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Frattini: "I moderati sono maggioranza e con Monti possono vincere"

Il segretario di Stato Usa Hillary Clintoni e il ministro degli Esteri Franco Frattini

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"Se davvero Monti si mettesse alla loro guida, la partita sarebbe riaperta. Se, invece, rimanesse dietro le quinte, per il centrodestra le cose si complicherebbero terribilmente". Franco Frattini, da sempre tra i più «montiani» del Pdl, sembra quasi tirare un sospiro di sollievo. Dopo gli strappi delle ultime settimane, anche Berlusconi si è schierato con chi vuole vuole un bis del Prof a Palazzo Chigi. E per chi su questo punto non ha mai ceduto, arrivando a votare contro le disposizioni del gruppo, è quasi una vittoria personale. Onorevole Frattini, che significato ha la partecipazione di Mario Monti alla riunione del Ppe? «Io apprezzo sempre la sobrietà del presidente Monti quando chiarisce che i contesti internazionali non sono le sedi adatte per parlare di questioni interne. Le sue decisioni saranno prese al momento giusto. Noi speriamo che accetti di porsi alla testa dei moderati, e ora questo auspicio è condiviso anche da tutto il popolarismo europeo. Bisognerà aspettare con calma che lui avrà fatto le necessarie riflessioni. Auspicare il suo sì è una cosa, tirarlo per la giacca un'altra». Quale potrebbe essere il momento giusto per l'annuncio? «Credo dopo l'approvazione della legge di Stabilità e del decreto sull'Ilva, che sono le questioni residue più spinose che il governo deve ancora affrontare. Presumibilmente potrebbe accadere intorno alla vigilia di Natale. Fare un passo avanti prima di quel momento sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti della maggioranza che l'ha sostenuto, che comprende anche il Pd». Non c'è il rischio che l'appoggio europeo a Monti sia un'arma a doppio taglio?In fondo la Merkel non è il personaggio più popolare in Italia... «È un pericolo che dobbiamo allontanare. Bisogna far capire alla gente che un governo Monti farebbe il bene dell'Italia, non di Berlino. E poi, se permette, parole di elogio al premier ieri non sono arrivate solo dai popolari europei, ma anche da leader di sinistra come Hollande. La candidatura del professore non è un accordo tra cancellerie». Con Monti il centrodestra vincerebbe le elezioni? «I moderati sono ancora maggioranza nel Paese. Di certo la partita sarebbe riaperta». Che ruolo dovrebbe avere in questo scenario Silvio Berlusconi? «Le sue parole di ieri dimostrano una lucidità politica che ho molto apprezzato. Si potrebbe ritagliare il ruolo di contributore all'aggregazione di tutte le anime italiane che si riconoscono nel Ppe, dai partiti alla società civile. Un progetto che a lui non è riuscito ma ora potrebbe riuscire a Monti». Veramente il Cavaliere sembra immaginarsi ancora come leader della coalizione. «Se Monti scendesse in campo si determinerebbe un'aggregazione completamente diversa, che andrebbe oltre il Pdl. Il ruolo di leader, di federatore di questa coalizione, spetterebbe al Professore». E se Monti vi dicesse no? «Si aprirebbe per il centrodestra una fase completamente incerta. Sappiamo già che la Lega si è detta contraria a un'alleanza con il solo Pdl, si andrebbe verso una pesante e certa sconfitta elettorale a vantaggio della sinistra». Non temete altre «giravolte» di Berlusconi? «Ormai siamo arrivati alla stretta finale, come le ho detto spero in un'imminente presa di posizione di Monti. Non c'è più tempo per i ripensamenti». Il Cavaliere vorrebbe nell'alleanza anche la Lega. La ritiene un'ipotesi plausibile? «La Lega ha chiuso le porte a qualsiasi tipo di accordo, rifiutando anche quello che accade in altri Paesi, come la Germania, dove la Csu, un partito localistico proprio come il Carroccio, collabora attivamente con la Merkel. Mi sembra difficile che chi propone referendum sull'euro possa condividere i valori del Ppe». Ritiene vicini all'addio anche gli ex An? «Loro hanno collaborato alla nascita del Pdl e si sono riconosciuti nei valori del Ppe. In molti sono ancora coerenti con quelle scelte, penso a gente come Alemanno o Matteoli. La prospettiva federatrice di Monti può avere larghe basi. Certo, c'è chi come La Russa è sempre stato molto critico nei confronti del governo. Ora la scelta spetta a loro, inutile chiedere a noi». Domenica sarà alla manifestazione romana con Alemanno e Alfano. C'è ancora un rischio di scissione? «Assolutamente no. Ribadiremo solo la nostra adesione ai valori del Ppe. Da questo punto di vista, le stesse parole pronunciate ieri da Berlusconi hanno sgombrato il campo da ogni dubbio».

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