Pdl e Lega: «Monti e Democratici riferiscano in aula»
Pdle Lega, ma anche Ingroia e Grillo mettono nel mirino Monti e il Pd. Il primo per il salvataggio della banca senese da parte dello Stato con quasi 4 miliardi di euro. Il secondo per gli «storici» legami con Mps. Incalza Maurizio Gasparri: «Bersani nega, ma l'intreccio fra i sindaci della città di Siena degli ultimi venti anni, il Mps e gli uomini di partito è sotto gli occhi di tutti». E a Siena, dove oggi si terrà l'assemblea dei soci di Mps, ci saranno Beppe Grillo, Oscar Giannino e pure Gianpiero Samorì. Con che spirito si capisce dalle parole di oggi del leader del Movimento 5 Stelle: «Il Pd non è più un partito politico. È una banca», attacca Grillo. Da Pdl e Lega è un fuoco di fila di dichiarazioni contro Monti e il Pd. «Monti e Bersani subito in Parlamento per spiegare i favori a Mps e le responsabilità del Pd nella disastrosa gestione della banca», twitta Roberto Maroni. Per Altero Matteoli «Monti e il Pd hanno l'obbligo di chiarire. Spieghino quali ruoli hanno esercitato e Bersani non se ne lavi le mani». E ancora Maurizio Gasparri: «Dai tempi di "abbiamo una banca" a oggi, l'attuale stato maggiore del Pd deve dare numerose spiegazioni sui suoi rapporti con le banche e col Monte dei Paschi in particolare». Il capogruppo Pdl al Senato ne ha anche per Monti: «Ancor meno apprezzabile poi è l'atteggiamento di Monti che non ha speso alcuna parola sullo scandalo dell'acquisto dei titoli derivati tossici da parte della banca senese. Se non ci fossero stati i cosiddetti Monti bond, il Mps non avrebbe avuto i 3,9 miliardi di euro in aiuti di Stato utilizzati per cercare di nascondere e arginare i devastanti danni di un investimento sbagliato». Antonio Ingroia lascia stare il Pd ma va all'attacco di Monti. È uno scandalo, secondo il leader di Rivoluzione Civile, «il regalo di 3,9 miliardi che il governo ha fatto alla Monte dei paschi di Siena prelevandoli direttamente dalle tasche degli italiani». Il Pd, da parte sua, respinge ogni accusa. Francesco Boccia ricorda come siano stati solo i democratici «a portare avanti in Parlamento la battaglia per bloccare i derivati».