Monti ci ripensa e apre al Pdl
Sembravatutto scritto. Da giorni. Con il Cavaliere e i suoi esclusi da ogni possibile intesa in virtù del ponte lanciato da Monti verso Bersani e i Democratici. L'avevano chiamato, dopo un'intervista di Casini al Corriere della Sera, il patto tra progressisti e moderati. Ma sono bastate 24 ore e l'affaire Mps a far cambiare idea al premier. Ovviamente Monti ha escluso da una possibile convergenza Berlusconi ma ha strizzato l'occhio ai pidiellini. Vecchia strategia. Il Prof è in politica da poco più di 13 mesi ma già fa l'ago della bilancia. «Si può dialogare con la parte riformista del centrosinistra, bisogna guardare anche ai riformisti del centrodestra, coloro che vogliono sottrarsi all'influenza di chi, in questi anni, non ha mantenuto le promesse di un riformismo liberale. C'è già chi, a livello di Parlamento italiano o europeo, nel centrodestra, si è avvicinato a noi». Il premier è ottimista: «Non mi stupisce il sondaggio di Repubblica che ci dà al 16 per cento e credo che miglioremo ancora». Ma a Monti le cose non vanno granché bene, visto che proprio ieri i suoi due alleati, Fini e Casini, non gli hanno risparmiato una stoccata per uno. «Certamente la lista Monti prenderà più voti di Udc e Fli. Stiamo facendo la parte dei donatori di sangue, ma lo doniamo volentieri perché siamo convinti del progetto» ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in videoforum su lastampa.it. Secondo Casini «se non ci fosse stato l'Udc, Monti non sarebbe mai arrivato a Palazzo Chigi». Tanto per replicare a chi, in questi giorni, critica l'apparentamento della lista civica del Professore con due professionisti della politica come, appunto, Fini e Casini. Dal canto suo il presidente della Camera è andato sulla stessa scia del premier. «Non si può escludere un'alleanza con il Pdl se salta il tappo Berlusconi» ha detto Fini, ospite di una videochat su quotidiano.net. Il presidente di Montecitorio ha anche precisato che l'idea di presentare tre liste alla Camera a sostegno di Monti «non era la mia opinione». Poi ha aggiunto: «Probabilmente sono stati fatti male i conti» sugli esodati perché «non posso credere che non si sia valutato il fatto che molte persone sarebbero rimaste senza reddito». Dal canto suo, Monti non s'è soffermato sugli scricchiolii nella sua coalizione e ha rilanciato l'impegno elettorale che si arricchisce di un nuovo strumento. Da oggi è on line il suo social blog. L'indirizzo è www.monti2013.it. Il nuovo strumento vuole essere soprattutto - spiega una nota - un aggregatore di tutti i contenuti prodotti e condivisi attraverso i social network fino a questo momento: da facebook, a twitter, fino a youtube e google plus. E affianca i siti www.agenda-monti.it e www.sceltacivica.it, dove è possibile consultare e discutere il programma dello schieramento e conoscere i profili dei candidati. Anche ieri Monti è stato netto. Del resto, ha ammesso, «il guru di Obama è molto bravo, mi ha detto di essere più cattivo in certe circostanze, almeno più cattivo della mia natura. Ma essere cattivo è un ruolo che voglio limitare allo stretto indispensabile». Il Professore ha ribadito di aver dato «a Montepaschi solo un prestito, peraltro di 2 miliardi di euro su base netta più 1,9 miliardi di restituzioni di Tremonti bond. Non sono le cifre che si leggono, con toni terroristici. Non ci sono perdite, ma solo prestiti e per ora non è stato tasferito neppure un euro». Poi ha aggiunto: «È falso dire che il prestito a Monte dei Paschi assorbe l'intero gettito dell'Imu. Il prestito è stato deciso in seguito a una direttiva dell'autorità bancaria europea e con dei tassi alti d'interesse perché queste sono le condizioni europee». Poi l'attacco al Pd: «Il governo ha la responsabilità, sul caso Monte dei Paschi di assicurare il funzionamento degli enti indipedenti come Banca d'Italia», ha premesso. Poi ha continuato: «È stato messo in luce il rapporto tra Monte dei Paschi e il suo ambito territoriale senese con un importante partito italiano». Insomma, il Pd c'entra in questa vicenda Mps? «Sì - ha risposto Monti a Radio anch'io - perché il Pd ha sempre avuto molta influenza attraverso la fondazione e la banca, ma non sono venuto qui per attaccare Bersani, ma per attaccare il fenomeno della commistione tra la banca e politica che va ulteriormente sradicato». Poi Monti ha precisato: «L'euro forse adesso è troppo forte, ma ciò che è certo è che l'euro è stato solido in una crisi finanziaria ed economica che non riguarda solo l'eurozona. Le azioni di ossigeno all'economia che la banca centrale europea può fare creando moneta aiutano in una situazione di recessione e questo può trovare d'accordo anche la Germania». Il Professore ha anche ammesso: «Non penso che la fiducia europea sull'Italia sia legata alla mia persona. Conta che il prossimo governo abbia la possibilità di lavorare sull'economia come abbiamo fatto noi in un anno». Per il futuro, Monti sottolinea: «Occorre mantenere la creatività italiana inserendola in un contesto più ordinato e più efficiente che consenta di fare squadra con l'Europa».