E ora Bersani mostra i denti
Chea molti era sembrata piuttosto incomprensibile. Niente scontro con il Professore, ma una velata critica alla sua capacità di «trovare ogni giorno un difetto al Pd». Certo, nel frattempo più di un esponente democratico faceva notare la candidatura in Scelta Civica di Alfredo Monaci, uomo forte di Mps, ma anche fratello di Alberto, uomo forte del Pd senese. Il segretario, però, manteneva un profilo tutt'altro che aggressivo. E pure ieri, a ben vedere, Monti è stato abbastanza risparmiato dagli strali di Bersani. Che ha preferito scagliarsi contro Lega e Pdl. «Sento che in modo quasi subliminale vogliono fare credere che abbiamo delle responsabilità su Mps - ha affondato -. Si azzardino a farlo che li sbraniamo. Non accettiamo lezioni da chi ha avuto cose come il credito Euronord e il Credito cooperativo fiorentino. Non si azzardino ad aprire bocca». «Se ci cercano ci trovano - ha proseguito -, chiariamo per bene: quando si dice responsabilità del Pd di cosa si parla? Di un rapporto localistico intorno a una banca? È stato un problema e lo sapevamo. Ultimamente un nostro sindaco a Siena ha cambiato il gruppo dirigente della banca. È stato mandato in crisi il Comune, e da chi? Da chi voleva mantenere lì chi c'era. E uno di questi è in lista col professor Monti». E ancora: «Si parla di Siena per parlare dei derivati che hanno infettato il sistema? Bene, vadano a vedere negli atti parlamentari quali sono state le nostre posizioni, sempre a ostacolare coloro che volevavo decantare le miracolose sorti di questi strumenti a cominciare da Tremonti». Quindi Bersani ha confermato di essere favorevole «a poteri commissariali al gruppo dirigente con Profumo e Viola». Ma ciò che conta è sicuramente il cambio di passo. Basta ripetere come si trattasse di una formula miracolosa che il «Pd fa il Pd, mentre la banca fa la banca». Basta cercare in tutti i modi di scaricare la responsabilità sul vecchio gruppo dirigente dell'istituto e sui sindaci del passato. Meglio alzare il livello dello scontro e «mostrare i denti». Nel frattempo alleati e partito si compattano attorno a Bersani. E c'è anche chi, come Rosy Bindi, parlamentare eletta a Siena, prova ad allontare da sé possibili ombre: «Se c'era un accordo politico locale io francamente non ne ho mai fatto parte». Più deciso Massimo D'Alema, evocato in questi giorni per i suoi presunti legami con i vertici di Mps: «Non credo che questa storia ci nuocerà dal punto di vista elettorale, ormai l'opinione pubblica è abituata a scandali che nascono e muoiono». «Si tratta sicuramente di una vicenda grave - prosegue - ma noi possiamo affrontarla dicendo che gli amministratori di Siena sono quelli che hanno inciso i bisturi nella malattia, quindi siamo sereni per le responsabilità che la politica si è presa. Siamo in una campagna elettorale dove c'è un partito, il Pd, che si candida a governare il Paese mentre tutti gli altri cercano di impedirlo. Non hanno nulla da dire al Paese e si gettano sulla vicenda Mps per fare confusione». Nic. Imb.