Monte dei Paschi resta nella bufera.
Nell'ambientebancario le ispezioni della vigilanza sono temute e rispettate. Nascondere a Via Nazionale documenti è considerato al pari del delitto di lesa maestà. E sul banco degli imputati sono saliti Giuseppe Mussari responsabile insieme all'ex dg Antonio Vigni, tra il 2008 e il 2009, delle operazioni di finanza strutturata dai nomi esotici come «Alexandria» e «Santorini». A quali si è aggiunto ieri una terza operazione dal sapore smaccatamente più nazionalistico come «Noi Italia». Tutte e tre sono operazioni tossiche che renderanno ineludibile la sottoscrizione dei 3,9 miliardi di Monti bond e a segnare in bilancio una perdita che potrebbe superare i 700 milioni di euro. La banca ha gettato acqua sul fuoco e ha spiegato di essere in grado di assorbire le conseguenze delle operazioni sui derivati. Ma il mercato il buco non l'ha ancora digerito. A Piazza Affari il titolo ha perso l'8,43% (a 0,25 euro) con quasi il 6% del capitale scambiato. L'ad Fabrizio Viola adesso prepara la strada all'azione di responsabilità ai danni dei precedenti amministratori della banca di Rocca Salimbeni. Un'idea su cui stanno ragionando sia il primo azionista della banca, la Fondazione Mps, che il presidente Alessandro Profumo. Non è rimasta con le mani in mano anche la Consob che chiamerà tutti gli attori coinvolti dal collegio sindacale ai revisori dei conti, sia attuali che quelli della passata gestione (Kpmg ed Ernst&Young). In parallelo Consob ha collaborato con la Procura di Siena alla quale ha fatto diverse segnalazioni con possibili rilievi penali. Proprio Viola, impegnato al fianco di Profumo a fare pulizia nei conti della banca, ha illustrato a SkyTg24 i dettagli dei Monti-bond, che serviranno a tamponare l'emorragia e dei conti e che hanno suscitato un vespaio di polemiche e attacchi dalle forze politiche. «La banca - ha detto - si impegna al rimborso fino all'ultimo euro» di queste obbligazioni, e un eventuale ingresso dello Stato nell'azionariato della banca ad oggi «non è in agenda» mentre non si temono scalate. D'altro canto Profumo ha avuto moro di precisare ai microfoni del Tg1 che non si tratta di «operazioni derivate» ma di «pronti contro termine» che hanno «una rilevante onerosità» per la banca. Una nota ha infatti spiegato che le operazioni «Alexandria» e «Santorini» realizzate dal Monte Paschi di Siena «rappresentano investimenti effettuati su Btp a lunga durata, finanziati attraverso operazioni di pronti contro termine e le cui cedole sono state oggetto di asset swap al fine di gestire il rischio tasso assunto». Non si tratta quindi di derivati ma di operazioni di pronti contro termine su titoli di Stato italiani e al loro potenziale pricing in collegamento con le perdite derivanti da investimenti pregressi. L'investimento originariamente effettuato in «Santorini» è stato liquidato nel 2009, mentre quello in «Alexandria» è stato interamente rimborsato alla banca nel dicembre 2012. Lo scandalo derivati va comunque a impattare non poco sulla campagna elettorale. Il Mps è tradizionalmente considerato e collocato nell'alveo della sinistra italiana. La Fondazione ha un organo di vertice espressione delle giunte locali che hanno un colore inequivocabile. Chiaro che ora la marea montante può investire anche il Pd. E non a caso ieri Bersani è stato più volte inseguito sull'argomento. «Non c'è nessuna responsabilità del Pd, per l'amor di Dio...» perché «il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche» ha affermato il segretario del Pd. E sulle possibili ripercussioni ha aggiunto: «Assolutamente no». Anche se lo stesso ha poi aggiunto sulla vicenda che «si tratta di un fatto certamente preoccupante». In fondo questo potrebbe essere solo l'inizio. Fil. Cal.