Un trailer intrigante per un film, alla fin fine, abbastanza deludent
Quell'«adessovi rovino» ringhiato dopo aver appreso della propria esclusione dalle liste elettorali aveva fatto presagire una vera e propria resa dei conti all'interno del Pdl. L'aver convocato immediatamente dopo una conferenza stampa sembrava la logica conseguenza della minaccia. E invece alla fine Nicola Cosentino dice molto di meno di quanto ci si aspettasse e, forse, di quanto lui stesso avrebbe voluto. Qualche sassolino dalla scarpa se lo toglie, è vero. In particolare nei confronti di Angelino Alfano, col quale «non sono mai venuto alle mani, non ho niente contro i perdenti di successo». O contro il rivale storico in Campania, Stefano Caldoro, «che ha sempre giocato a fare il buono contro il cattivo. Ma ora il cattivo non c'è più e per la campagna elettorale se la deve vedere da solo». Per il resto, però, l'ex sottosegretario sposa il basso profilo. Accetta l'esclusione dalle liste, «assolve» Silvio Berlusconi, «con il quale resta un rapporto di grande stima e amicizia», smentisce categoricamente la «fuga» con le liste elettorali. «Non sono mai fuggito davanti a niente, è solo una montatura dei giornali», spiega. E alla fine la responsabilità della sua esclusione viene addossata proprio alla stampa e alla sinistra. «Una montatura» ripete Cosentino riferendosi alle accuse che lo vorrebbero legato alla camorra, tutta una farsa che avrebbe messo in piedi la sinistra «perché da coordinatore, dal 2006, ho sempre vinto le elezioni in una regione "rossa" come la Campania, facendo conquistare al Pdl la poltrona di governatore e tutte le Province». E ai giornalisti dice: «Ora sceglietevi un'altra icona del male». La conferenza stampa era fissata all'hotel Excelsior alle 12. Poi la ressa di fotografi e giornalisti costringe i fedelissimi di Cosentino a spostare tutto alle 14 in una sala dell'albergo più capiente. Lui si fa schermo ancora una volta con l'ironia: «Così tante foto per un imprensentabile?» chiede ai presenti. Poi, con al fianco i deputati Amedeo Laboccetta ed Enzo D'Anna, il senatore Cosimo Sibilia e l'assessore regionale Sergio Vetrella, «Nick o'mericano» esordisce ricordando il grande lavoro fatto tra il 2006 «quando il partito era ai minimi storici in questa regione» e il 2008. Da lì cominciano i suoi problemi giudiziari. «Sono parlamentare dal 1996, perché prima nessuno si è interessato a me?». «Resto vincolato al Pdl e al presidente Berlusconi» dice l'ex sottosegretario, che però ora si sente più proiettato verso la soluzione delle vicende giudiziarie. «Non sono scappato dai processi - specifica - sono io che ho chiesto un processo immediato e da due anni non c'è uno straccio di prova». Però è successo che «qualcuno ha regalato un sondaggio al partito dicendo che se si fossero candidate talune persone, me compreso, forse avremmo preso qualche volto in più in Campania e forse ne avremmo persi altri a livello nazionale. Quindi mi hanno chiesto di fare un passo indietro». Quindi, continua Cosentino, «questa esigenza di rincorsa affannosa al consenso per battere le sinistre è prevalso sul principio di garantismo che pensavo fosse radicato nel partito». Da parte sua l'ex sottosegretario non farà campagna elettorale, «ho lottato fino all'ultimo per essere candidato, ma resterò comunque nel partito, pur essendoci altre liste che si erano dette pronte a ospitare una mia candidatura. Non vendo la mia dignità per l'impunità». E sulla possibilità di andare in carcere, Cosentino si dice tranquillo: «Non accadrà, perché ora non sono più parlamentare e non si accaniranno più contro di me». Le accuse, quelle per il deputato «sono assolutamente false. Io non sono mai stato il referente politico dei casalesi. In Parlamento l'unico referente dei Casalesi, di quelli buoni, è piuttosto Italo Bocchino, che è stato eletto nel collegio di Casal di Principe».