Bersani sbatte sul Muro di Berlino Il Pd ha paura di Monti candidato

Che le opinioni estere abbiano assunto un'importanza fondamentale nelle prossime elezioni italiane è sotto gli occhi di tutti. C'è chi le chiama ingerenze inaccettabili, ma d'altro canto si tratta di un processo irreversibile. Chi chiede all'Europa di condividere il debito, deve accettare di condividere anche un po' di dibattito politico. «Chi chiede gli euro-bond, deve sapere che porteranno anche gli euro-premier», sottolineava ieri Antonio Polito sul Corriere della Sera. Si tratta di una lezione che a destra faticano a digerire, ma che in passato sembrava assimilata assai meglio a sinistra. Dove peraltro la partita era molto più facile: con tutta - o quasi - la stampa estera schierata contro Berlusconi, non c'era niente di più ovvio che brandire le prime pagine dei vari Economist, Wall Street Journal o Financial Times per mostrare agli italiani il discredito che il Cavaliere, stando a quelle cronache, stava gettando sul Paese. Ma con il tempo gli scenari cambiano e se fino a qualche mese fa la partita era tutta in discesa, ultimamente le cose si sono fatte assai più scivolose. E un cavallo sul quale si è puntato ininterrottamente negli ultimi anni può all'improvviso rivelarsi indigesto. La dimostrazione sta nell'immagine apparsa ieri sulla homepage del sito del Partito Democratico. Vi campeggia la scritta «Sarà ancora Italia-Germania?» mentre sullo sfondo ci sono le foto più significative dei quattro trionfi della nazionale azzurra su quella tedesca: il 4-3 dei mondiali messicani nel 1970, il 3-1 del trionfo mundial in Spagna nel 1982, il 2-0 in casa teutonica con cui gli azzurri si aggiudicarono la semifinale iridata nel 2006 e, ricordo assai più recente, il 2-1 firmato da una doppietta di Balotelli con cui l'Italia, per una volta sfavorita, ha eliminato dagli ultimi Europei la rampantissima Germania di Loew. L'intento è quello di tirare una frecciata ad Angela Merkel, «colpevole» di aver caldeggiato nel corso dell'ultima assemblea del Ppe la candidatura di Mario Monti alle prossime elezioni proprio contro il candidato del Pd, Pier Luigi Bersani. E fin qui niente di male. L'operazione, anzi, sembra azzeccata. Il significato è semplice: state attenti, tedeschi, perché se cercate di influire contro le decisioni italiane, farete la fine che avete già fatto quando ci siamo affrontati sui campi di calcio, sarete sconfitti. Il richiamo allo sport più popolare del Paese, inoltre, è capace di pizzicare le corde giuste in qualsiasi tipo di elettorato. Il problema, semmai, è il bersaglio contro cui è stato scagliato l'anatema. Trattasi, infatti, di quella stessa Angela Merkel che, poco più di un anno fa, rideva pubblicamente di Silvio Berlusconi insieme a Nicholas Sarkozy infierendo sulla credibilità di un premier che stava vivendo i suoi ultimi, complicatissimi giorni a Palazzo Chigi. In quel caso dal Pd non si alzarono proteste contro l'ingerenza tedesca o, più in generale, europea. Anzi, si sottolineò come i più importanti capi di Stato continentali avessero completamente perso la fiducia nel premier italiano. Che, a fronte della situazione, avrebbe dovuto dimettersi al più presto. Volendo tornare alla metafora calcistica, a quell'epoca i democratici tifavano per la Germania contro l'Italia. Ma chi di Germania ferisce di Germania perisce. Ora che Silvio Berlusconi è stato definitivamente scaricato dall'elite europea, quest'ultima non ha certo pensato di mettere Bersani al suo posto. Era impossibile, peraltro, che personalità facenti saldamente parte del mondo conservatore potessero appoggiare una coalizione comprendente anche Nichi Vendola. Semplicemente, si sono rivolte all'unico uomo capace di rovinare i piani di Bersani & Co, Mario Monti. Di qui l'«irata» homepage del Pd, i cui curatori del sito non sono nuovi peraltro a imprese di questo genere. Alcune riuscite, come l'immagine tratta da Totò-truffa per descrivere la trattativa sulla legge elettorale o quella del Marchese del Grillo di Alberto Sordi per descrivere il comportamento del comico genovese con i militanti del suo partito: "Io so' io e voi nun siete un c...". Altre più discutibili, come quella dei Fantastici 5 alla vigilia del confronto tivvù tra i candidati alle primarie, parodiata un po' dappertutto in giro per il web. La morale della vicenda è abbastanza semplice: meglio fare molta attenzione quando si decide di cavalcare l'indignazione estera per quello che accade in Italia. C'è il rischio che, al prossimo giro, si venga a propria volta presi di mira. E cambiare la squadra di calcio per cui si tifa è un peccato che, in Italia, un appassionato non perdonerebbe mai.