequestrato parte dei terreni limitrofi al campo, adibiti a discarica, eternit gomme e 87 tonnellate di rifiuti, e i camioncini degli imprenditori-assegnatari che, infatti, sono stati bloccati all'ingresso, complicando anche la circolazione dei mezzi del vicino deposito Atac. Fermando i furgoni, che in media guadagnano dai 250 ai 400 euro «puliti» al giorno smistando ferro, acciaio, alluminio e, più raramente, rame, si sono disturbate le linee di approvvigionamento, e qualcuno ha reagito. «Fatturavo 4 milioni di euro l'anno, ma da quando la municipale ci ha detto che non possiamo più acquistare da loro, abbiamo messo in cassa integrazione i dipendenti - racconta Marcello Bellachioma della Parabella autodemolizioni – Prima i romeni facevano gli autisti, hanno tutti la patente, poi hanno visto che si potevano fare un bel po' di soldi e si sono messi in proprio». In azienda i materiali entravano nel deposito accompagnati da autofatturazione, «noi questi soggetti li identificavamo tutti anche se molti non sanno leggere e firmavano con una X», ma la contestazione per Bellachioma e molti dei suoi colleghi è penale: prodotti senza formulario e incauto acquisto. ROTTAMATORI In rappresentanza di altre due ditte del settore, il 18 febbraio lui ha scritto al sindaco e ai vigili: «Ci stiamo pubblicizzando presso fabbri carrozzerie meccanici ma senza successo, secondo noi queste imprese hanno l'interesse a consegnare i rottami ferrosi all'ambulante perché porta via anche i rifiuti pericolosi, che altrimenti dovrebbero essere smaltiti a pagamento, e ciò che non può essere conferito in centri autorizzati viene gettato in strada». Le alternative: «Una task force di tutte le forze dell'ordine per sequestrare i mezzi fuori regola oppure l'istituzione di un registro delle attività ambulanti che regolamenti tutti».
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