Rosy Bindi dice «no», per ora, a Enrico Letta come Premier

«Che noi avessimo, e abbiamo bisogno tuttora, di un rinnovamento della classe dirigente, è fuori discussione. Che il modo per ottenere il risultato fosse quello che ha realizzato Bersani, mi ha trovato profondamente contraria da molto tempo. Ma soprattutto abbiamo portato in Parlamento, con le primarie, alcune persone che in questi giorni hanno dimostrato di non avere consapevolezza del proprio compito, in un momento in cui va rilanciato il ruolo del Parlamento», lo afferma a Repubblica Rosy Bindi, presidente dimissionaria del Pd. «Abbiamo fatto un'operazione d'immagine - spiega Bindi - abbiamo ceduto con un atteggiamento un po' demagogico a questa richiesta del "tutti a casa". Perché io non credo - aggiunge - che siamo tutti uguali. Non credo che portiamo tutti la stessa responsabilità di quello che è successo in questo Paese negli ultimi vent'anni». «Non bisognava - prosegue Bindi - intrecciare la nascita del governo con la scelta del presidente. L'unico governo che il segretario del Pd può presiedere è un governo del cambiamento con una chiara maggioranza progressista. Ma non possiamo dare le chiavi di un governo guidato dal Pd nelle mani della destra, che decide quando e come staccare la spina. No, questo no». Infine Bindi spiega, «il Pd non è morto ma deve ricominciare da capo. Deve ritrovare il suo stampo ulivista, che per me è pluralità delle culture nel pensiero». Alle telecamere di Sky Tg 24, Rosi Bindi ha inoltre commentato che «Sono stati giorni molto difficili e anche molto amari. La politica e il Parlamento non dovevano dare questo spettacolo», parlando delle divisioni interne al Pd durante i giorni dell'elezione del presidente della Repubblica. Bindi si dice contraria al governissimo: «Noi non abbiamo scelto la linea delle larghe intese e credo che sia una strada da non perseguire neanche adesso» e, sopratutto, a un’eventuale candidatura di Enrico Letta a presidente del Consiglio: «Non è questo il momento», ha detto.