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Grilli attacca Bankitalia. Poi frena

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Il ministro ammette:conoscevamo questa storia da un anno Ma i controlli spettano a Via Nazionale. In serata la retromarcia

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Èil ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, a insinuare il dubbio che qualcosa nella capacità di controllo della Banca d'Italia non abbia funzionato. La vicenda del Monte dei Paschi «non è un fulmine a ciel sereno» dice Grilli, a margine della commemorazione a Torino per i 10 anni dalla morte di Giovanni Agnelli. «Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica. Non ho evidenza di problemi simili in altre banche. Sui controlli dico solo che spettano alla Banca d'Italia». Frasi immediatamente percepite come una stilettata a Via Nazionale. Grilli conosce i meccanismi della comunicazione finanziaria, è conscio del delicato momento che il Paese attraversa sui mercati internazionali. Lanciare anche solo un sospetto o comunque non mantenere il riserbo su temi così sensibili tradisce il tradizionale stile anglosassone del ministro. Così il pensiero corre subito a Mario Draghi, a lui era affidata la responsabilità della Banca d'Italia proprio nel periodo nel quale le perdite venivano occultate nei bilanci. Un bersaglio troppo alto per essere quello vero. In fondo oggi Draghi è l'uomo che sta salvando l'euro, l'Europa e forse il mondo da un possibile tsunami finanziario. Perchè tirarlo in ballo. No, impossibile che sia lui l'obiettivo. Oggi Draghi è in una posizione di imparzialità assoluta al punto che indicato da Silvio Berlusconi quale possibile candidato alla presidenza della Repubblica ha rinviato cortesemente al mittente la proposta. Dunque escluso. Almeno secondo logica. Se non è il presidente della Bce allora le critiche potrebbero essere rivolta all'attuale Governatore Ignazio Visco. Comunque la si metta non è dato sapere a chi fosse rivolto l'appunto di mancato controllo sui derivati. Anche perché a ben vedere all'epoca della sigla dei contratti tossici Grilli era al ministero del Tesoro, unico soggetto deputato a verificare la congruità delle operazioni e dei flussi finanziari dei contratti derivati proposti e sottoscritti a migliaia di enti locali italiani. Le formule finanziarie che li governano sono talmente complesse che sfuggono ai più meticolosi analisti. Insomma che nelle pieghe dei bilanci di comuni, province e regioni si annidino perdite potenziali anche milionarie lo sanno anche i sassi. Ma nessuno ha mai pensato di criticare Grilli per omesso controllo. Dunque l'ultima ipotesi è una semplice affermazione che, incautamente rilasciata, ha fatto pensare a una riapertura di vecchie ferite tra istituzioni. Non è lontano il tempo delle continue frecciatine lanciate da Tremonti a Draghi solo qualche anno fa. Oggi la situazione internazionale però è completamente cambiata. Non si può più giocare con il fuoco della speculazione. Così dopo lo scivolone è immediatamente ripartita la gara a fare quadrato e a minimizzare l'accaduto. Ha cominciato il ministero dell'Economia, un portavoce ha spiegato che i rapporti «tra il ministro Vittorio Grilli, il Governatore Ignazio Visco e l'istituto di Bankitalia non sono ottimi ma eccellenti». Per fugare ogni sospetto è arrivato anche l'avviso di Palazzo Koch. Bankitalia è «assolutamente in sintonia con il ministero dell'Economia» e la dichiarazione di Grilli di stamane (ieri ndr) «è stata letta in un modo parziale» hanno spiegato da Via Nazionale sottolineando che c'è «solo piena collaborazione» tra palazzo Koch e via XX settembre.Dichirazioni indotte probabilmente da quelle del Capo dello Stato, Napolitano che ha detto: «Se la questione è grave bisogna preoccuparsi, ma ho piena fiducia nell'operato della Banca d'Italia». Così anche Passera: «Ho totale e assoluta fiducia nella Banca d'Italia». Caso chiuso dunque e relegato a erronea interpretazione delle dichiarazioni. Dal ministero dell'Economia sono arrivate anche cose più pratiche. A oggi la sottoscrizione dei cosiddetti «Monti Bond» da parte di Mps «non è avvenuta perché non si sono ancora verificate alcune delle condizioni necessarie per completare l'operazione» ha precisato il ministero. In particolare, viene spiegato, «occorre ladozione da parte dell'assemblea degli azionisti di Mps, della delibera che delega il cda a effettuare l'aumento di capitale al servizio dell'eventuale conversione in azioni dei nuovi strumenti finanziari. Poi il parere di Banca d'Italia.

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