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Quando Renzi attaccava il disastro della banca

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Malo scorso ottobre, intervistato dal Secolo XIX, Matteo Renzi era stato molto più duro. Erano i giorni in cui il rottamatore, impegnato nella campagna delle primarie del centrosinistra, veniva attaccato per i suoi rapporti con l'enfant prodige della finanza Davide Serra, fondatore del fondo Algebris. Sede a Londra, ma con una società controllata alle Cayman. Cioè in un «paradiso fiscale». Renzi si difendeva e spostava l'attenzione sugli «esempi di meccanismi della politica» che «non hanno funzionato: dal Monte dei Paschi e Banca 121 ad Antonveneta». E già che c'era ricordava anche la vicenda dei «capitani coraggiosi» che acquisirono Telecom «ai tempi in cui D'Alema era al governo e Bersani ministro». Insomma il sindaco di Firenze non ci stava a passare come l'amico dei «cattivi» quando, a 50 chilometri dalla sua città, tutti potevano osservare il frutto della commistione tra gli interessi della sinistra e quelli della finanza. Non a caso, proprio in quei giorni, decideva di chiudere la sua campagna elettorale a Siena. Dove, il 24 novembre, rilanciava il suo attacco: «La nostra sinistra è dura e pura, ma non può fare pulci agli altri senza fare un esame di se stesso. Non parlo solo del Monte dei Paschi: parlo del governo D'Alema quando accolse e incoraggiò la scalata di quelli che chiamarono i "capitani coraggiosi" su Telecom. Quella vicenda segna un rapporto sbagliato tra la sinistra e il mondo dell'economia» E aggiungeva: «La politica non deve mettere bocca su chi una banca deve comprare o no. E il discorso vale anche per quanto successo a partire dalla storica Banca 121 (l'istituto salentino comprato Mps ndr), prima ancora che a partire dalle vicende più recenti. Credo siano esempi di ciò che la politica non deve fare». Forse furono anche quegli attacchi a consegnare a Renzi la vittoria a Siena. O forse fu il rapporto con Franco Ceccuzzi, sindaco dimissionario e oggi ricandidato alla poltrona di primo cittadino della città. Si narra che fu con lui che Matteo discusse la nomina di Alberto Bianchi, numero uno fondazione renziana Big Bang, a presidente del collegio sindacale del Consorzio Operativo del Monte dei Paschi di Siena. Senza contare che Marco Carrai, il braccio destro del rottamatore, divenne per la prima volta amministratore delegato di Firenze Parcheggi proprio su indicazione del Monte (secondo azionista della società). Oggi non è più così visto che la nomina spetta alla città capoluogo di Regione, ma solo perché la banca ha rinunciato a questa possibilità. Insomma Siena non è stata avara di soddisfazioni. Anche per Matteo. Nic. Imb.

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