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Neanche il tempo di archiviare le elezioni politiche e regionali in Lombardia, Lazio e Molise - in programma il 24 e 25 febbraio - che inizierà un'altra campagna elettorale: quella per le amministrative.

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L'eventualeturno di ballottaggio si terrà invece domenica 9 e lunedì 10 giugno. Nessuna «guerra lampo», nessuna campagna mordi e fuggi: ci aspettano oltre quattro mesi di scontro elettorale. Anche perché tra centinaia i Comuni italiani che andranno al voto, ce n'è uno, il più importante, i cui destini sono strettamente legati al contesto nazionale: Roma. È bastato un tweet del sindaco Gianni Alemanno per infiammare gli animi e alzare i toni. «Come promesso, non mi sono candidato al Parlamento. Senza paracadute mi ricandido a sindaco per aiutare Roma ad uscire dalla crisi», scrive il primo cittadino di Roma Capitale su Twitter. Un frase che basta allo sfidante Alfio Marchini per concedere l'onore delle armi, non senza un filo d'ironia: «Alemanno si ricandida senza paracadute. È un gesto coraggioso che gli fa onore, ma viste le promesse tradite, è giunto il tempo di cambiare». Il Pd s'affida invece al sarcasmo, per bocca del segretario romano e zingarettiano di ferro, Marco Miccoli: «Se Alemanno si ricandiderà senza il paracadute si farà molto male... Il peggior sindaco che Roma abbia mai avuto nei sondaggi è sotto il 30% e non c'è ancora il candidato del centrosinistra. Consigliamo di metterselo il paracadute. E anche bello grande...». L'ex assessore alla Cultura ed ex fedelissimo del sindaco, Umberto Croppi - anche lui candidato sindaco - attacca: «Dovrebbe essere normale non pensare alla necessità di sottolineare di non avere paracaduti. È strano come diventi notizia candidarsi per una carica pubblica senza avere garanzie di sorta. In ogni caso speriamo, però, che il paracadute ce l'abbiano i romani». Non proprio una dichiarazione d'amore per una persona un tempo legatissima ad Alemanno. Una cosa però è certa, nella schiera infinita degli aspiranti candidato sindaco (c'è anche l'ex ministro del governo Prodi Alessandro Bianchi, che sulla ricandidatura di Alemanno dice: «Non c'è limite al peggio»), un dato oggettivo c'è: sinora l'attuale primo cittadino non ha uno sfidante. O almeno non ce l'ha nel campo del centrosinistra. E anche nello schiermaneto montiano, lo scenario è tutt'altro che limpido. Alfio Marchini, ad esempio. L'imprenditore, rampollo di una famiglia storicamente considerata nella Capitale vicina alla sinistra, ha ricevuto ieri l'altro l'endorsement del leader Udc Pier Ferdinando Casini: «È una persona che stimo». Un'investitura che va però conciliata con la candidatura civica di Croppi, considerato vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini. È evidente che due candidatura di area montiana sarebbero improponibili. E poi c'è sempre lo spettro di Andrea Riccardi. Ancora più increspate le acque nel centrosinistra, dove gli aspiranti sindaco abbondano. Nel Pd ci sono l'eurodeputato David Sassoli, il deputato uscente, ex ministro ed ex assessore della Giunta Rutelli Paolo Gentiloni, il capogruppo in Assemblea Capitolina e futuro deputato Umberto Marroni (che, avendo partecipato alle primarie per scegliere i Parlamentari avrebbe bisogno di una deroga ad hoc per correre per il Campidoglio), il senatore Ignazio Marino, l'assessore provinciale Patrizia Prestipino. Sel ha invece deciso di puntare sul consigliere regionale uscente Luigi Nieri, ex assessore al Bilancio della Giunta Marrazzo. Tutti puntano a vincere le primarie, garantite dallo stesso Miccoli. «Il candidato verrà scelto con le primarie», assicura. Ma loro, i candidati, spingono affinché vengano fissate il prima possibile. Del resto, negli altri Comuni si sono già svolte. Solo a Roma no. «Dopo l'indicazione da parte del governo della data per le elezioni comunali, il Pd congiuntamente alle forze di centrosinistra dovrà fissare le primarie per scegliere il candidato sindaco di Roma», dice Marroni. D'accordo Nieri: «Ora che è stata definita la data per le amministrative, il centrosinistra deve indire subito le primarie per il Campidoglio. I cittadini devono poter scegliere al più presto lo sfidante di Alemanno e il candidato sindaco deve avere tutto il tempo necessario per affrontare adeguatamente una sfida importantissima per Roma. La soluzione migliore e una risposta a tutte queste esigenze è certamente quella che prevede le primarie capitoline prima di Pasqua. È arrivato il momento di accelerare. Roma è pronta a voltare pagina, e il centrosinistra non deve restare indietro». Gentilini dal canto suo affida a Twitter le proprie considerazioni: «Si vota a Roma il 26 e 27 maggio. Un paio di mesi prima le primarie. Noi siamo pronti», mentre Sassoli dice: «Roma in questi anni ha sofferto troppo e con la data delle amministrative il centrosinistra ora ha la responsabilità di indicare un percorso che, partendo dalle primarie, sappia proporre un progetto per il rilancio della Capitale. C'è tutto il tempo per fare un buon lavoro, senza distrarci dalla bussola che ci indica nella vittoria alle elezioni politiche con Bersani e a quelle regionali con Zingaretti, l'avvio di quella svolta tanto attesa dai cittadini di Roma». Il segretario regionale Enrico Gasbarra invece sprona i suoi: «Oggi che sappiamo la data delle elezioni, sappiamo anche il giorno nel quale finalmente il Campidoglio di Roma sarà liberato e tornerà ad avere un sindaco dei cittadini. La destra dal 2008 ci ha fatto il sorpasso, abbiamo tenuto duro in Provincia con Nicola Zingaretti, ma a Roma e in Regione la destra ci ha colto di sorpresa. Quei momenti difficili ora sono al tramonto grazie a un partito presente che ha fatto una forte opposizione». I problemi in ogni caso non mancano. Il regolamento d'iscrizione alle primarie, numeri alla mano, limita realisticamente a quattro il numero dei partecipanti. C'è poi la questione dei Municipi: con le primarie Sel, principale alleato del Pd, non ne prenderebbe nessuno a meno di una convergenza ampia sui candidati vendoliani. Votare il 26 maggio, vuol dire inoltre presentare le liste il 26 aprie e compilarle almeno 15 giorni prima in modo da espletare la procedura della raccolta delle firme necessarie. Per garantire un'adeguata campagna elettorale agli sfidanti, bisognerebbe indire le consultazioni verso la metà di marzo. Quando i giochi per la formazione del nuovo governo saranno probabilmente ancora tutti aperti, soprattutto in caso di pareggio al Senato e conseguente, necessario, accordo tra Pd-Sel e Monti. Nella trattativa entrerebbero inevitabilmente l'accordo alla Regione Lazio e, soprattutto, la scelta del candidato sindaco e far svolgere le primarie verrebbe visto come uno sgarbo dai montiani. Per questo una parte del Pd romano si starebbe convincendo della necessità di un accordo per portare Alfio Marchini a sfidare Alemanno. Blindando l'accordo con i montiani. Ma gli equilibri interni al partito sono ancora in fase di definizione: la pancia dei democratici non vuole sibure emarginazioni.

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