Concorso esterno alla mafia, Dell’Utri: non è legge a mio favore
«Non si dica che questa è la legge Dell'Utri. Non ne sapevo niente e sono perplesso. Questa legge non l'ho ispirata io e non credo che sia fatta nemmeno in mio favore. Sono anche io sorpreso». Così Marcello Dell'Utri, commenta la notizia della norma che dimezzerebbe la pena per il concorso esterno in associazione mafiosa. «Discutere della pena non è importante - spiega - A me sembra più istruttivo dire se questo reato c'è o non c'è. E visto che nel codice non c'è ma viene punito grazie a una sentenza della Cassazione che lo paragona a un reato edittale, sarebbe meglio, tipicizzarlo. Comunque, in questo modo diventerebbe un reato di serie B, anzi di serie C». Per Dell'Utri, il reato in questione, «non dovrebbe esistere proprio. Cosa significa concorso esterno alla mafia? O si è mafiosi o no». L'ex senatore del Pdl ha detto di non volere «lo sconto. Voglio essere assolto. Il reato no c'è. Tra una settimana torno in Italia e voglio vedere cosa succederà. Lo giuro solennemente: non c'entro niente, nessun favore. E poi, io sto benissimo senza essere senatore». Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha precisato che la proposta di legge è stata un’iniziativa personale (di Luigi Compagna ndr) «e il presidente del gruppo parlamentare al Senato, Renato Schifani, ha chiesto che venisse ritirata senza necessità di suggerimenti da parte mia o di Berlusconi. Tutto si è svolto all'interno del Senato ed è finita bene». E il premier, Enrico Letta, ha pubblicamente ringraziato il capogruppo Pdl del Senato, Renato Schifani, per aver chiesto ieri al senatore Luigi Compagna di ritirare la proposta di legge sul dimezzamento delle pene per il concorso esterno mafioso. «È necessario continuare il lavoro di sminamento», ha detto il premier durante il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, facendo riferimento al percorso del governo.