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Il governo è pronto a riferire in Parlamento sul caso Monte Paschi.

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IlPdl lo marca stretto, mette in relazione l'intervento del Tesoro con i Monti bond con l'Imu e gli chiede di chiarire in Parlamento la posizione del governo. Ma prima di essere stretto da questo pressing, Monti, come riferiscono nel suo entourage, aveva già telefonato al presidente della Camera Gianfranco Fini per assicurare la disponibilità a riferire nelle commissioni preposte (Finanze e Bilancio) circa quello di cui è a conoscenza. Ci andrà il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. In ballo non c'è solo la campagna elettorale della lista di Monti ma la credibilità del sistema bancario italiano e soprattutto della vigilanza della Banca d'Italia. I riflettori sono puntati oltre che sul governo, sull'istituto di via Nazionale. Non basta dire: siamo stati ingannati dal Montepaschi, Siena ha nascosto i documenti. Gli interrogativi rimbalzano a Davos dove sono riuniti i big della finanza e dell'economia mondiali e i Capi di Stato e di governo. Monti mette subito in chiaro che «non si può parlare di fallimento della supervisione bancaria». Poi sottolinea che «finora il sistema bancario italiano ha retto molto meglio dei sistemi bancari di molti altri Paesi». E per tranquillizzare la comunità finanziaria internazionale lascia intendere che la vicenda dei derivati del Montepaschi è oggetto di una strumentalizzazione politica tipica della campagna elettorale. «È importante sottrarre questa tematica dalla confusione che si sta creando attorno ad essa per evidenti ragioni» afferma Monti e ribadisce che «non è in questione il tema dei controlli». Poi rivolto a chi nel Pdl lega i Monti bond al gettito Imu, parla di «fantasie». Spiega che «la sottoscrizione dei nuovi strumenti finanziari non è avvenuta perchè ancora non si sono verificate le condizioni necessarie per completare l'operazione». Quindi, conclude, «è un tema che non sussiste». A blindare la Banca d'Italia contro gli attacchi, interviene anche il presidente della Repubblica. «La situazione è abbastanza grave ma ho piena fiducia nell'operato di Bankitalia». A Davos Monti ha continuato a fare campagna elettorale. Ha detto che il prossimo governo potrà permettersi un graduale taglio delle tasse perché «si è stabilizzata la situazione dei mercati del debito e dei tassi sui titoli di Stato». Inoltre potrà permettersi «una prospettiva diversa» su problemi come le difficoltà delle imprese a trovare credito. Saranno quindi possibili «misure di graduale sostegno all'economia, e tutto questo - ha detto Monti - dovrebbe anche migliorare la situazione delle imprese e la disponibilità di credito. Così sui mercati si dispiegheranno più pienamente le azioni della Bce volte a sostenere l'afflusso di credito». Altri due temi prioritari sono il mercato del lavoro e gli esodati. Monti attacca di nuovo la Cgil: «Può un sindacato bloccare il processo di riforme economiche? Direi di no. Una volta in Italia sarebbe stato più che sufficiente, ma ora le cose si sono evolute». Il premier quindi mette in guardia dal rischio che il comportamento del sindacato possa creare difficoltà per creare occupazione soprattutto per i giovani. Monti ha voluto fornire un'analisi «obiettiva» dei fatti e ha ricordato che «ci sono state due occasioni nella vita di questo governo di azione con parti sociali». La prima, ha elencato, «il negoziato che ha portato all'adozione ella riforma del mercato lavoro, la seconda il negoziato tra le parti datoriali e lavoratori che ha portato all'accordo in materia di produttività». Nella prima occasione, ha aggiunto, «la proposta che il governo ha adottato e portato in Parlamento a seguito delle consultazioni con parti sociali aveva incontrato l'opposizione di un sindacato, la Cgil». Il governo - ha proseguito - ha portato la proposta e poi successivamente il Parlamento ha adottato la legge. Nel caso della produttività poi, ha detto il premier, «la Cgil non ha ritenuto di aderire all'accordo e il governo ha preso misure conseguenti, anche impiegando parte delle scarse risorse finanziaria a disposizione per incentivi a salari e a produttività». Altra questione è quella degli esodati. «L'agenda su questo tema è in completamento» ha assicurato il premier. Quanto al loro numero che alcune indiscrezioni indicano superiore a quello indicato dal ministro Fernero, il Prof ha precisato: «posso solo fare riferimento alla lettera che il direttore generale dell'Inps Mori ha inviato al ministro Fornero indicando che non ci sono state correzioni statistiche sugli esodati e cioè che sono stati salvaguardate 140mila persone».

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