Un caffè in via Paisello 40, sede nazionale de La Destra.
FrancescoStorace siede alla scrivania di un appartamento «gemello» di quello ben più famoso di Montecarlo. Sorride dietro gli occhiali. «Spero di trasferirmi presto negli uffici della Regione». Onorevole Storace, oggi guida la coalizione del centrodestra per il governo del Lazio, se lo immaginava? «Non pensavo trascorresse tutto quel tempo prima che si decidessero. In verità io avevo già la certezza ma semplicemente perché conosco Berlusconi. Al di là dei sondaggi, che mi davano comunque in testa, loro sanno che sono un combattente e in grado di condurre una battaglia vittoriosa. Certo Zingaretti non è felice, dovrà dimostrare di saper governare, io parlo con i cittadini della provincia e aspettano ancora la traduzione di wi-fi». Lei esce dall'esperienza del governo Polverini, come giudica la fine di questa legislatura? «Dovremmo fare tutti una riflessione seria su quanto accaduto, e sul fatto che andiamo a votare adesso e a 50 consiglieri. La Polverini lo ha fortemente voluto e con grande tenacia ha portato a una drastica riduzione dei costi della politica. Il Lazio testimonia che si può e si deve fare». Infatti Lei ha detto che se vince lascerà l'auto blu. «Andrò a lavoro con la mia auto e con la stessa tornerò a casa. Gli autisti non verranno licenziati, magari andranno a prendere quei cittadini disagiati che vogliono parlare col presidente della Regione. In questo siamo molto decisi, è finita l'epoca di chi fa politica per condurre una vita da nababbo». Quali soluzioni propone per sanità, rifiuti, lavoro? «Occorre introdurre lo sconto fiscale. La Polverini ha fatto molto sul disavanzo sanitario. La prospettiva ora deve essere quella di ridurre l'addizionale regionale, cioè l'Irap e contemporaneamente ridurre la spesa sanitaria. Non serve chiudere gli ospedali ma riorganizzarli con politiche di prevenzione ed efficientamento. In ospedale si deve andare solo se davvero vi è necessità, occorre dunque creare una rete di ambulatori territoriali e puntare a grandi campagne sulla prevenzione delle malattie». E la spesa sanitaria, come ridurla? «Stiamo lavorando all'idea di creare una società regionale che possa produrre in proprio beni e servizi». Veniamo ai rifiuti, si uscirà dall'emergenza? «Dico basta ai rifiuti sotto terra, non si può continuare a devastare il territorio. Occorre sviluppare una politica che punti all'impiantistica e, se serve, nel frattempo portare i rifiuti all'estero». La crisi sta colpendo non solo le fasce già deboli ma anche il ceto medio, ricette per uscirne? «Occorre riprendere iniziative importanti come ad esempio la Carta Senior che molti ancora oggi mi mostrano. Un sistema per sostenere la terza età "che non è seconda a nessuno", come recitava la campagna. Poi sono molto contento che è stato inserito nel programma del centrodestra nazionale il diritto di accesso ai servizi da parte degli italiani per riportare equità nelle graduatorie per la casa, gli asili nido, i servizi in genere. Sull'economia invece, invito a leggere il resoconto pubblicato sul Giornale d'Italia on line, nel quale si mostra che quando ero governatore del Lazio, la regione fu la più virtuosa d'Europa per la capacità di raccolta di fondi Ue. Ancora, penso che occorra dare priorità all'agricoltura; in un periodo in cui l'industria non tira più, occorre pensare che la terra non la sradica nessuno ed è lì che deve investire. Penso poi a un potenziamento di Banca Impresa Lazio e al fatto che la Regione debba rescindere il rapporto con il Monte dei Paschi, non voglio banche di partito dentro la Regione». Con la consegna delle liste parte di fatto la campagna elettorale, cosa pensa della squadra? «È un'ampia coalizione, solo a Roma mi sostengono 8 liste. Ci distingue la compattezza e sono molto orgoglioso dei capolista della lista civica e de La Destra. Grazie a Roberto Bonasorte, senza il quale non avrei presentato neanche le liste, abbiamo Fidel Mbanga Bauna, un esempio eccezionale di cittadino italiano di pelle diversa, pienamente integrato e di destra. In tutto sono circa 300 i candidati al mio fianco. È una bella squadra». Una destra unita e compatta, secondo Lei potrà sopravvivere a questa tornata elettorale? «Subito dopo queste politiche mi auguro che tutto l'arcipelago degli ex An possa ritrovarsi. Voglio riportare la destra in Parlamento per tigna, non mi sta bene quello che ha fatto Fini e lo stesso caso Fiorito è stata l'esasperazione di tutto. La mia guida alla coalizione nel Lazio serve per dire che la nostra storia non è quella. Spero dunque che dopo le elezioni si apra una vera discussione. Io non voglio fare il capo di nulla, anzi credo che sia arrivato il momento di dare spazio ai giovani. Non ci può essere una stagione eterna dei "colonnelli"». Dopo le regionali si apre la partita per il Campidoglio. In questo momento il sindaco Alemanno è sotto i riflettori per un'inchiesta in corso. Cosa sente di dirle? «Questa vicenda mi ha scosso profondamente, come si fa a gettare in pasto ai media una vicenda simile per un tal dei tali che dice di aver sentito questo o quell'altro? Serve prudenza quando si parla di istituzioni. Alemanno può essere criticato su tutto ma farlo apparire come una persona disonesta è davvero incredibile». Una cosa da dire al candidato del centrosinistra Zingaretti? «Rifiuta il confronto ed è imbarazzante, si tiene libero di dire bugie su di me e impedisce che io dica la verità su di lui. Cosa dice sulla "spreking review" del nuovo palazzo della provincia? e sulla sua assessora che rischia il processo per il trasporto disabili o sul concorsone della provincia? E sui consiglieri regionali o le mogli "nascosti" in parlamento? Più che wi-fi gli direi «fai guai». E alla candidata dei centristi Giulia Bongiorno? «Mi incuriosisce, mi fa onore parlando di me tutti i giorni, si vede che sono il più forte».