La triste parabola di Rutelli da enfant prodige a escluso
Almenoin primo piano. Francesco Rutelli, l'enfant prodige, il più giovane segretario dei Radicali a soli 26 anni, è rimasto fuori dalle liste per entrare in Parlamento. O meglio, come ha preferito spiegare, è stato lui a decidere di non candidarsi con nessuno. Anche perché il progetto che voleva realizzare, far nascere un terzo Polo, è fallito miseramente. Aveva pensato, l'ex sindaco di Roma, di creare una nuova alleanza con Gianfranco Fini e con l'Udc di Pier Ferdinando Casini. Ma il leader Udc – vecchia volpe della politica – si è sfilato presto, lasciando ai due compagni di avventura poche briciole: qualcosa sopra l'1 per cento a Fli, percentuali di poco superiori allo zero a Rutelli. Ma mentre il presidente della Camera è riuscito a restare agganciato al carro di Monti, il leader di Api è rimasto a terra. Così ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco e, in un colloquio con il Corriere della Sera, ha confermato che non sarà candidato. «Sono stato fuori dal Parlamento altre volte nella mia vita, è un "sabbatico" che può far bene, e certo non significa minore impegno politico. E sto preparando qualcosa, di personale e non politico, che sorprenderà molti». «Api - ha proseguito – continuerà il proprio impegno. Il 25 gennaio riuniamo il Consiglio nazionale e ci pronunciamo sulle liste in campo. L'anno prossimo parteciperemo alle Europee». Per il momento, però, scende dal palcoscenico. Fatto che, per uno che in quel mondo è entrato subito da protagonista, sa tanto di sconfitta. Rutelli è stato a 39 anni ministro per un giorno con Ciampi e poi sindaco di Roma, battendo Gianfranco Fini. Un'altra volta sindaco nel '97 e poi leader dell'Ulivo e candidato a palazzo Chigi contro Berlusconi nel 2001. Ma dalla sconfitta con il Cavaliere, «Cicciobello» come lo battezzò in consiglio comunale Teodoro Buontempo (a sua volta soprannominato «Er pecora» per i capelli ricci) ha imboccato una lunga parabola discendente. Certo Rutelli ha poi fatto il vicepremier nel governo Prodi del 2006, come ministro dei Beni culturali, ma nel bilancio finale sono più le caselle con il segno meno che quelle con il segno più. La candidatura per il terzo mandato da sindaco di Roma, finita con la sconfitta al ballottaggio contro Gianni Alemanno, la lunga disputa con il partito Democratico, culminata con l'uscita nel 2009 per fondare Api e infine l'inchiesta in cui è finito quello che è stato per anni il suo uomo più fidato, Luigi Lusi, accusato di aver sottratto oltre 22 milioni dalle casse della Margherita di cui era il tesoriere. Uno scandalo in cui Rutelli non è stato assolutamente coinvolto. Ma che gli ha comunque allontanato, a giudizio di molti, le simpatie di tutti i partiti.