Bersani sfida la «spocchia» del Professore

PierLuigi Bersani torna nella «sua» Bettola. Il paese dove è nato e dove, lo scorso 14 ottobre, iniziò la corsa che lo portò a battere Matteo Renzi conquistando la candidatura a leader del centrosinistra. Stavolta il panorama è diverso. C'è la neve ma, non basta a fermare il segretario del Pd. Che non ha alcuna intenzione di cambiare strategia. Il punto di forza della sua campagna elettorale sarà il contatto con le persone. Televisione sì, ma lo stretto necessario. «Ho visto le statistiche che dicono che Berlusconi ha fatto 63 ore in tv, Monti 62 e io 28 - sottolinea -. Io sono per la modica quantità. Ci vuole la televisione, ma se facciamo solo quella aumentiano il distacco fra un cittadino che non vuole sentirsi spettatore e la realtà politico istituzionale». In ogni caso stasera Bersani sarà ospite di Ilaria D'Amico allo Spoglio su SkyTg24. Un appuntamento quasi obbligato visto che, nelle precedenti due settimane, sulla stessa sedia si sono seduti i suoi principali avversari. Ma questo non cambia l'obiettivo. Che resta quello di proporsi come la proposta politica più distante tanto da Professore che dal Cavaliere. Per questo il candidato premier del centrosinistra non rinuncia ad una battuta su Monti che, in mattinata, dalle pagine del Corriere della Sera, lo ha criticato per la scelta di sposare «posizioni radicali e massimaliste» alleandosi con Sel e la Cgil. «Il presidente del Consiglio - sottolinea - tende a guardare un po' le cose dall'alto, a me piace guardare di più all'altezza degli occhi della gente comune, che ha bisogno di un cambiamento». L'idea, enunciata da Monti, di «togliere l'Italia dalle mani degli incapaci», aggiunge Bersani, «è un programma ambizioso. Ci sono capaci e incapaci...» Il leader del Pd incassa comunque positivamente la notizia che anche il premier si dica disponibile a modificare aspetti della riforma del lavoro messa a punto dal ministro Elsa Fornero: «Meno male che cominciamo a correggere qualcosa di quell'Agenda. Bene che lo dica lui, quando lo diciamo noi è una bestemmia...». «Abbiamo fatto in modo che il lavoro precario costasse di più - prosegue - ma non che il lavoro stabile costasse meno. Mi dicano se è vero o no che quest'anno avremo un problema di cassa integrazione che è da coprire. Mi dicano se è vero e proviamo a discutere come si fa». Poi torna a parlare delle liste del Pd e della scelta di non candidare «impresentabili»: «Il gesto che abbiamo fatto mette il Pdl in condizione di dover decidere qualcosa. Noi abbiamo preso provvedimenti su casistiche infinitamente meno rilevanti di quelle che ha fra le mani il Pdl. Vedano un po' come regolarsi». E rivendica con orgoglio il fatto di non aver messo il proprio nome sul simbolo: «Ma si è visto o no che io sono l'unico che non ha il nome sul simbolo? E questo nonostante sia l'unico che potrebbe metterlo dopo le primarie con 3.200.000 voti. Altri al se sarnì per lu ("si è scelto da solo" in dialetto piacentino ndr) o no?» In ogni caso Bersani sa che il nodo della campagna sarà la battaglia per la coqnuista del Senato. Per questo torna a parlare del «voto utile». «Spiegatela così - suggerisce ai presenti - i voti sono tutti utili e vanno rispettati: c'è un voto che è utile per protestare, un voto che è utile per fare testimonianza, ma per battere la destra e vincere c'è un solo voto utile, quello per il Pd e per il centrosinistra: o vinciamo noi o vincono loro».