Caso Moro, sì alla commissione d’inchiesta
«Nonostante il trascorrere degli anni, permane un senso di colpa su quello che lo Stato poteva e doveva fare per la liberazione di Aldo Moro e che invece non ha fatto o non ha fatto completamente». È una delle spinte alla base della proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, che ha come primi firmatari gli onorevoli Giuseppe Fioroni e Gero Grassi, e porta anche la firma dei capigruppo del Pd Speranza, Pdl Brunetta, Sel Migliore, Scelta Civica Dellai, Fratelli d'Italia Meloni, Centro Democratico Pisicchio, del vicecapogruppo della Lega nord Pini, e poi di Bersani, Bindi, Fitto, Cesa, Tabacci, Cecconi e da altri novanta deputati in rappresentanza di tutti i gruppi. «Il 16 marzo 1978, giorno del rapimento dell'on. Aldo Moro e dell'omicidio della scorta e il 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Moro in via Caetani - affermano i promotori - sono date indelebili nella memoria degli italiani. A 35 anni di distanza il caso Moro è ancora una pagina densa di misteri e di enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verità, per cercare di fare luce su aspetti inediti, emersi anche recentemente per iniziativa di alcune Procure ed infine per il dovere che come parlamentari sentiamo nei confronti della nostra storia e nei confronti delle generazioni future, chiediamo l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Nuove rivelazioni e dichiarazioni hanno riacceso i riflettori sul caso Moro. Sembrano emergere - proseguono Fioroni e Grassi - rilevanti elementi di novità, che riguardano azioni ed omissioni. Ruotano sul sospetto, sempre più connotato da certezza, che la morte di Moro poteva essere evitata. Impegnarsi per ricercare tutta la verità è uno dei migliori servizi che come deputati possiamo fare per il rafforzamento e la credibilità delle nostre istituzioni. Ricercare tutta la verità vuol dire continuare a rendere giustizia ad Aldo Moro, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono e amano la democrazia e la libertà e proprio per questo non temono la verità».