Berlusconi non lascia e raddoppia da Santoro
Il giornalista provoca, incalza, tenta di metterlo in difficoltà Il Cavaliere tiene testa e rilancia. E alla fine ne esce vincitore
Silvio Berlusconi ospite da Michele Santoro, i due grandi nemici dell'arena mediatico-politica italiana. Due professionisti e perfezionisti del loro campo, capaci di tenere la scena da soli per oltre due ore senza risparmiarsi colpi bassi ma senza mai perdere il ritmo dello show. Con tanti altri protagonisti intorno che però fanno solo scenografia. Persino Travaglio, l'uomo che ha costruito la sua fama sulla battaglia al Cav, sembra spaesato, non affonda il colpo. E c'è chi ironizza su Twitter: «È come Baggio che sbaglia il rigore nella finale del Mondiale col Brasile». Col'ex premier che indossa sorridente la maglia verdeoro. È stato forse il primo vero dibattito tv al quale Berlusconi ha partecipato, con domande incalzanti e contraddittori serrati. Ma il Cav ne è uscito da vincitore, perdendo la calma in poche occasioni e non rinunciando quasi mai al sorriso, anche quando si parla dei suoi processi o delle «gaffe» ai meeting internazionali. Al punto che viene da chiedersi perché sia sempre sfuggito a un serio faccia a faccia. Con la sua dialettica, lo ha dimostrato anche ieri, non deve temere nessun Santoro. Dodici anni, tanti ne erano passati dall'ultima volta in cui i due si erano incrociati. Indirettamente, con la telefonata in diretta durante Raggio Verde e l'ormai storico «Santoro, si contenga, lei è un dipendente pubblico!». Un anno dopo arrivò l'«editto bulgaro», mentre per trovare l'unica ospitata «fisica» del Cavaliere in una trasmissione del giornalista bisogna addirittura risalire al 13 aprile 1995. Tra il pubblico in studio si riconoscono persino attori come Massimo Boldi e Isabella Ferrari. Perché lo spettacolo che sta per cominciare va molto oltre l'aspetto politico. Berlusconi arriva con Bonaiuti, a chi gli chiede come sta, risponde serio ma sereno: «Bene, comunque andrà per me va bene». Intanto sugli schermi risuona Granada, l'aria si fa da corrida. Santoro si perde in una lunga e incomprensibile introduzione, ma è anche la sua serata, va bene tutto. Silvio, l'altra star, viene inquadrato solo dopo 17 minuti, mentre scorre un reportage da quel nord che votava in massa per il Cav e ora, stremato dalla crisi, sembra avergli voltato le spalle. La prima domanda di Santoro non è di «riscaldamento», ma va dritta al punto: «Presidente, lei affiderebbe una sua azienda sull'orlo del fallimento al manager che l'ha già guidata per 8 degli ultimi dieci anni e ne ha oltre 70 d'età?». Il Cavaliere non si scompone: «Sì, se si chiamasse Silvio Berlusconi». E dal primo scambio si capisce già che i due pugili si sono presentati all'appuntamento in piena forma. Si parte all'insegna del fair play. L'ex premier arriva addirittura a sussurrare un «Santoro di queste cose se ne intende» quando si parla di economia. Ma a nessuno dei due può andar bene un clima di concordia: a Santoro per l'audience, a Berlusconi per i sondaggi. E allora la temperatura si alza sull'Imu. «Perché l'avete votata?» chiede Giulia Innocenzi. «Siamo stati costretti» risponde il Cavaliere, prima di riattaccare la tiritera sui poteri troppo limitati del premier. «Allora faccia un colpo di Stato» lo provoca Santoro. E Silvio risponde: «Ma lei è andato all'università o ha fatto le serali?». Il pubblico applaude. Non sarà politica di fine costrutto, ma è uno spettacolo di alta godibilità con punte di ironia, soprattutto da parte di Berlusconi, inarrivabili. Al punto che lo stesso Silvio chiede: «Ma siamo forse a Zelig?». A poco a poco il Cavaliere riesce a far passare tutti i messaggi a cui più tiene. La crisi? «Non è stata colpa del nostro governo, quando ce ne siamo andati noi andava ancora tutto bene». Il governo tecnico?«Hanno voluto fare di testa loro anche su provvedimenti che avevamo avviato noi, perché si sono tutti montati la testa». E infine la sinistra illiberale: «La tassa sulla prima casa - grida - è colpa della sinistra criminale e comunista che vuole l'odio!». Santoro gongola: «Portategli un bicchiere d'acqua, lo voglio così, mi piace così!». Alle 22.17 arriva il momento di Travaglio. Ma la prima requisitoria del vicedirettore de Il Fatto è debole. Si parla del caso-Ruby e della presunta «congiura» che avrebbe rovesciato il governo del Cav per instaurare Monti, ma il giornalista non riesce a colpire nel segno. Il meglio arriva a notte fonda, quando Travaglio passa in rassegna processi e candidature impresentabili di Berlusconi. Ma il Cav ribalta il quadro: legge tutte le condanne subite per diffamazione dall'avversario. «Solo in sede civile», precisa Travaglio, che sembra scosso. Ma a sorpresa è Santoro a perdere la calma per difendere il collega, alza la voce, Berlusconi lo accusa di parlare a vanvera, il giornalista perde il filo. Poi il Cavaliere si riprende la sedia dov'era seduto Travaglio e, prima di accomodarsi, pulisce con un fazzoletto il sedile. Il pubblico sghignazza, è il momento top. Santoro accusa il colpo: «Fino a due terzi della trasmissione mi sono divertito». Berlusconi risponde: «Io mi diverto anche adesso a vedere quanto lei è in difficoltà». È solo un attimo, però. Il sorriso torna presto sul volto e alla fine persino i detrattori più convinti non riescono a non provare un po' di simpatia. Se non per il politico, almeno per l'uomo Berlusconi. Ed è questo il verdetto finale: lo showman Silvio ne esce da assoluto vincitore, e la televisione ne guadagna una serata memorabile. Il governo del Paese, quello resta difficile da conquistare. Dopo ieri sera, però, forse un po' meno.