Monti si toglie il loden e fulmina gli ex alleati
Accuse Il Prof contro Mauro: «Mi ha chiesto in ginocchio di entrare nel mio partito»
Stavolta è ufficiale: Mario Monti s'è tolto il loden. Pochi giorni fa il Professore ha lasciato Scelta Civica. Ora va all'attacco. Non risparmia stoccate soprattutto al ministro Mario Mauro («Mi ha pregato in ginocchio di prenderlo con noi in Scelta Civica») ma critica anche Pier Ferdinando Casini. Lo sfogo dell'ex premier colpisce pure la conduttrice tv Daria Bignardi, colpevole di aver commesso una «scorrettezza» nei suoi confronti. Non usa mezzi termini Monti: «Bisogna rendere la politica seria, è per questo che ho preso la scelta» di dimettermi dal partito, chiarisce, intervistato da Lucia Annunciata a «In Mezz'ora». Sul suo addio al movimento, Monti aggiunge: «Mi sono dimesso perché due autorevoli esponenti di Scelta Civica, Mauro e Casini, hanno criticato me e Scelta Civica sulla base di due argomenti di cui io ho ritenuto di dover svelare il secondo fine: il Partito popolare europeo e la linea di Scelta Civica di pungolo al governo, che disturberebbe il manovratore». Al ministro della Difesa riserva le critiche più aspre: «Mario Mauro ha detto di essere al governo in rappresentanza di Scelta Civica. Questo non mi era del tutto chiaro in questi giorni. Trovo curioso che Mauro e Casini, che stanno facendo aperture al Pdl, critichino Scelta Civica» incolpata di minare «secondo loro la stabilità del governo. Credo che lo facciano perché vedono uno spazio elettorale più ampio da quella parte. Lo avrei fatto anch'io. Ma solo con un Pdl depurato da alcune personalità e da alcuni comportamenti». Poi l'affondo: «Mario Mauro mi ha pregato in ginocchio di prenderlo con noi in Scelta Civica». Il Professore torna anche sul documento firmato da undici senatori del suo partito per «sconfessare» le critiche che lui aveva rivolto all'esecutivo nei giorni precedenti, chiedendo una verifica politica. «Alcuni di quegli undici senatori che hanno messo la loro firma su quella dichiarazione mi hanno detto di loro iniziativa che non intendono seguire, voteranno per decadenza e non vogliono un gruppo con l'Udc». Inevitabile, infatti, che le tensioni dentro Scelta Civica si riverberino sul voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore, viste le aperture evidenti di Casini verso il Cavaliere (anche se per «salvare» Berlusconi ci vorrebbero una quarantina di voti, molti di più dei senatori vicini al leader Udc, meno di una decina). «Io - dice il Professore - voterò in base alla relazione della giunta ma per me è una votazione sull'applicazione di una legge votata un anno fa e non contestata allora». Dunque sì alla decadenza di Berlusconi. Critiche anche al leader dell'Udc: «Può essere che chi non ha votato Scelta Civica per la presenza di Pier Ferdinando Casini avesse ragione» spiega Monti. Poi ribadisce la sua stima al premier Enrico Letta anche se non nasconde le critiche al suo modo di porsi nei confronti del Pdl. «Questa formula e questo presidente del Consiglio sono la miglior cosa che questo Paese possa avere. Ma vorrei che fosse veramente il governo del fare, ma per l'atteggiamento di Pd e Pdl sta diventando il governo del disfare. Ovviamente Scelta Civica non minaccia niente, ma abbiamo il dovere di indicare qual è secondo noi la strada giusta e il presidente Letta ha concordato che un contratto di coalizione ci voglia. Altrimenti finirà ancora ad inginocchiarsi davanti al Pdl, come fatto con l'Imu». Ancora: «Chi è che minaccia la stabilità al governo? La stabilità è minacciata dal Pd e dal Pdl che fa diktat quasi quotidiani: nella politica economica si scrive governo Letta ma si legge Brunetta». Infine il Professore ne ha anche per la conduttrice delle «Invasioni Barbariche», Daria Bignardi: «Chi vi parla, in Europa e nel Ppe è considerato colui che ha salvato l'Italia e l'Eurozona. In Italia, perché così vuole coltivare la sua immagine chi non lo ama, è colui che in uno studio televisivo si è trovato tra le braccia, di sorpresa, poco corretta, un cagnolino». Ovviamente non mancano le polemiche: «Dopo Scelta Civica, scelte poco felici. Fatico a riconoscere il professor Monti» scrive su twitter il ministro della Pubblica Amministrazione, Gianpiero D'Alia. Critico anche Renato Brunetta (Pdl): «Troppa grazia senatore Monti, troppa grazia. Forse il suo giudizio su Letta-Brunetta è condizionato dalla sua recente e fallimentare esperienza di governo». Va oltre Giuseppe Esposito (Pdl): «Dopo essersi dimesso dalla presidenza del partito da lui fondato, tragga le conseguenze della sua aspra militanza politica e si dimetta anche da senatore a vita, facendosi eleggere dagli italiani così come sempre ha fatto il presidente Silvio Berlusconi».
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