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Il Cda minimizza. E il titolo crolla

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I vertici dell'istituto ostentano sicurezza: tutto sotto controllo E accusano: troppe strumentalizzazioni. La Banca però perde l'8%

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Nellasala della banca in viale Mazzini i vertici dell'istituto finito nella bufera per lo scandalo dei contratti derivati siglati per coprire perdite nei bilanci del 2009, si attendono il fuoco di fila delle domande e delle richieste degli azionisti. Soprattutto di quello più ingombrante, la Fondazione, che per anni ha orientato le scelte della banca grazie al possesso della maggioranza assoluta, oltre il 50% poi scesa al 37% e che ora, non mancherà di chiedere il conto degli errori commessi. Certo non potrà accusare gli artefici delle operazioni speculative, Mussari e Vigni, ormai fuori, ma chiedere un'azione di responsabilità sarà veramente il minimo sindacale dell'appuntamento di oggi. Il presidente Alessandro Profumo e l'ad Fabrizio Viola hanno tenuto riunito il consiglio di amministrazione fino a tardi per preparare una linea di difesa. Che passa certamente per l'operazione di trasparenza che hanno avviato dal loro insediamento e che ha in parte contribuito a fare venire alla luce il bubbone dei prodotti tossici. Alla fine della riunione una nota ha preparato il terreno per smussare le asperità che oggi emergeranno nell'assemblea. Il cda di Mps «prendendo atto delle continue esternazioni da parte di numerosi personaggi pubblici ed esponenti politici tese a strumentalizzare le vicende legate all'emissione dei Nuovi Strumenti Finanziari, esprime il suo profondo sconcerto per la leggerezza con la quale viene trattato il tema della ricapitalizzazione della Banca». E ribadito che «la situazione è completamente sotto controllo». La nuova plancia di comando di Siena ne è convinta. Il cda «è sereno e consapevole di aver avviato, attraverso il nuovo Management, un percorso di discontinuità e profondo risanamento che porterà al pieno rilancio della Banca». «Anche la vicenda della ristrutturazione del portafoglio titoli, avviata su iniziativa di Mps stessa e non da soggetti terzi, - ha proseguito la nota - viene descritta con toni e termini assolutamente inappropriati che ingenerano nel pubblico e nel mercato una percezione di instabilità e di rischio che non sussiste alla luce della piena e normale operatività della Banca». Mps ribadisce quindi quanto già comunicato in precedenza, «ovvero che la necessaria richiesta del supporto pubblico ai fini dell'Eba capital exercise si riconduce prevalentemente alla crisi del debito sovrano che ha ridotto il valore del portafoglio titoli di stato Italiani detenuti dalla Banca, e solo in misura minore anche all'attività di verifica ancora in corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia di cui tutti parlano. Si sottolinea anche che il miglioramento della spread riduce il deficit di capitale per il quale il supporto è richiesto». Inoltre, come evidenziato in precedenza, «tale richiesta di supporto pubblico garantisce in modo inequivocabile l'adeguato presidio patrimoniale della Banca e quindi usare termini impropri quali crac o fallimento, evidentemente privi di ogni fondamento, con riferimento a Mps, danneggia i clienti, i dipendenti, gli azionisti e tutti gli stakeholder della Banca stessa». Si parte da questo e dalle rassicurazioni date ieri mattina dall'ad Viola in un messaggio ai dipendenti. I soci devono dare il via libera all'emissione dei 3,9 miliardi di Monti bond che serviranno per ricapitalizzare il Mps. Una parte di questi saranno tenuti prudenzialmente per coprire le perdite originate dai contratti. Il destino di Siena parte da qui. L'obiettivo resta quello di pulire definitivamente i bilanci. E ripartire solo dalla verità. Il mercato vuole solo quella. Fil. Cal.

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