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Gianni di Capua La partecipazione dei magistrati alla vita politico-parlamentare ha «ricadute pubbliche che rischiano di coinvolgere la stessa credibilità della giurisdizione».

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Lupo,infatti, ha affermato che «nella perdurante carenza della legge», «il legislatore non è riuscito ad approvare, nonostante l'evidente necessità, di impedire almeno candidature nei luoghi in cui è stata esercitata l'attività giudiziaria e di inibire il rientro, a cessazione del mandato parlamentare, nel luogo in cui si è stati eletti». Sulle toghe in politica, Lupo ha sottolineato che «occorrerà inevitabilmente confrontarsi con le più allertate sensibilità collettive, in tema di imparzialità o in materia di partecipazione dei magistrati alla vita politico-parlamentare, verso comportamenti, prese di posizione, scelte individuali, pur formalmente legittimi che – ha avvertito Lupo – hanno ricadute pubbliche che rischiano di coinvolgere la stessa credibilità della giurisdizione». Ma il primo presidente della Cassazione ha lanciato un allarme per la situazione «drammatica» delle carceri, portando come esempio il numero di 18.661 detenuti in «esubero» rispetto ai posti letto. Poi i numeri per dimostrare la lentezza e la difficoltà di portare avanti un processo: 900 giorni per un giudizio di appello e il rischio prescrizione con 128 mila procedimenti prescritti nell'ultimo anno. Per quanto riguarda il penale, dunque, Lupo afferma: «Ci limitiamo a constatare, come dato positivo, che diminuiscono (3,1%) i procedimenti iscritti relativi ad autori noti; come dato negativo, che diminuiscono (-2,3%) anche i procedimenti definiti (3.178.265), mentre aumenta la media dei tempi di definizione dei procedimenti penali per i giudici di pace (da 233 a 265 giorni) e per i tribunali ordinari (da 329 a 357 giorni). La situazione complessivamente più critica dell'intero sistema giudiziario rimane quella delle corti di appello. Per Lupo la lungaggine dei processi «danneggia l'immagine dell'Italia». «In base ai dati comunicati dal ministero – sottolinea Lupo – nel settore della giustizia penale di merito, nel periodo compreso tra il 1 luglio 2011 e il 30 giugno 2012, i procedimenti iscritti sono stati 3.271.301, segnando una flessione del 3,1% rispetto ai 3.374.486 dell'anno precedente». E nel disegnare un quadro a tinte fosche, i pochi buoni risultati, Lupo li attribuisce al governo Monti e al ministro della Giustizia, Paola Severino di cui il presidente di Cassazione riconosce «particolarmente, la determinazione, la tenacia e la capacità». In particolare, Lupo sostiene che il governo ha «concretamente dimostrato consapevolezza dell'esigenza di porre finalmente mano all'incisiva azione di contrasto alla corruzione, che rappresenta una storica piaga del nostro Paese, al pari della criminalità mafiosa che caratterizza in senso negativo l'immagine dell'Italia nel consesso internazionale e incide pesantemente sulla fiducia dei cittadini verso la pubblica amministrazione e, di riflesso, sull'economia nazionale». Il ministro della Giustizia Paola Severino ha risposto all'appello del presidente della Cassazione sui magistrati in politica, spiegando che occorre «rendere più corposo il distacco tra l'esercizio delle funzioni e quello dell'attività politica, prima e dopo». Per il ministro si tratta di intervenire su norme già esistenti, «che riguardano il cuscinetto che si deve creare» nel passaggio tra i due ruoli.

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