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Quella strana Fondazione dominus della vita di Siena

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Legrandi Bin, banche di interesse nazionale, tra le quali la Comit e il Credito Italiano, erano statali guidate nelle scelte di finanziamento dell'economia più che dalla ricerca degli utili dalle pressioni e dagli orientamenti della politica. Non era più possibile continuar così. Le banche dovevano cambiare marcia lo richiedeva il mercato. Così arrivo una legge, la 218 del 1990 del 30 luglio 1990, anche detta legge Amato, concernente le «disposizioni in materia di ristrutturazione e integrazione patrimoniale degli Istituti di credito di diritto pubblico». Un provvedimento che avviò un processo di cambiamento del sistema bancario italiano. La legge prende il nome dal ministro del governo italiano Giuliano Amato, promotore e relatore della suddetta norma. Le banche vennero divise in due. Da una parte l'attività bancaria pura. Dall'altra le Fondazioni, organismi di diritto pubblico che dovevano gestite le partecipazioni azionarie, e venderle nel corso degli anni, capitalizzando i ricavi e investendo i frutti e le cedole sul territorio in operazioni con finalità sociali. Un sistema che tendeva a separare la gestione delle banche, spinte all'economicità e al profitto, e dall'altro lato a creare un sistema che mantenesse una sorta di finalità sociale e pubblica alle banche. Un processo di modernizzazione del sistema del credito irreversibile e che ha portato a una radicale trasformazione del settore del credito in Italia. Anche il Monte dei Paschi di Siena non sfuggì al nuovo regime. Con decreto del Ministro del Tesoro dell'8 agosto 1995 si è data origine a due soggetti: la Banca del Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ed il Monte dei Paschi di Siena Istituto di diritto pubblico. Il 14 marzo 2001 la Deputazione Generale della Fondazione ha deliberato il nuovo Statuto che, approvato dal Ministero del Tesoro in data 8 maggio 2001, ha comportato la trasformazione della propria natura giuridica da pubblica a privata. Ma la separazione però non ha dato il totale distacco della politica dalla banca. Sì perché i membri della Fondazione sono sempre nominati dalla politica, dalle giunte degli enti locali del territorio. E siccome la Fondazione non ha mai venduto azioni e ha mantenuto fino a pochi mesi fa il 50 pe cento del capitale, anche il consiglio di ammibnistrazione è stato sempre indirettamente nominato dalla politica. Con i risultati di prima.

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