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È tempo di crisi.

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Nientevaligette o gadget costosi, ma una sobria cartellina bianca con il simbolo del Pdl. Dentro i «contratti con gli italiani» siglati nel 2001 e nel 2008; il patto del parlamentare; un volantino con la promessa di abolire l'Imu; il programma; la fotocopia di un articolo del Corriere della Sera uscito il 24 gennaio («Ecco dove trovare gli 80 miliardi per tagliare le tasse»); cinque slide graffettate con il piano di battaglia per i prossimi 30 giorni; l'elenco dei «servizi per i candidati»; la disciplina che regola le spese per la campagna; la sintesi di quanto hanno fatto i governi Berlusconi tra il 2001 e il 2011; un vademecum in cui il Cavaliere risponde alle domande postate su forzasilvio.it. Ma soprattutto i documenti programmatici che Renato Brunetta ha sintetizzato in un volumetto che, spiega Maurizio Lupi del palco, è «indispensabile» per affrontare i giorni che mancano alle elezioni del 24-25 febbraio. I candidati del Pdl arrivano alla spicciolata al teatro Capranica di Roma. Il pressing perché tutti partecipassero a questo «incontro di lavoro» è stato forsennato. E forse anche per questo, quando gli viene consegnato il kit, qualcuno si mostra perplesso. Non va meglio entrando in sala. La scenografia è minimale, un podio, un grande tabellone alle spalle decorato con i simboli del Pdl, un maxischermo su cui scorrono le immagini di un video «celebrativo» di Silvio Berlusconi. Si comincia con mamma Rosa che, sfoglia l'album di famiglia e racconta che «il Silvio», a 7 anni, era già intelligentissimo. E si prosegue con Milano 2, la televisione privata, la Standa, le assicurazioni Mediolanum, il Milan. Per finire con la nascita di Forza Italia (quando parte il jingle in sala scatta l'applauso). I volti dei personaggi hanno il sapore dell'amarcord. Un Mike Bongiorno «datato» 1978, il Michele Santoro di Moby Dick, un giovane Enrico Mentana. Anche i successi rossoneri, nonostante qualche spezzone di Ibrahimovic, ruotano tutti attorno agli anni di Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Senza contare lo spezzone in cui, a domanda, Berlusconi risponde: «Non ho dubbi su chi sosterrei alle comunali di Roma. Gianfranco Fini». Anno 1993. Le prime due file sono interdette agli over 40. Accanto ai due posti riservati al Cav e al segretario Angelino Alfano, solo giovani. Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri slittano in quinta fila. Daniela Santanché, Mariastella Gelmini e Micaela Biancofiore in seconda, ma laterali. Più dietro Roberto Formigoni e Franco Carraro, uno dei «volti nuovi» inseriti in lista. Mentre Gaetano Quagliariello si siede tra i giornalisti, in ultima fila. Alle 11.30 entra Alfano poi, a seguire, Silvio. Standing ovation. In sottofondo l'inno del Pdl scritto a quattro mani dal Cav e Mariarosaria Rossi (la crisi non ha permesso nemmeno la «svolta» musicale). Quindi «Fratelli d'Italia» che Berlusconi e il segretario cantano in piedi sul palco. Ognuno ha il suo compito. Ad Angelino quello di attaccare gli avversari. Si comincia con Mario Monti: «Ha detto che potrebbe dialogare con noi, ma solo se il Pdl verrà "mondato" da Berlusconi. Se c'è qualcuno o qualcosa da cui l'Italia deve essere mondata è da Mario Monti e dal governo dei tecnici. Il Pdl o è Silvio Berlusconi o non è». Poi tocca al Pd: «Sono in difficoltà enorme. Ma è tutto molto semplice. Monte dei Paschi è controllata da una Fondazione, che è controllata dal comune che è stato governato dal Pci-Pds-Ds-Pd. È l'esempio di come finiscono le cose quando sono in mano alla sinistra». Per questo, spiega il segretario, ora più che mai è importante impegnarsi nella battaglia. «Un sondaggio della Ghisleri ci dice che abbiamo 5 punti di distacco - sottolinea -. Significa che dobbiamo recuperare lo 0,1% al giorno. Il Pd con Mps ci sta dando una mano. E anche Antonio Ingroia ci sta aiutando, li può fare perdere». Concetto ripetuto più tardi anche da Berlusconi che, dopo aver criticato l'anomalia dell'unico partito «al mondo costruito da tre pm», espressione del «circuito mediatico-giudiziario», gongola sottolineando che Rivoluzione Civile «sale nei sondaggi». E in platea c'è chi ironizza sul passaggio da Forza Italia a Forza Ingroia. Ma al di là degli attacchi e del copione, il solito, che Berlusconi recita dal palco, il vero messaggio che il Pdl vuole lanciare al termine di questa giornata è quello del rinnovamento. Non a caso gli unici ad intervenire oltre Lupi, il Cav e Alfano, sono due giovani candidati. Il secondo, Massimo Pepe, 25 anni, è al 18° posto in Campania 1. Impossibile che venga eletto. La prima, Rosanna Scopelliti, correrà come seconda alla Camera in Calabria. È la figlia di Antonino, giudice ucciso dalla 'ndrangheta nel 1991. A lei il compito di replicare a chi, criticandola, dice che la lotta alla mafia si fa solo a sinistra: «Non è vero. Il governo Berlusconi ha raggiunto risultati straordinari su questo argomento. Chi oggi mi critica offende anche la memoria di mio padre». Rinnovamento sì, ma senza dimenticare chi è rimasto fuori. L'ultimo pensiero di Berlusconi è per loro: «Abbiamo dovuto chiedere un passo indietro ad alcuni nostri amici. Una decisione che cozza con la nostra fede nel garantismo. Ma non potevamo fare diversamente. A loro va il mio ringraziamento e il mio amore per sempre». Dopotutto lo dice anche l'inno: il Pdl è il partito della «gente che ama la gente».

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