«Impresentabile». Ma nel 2011 il Pd puniva gli anti-Crisafulli
Vadimiro«Mirello» Crisafulli è stato escluso dalle liste del Pd. Lui, il re di Enna, una vera e propria «miniera» di preferenze, vincitore delle parlamentarie locali e, quindi, di diritto in corsa per confermare il suo posto da senatore. La Commissione di Garanzia del partito presieduta da Luigi Berlinguer ha deciso che non era il caso. Che quel rinvio a giudizio per concorso in abuso d'ufficio, unito alla prescrizione per concorso in associazione mafiosa, mal si sposava con l'immagine del Pd. Vladimiro non ha gradito, i big Democratici hanno fatto a gara per sottolineare la massiccia dose di moralità che scorre nelle vene del partito sfidando e invitando anche gli altri a seguire l'esempio. Peccato che, due anni fa, la stessa commissione la pensasse un po' diversamente. La storia inizia il 15 aprile 2010. Un gruppo di parlamentari ed esponeni locali scrive una lettera aperta (pubblicata dal quotidiano Europa) al segretario Pier Luigi Bersani e al coordinatore regionale siciliano Giuseppe Lupo. Firmano l'avvocato e consigliere comunale di Agrigento Giuseppe Arnone, i senatori Francesco Ferrante ne Giuseppe Lumia, i deputati Roberto Della Seta ed Ermete Realacci, l'ex parlamentare Angelo Lomaglio. Crisafulli potrebbe essere candidato a sindaco di Enna. La prescrizione per i suoi presunti rapporti con il boss mafioso Raffaele Bevilacqua è già arrivata. Ma, scrivono, «il fatto che tale relazione sia stata ritenuta penalmente irrilevante, non ne sminuisce la gravità sul piano dell'etica pubblica e non toglie che essa qualifichi il senatore come del tutto inadatto a rappresentare a così alto livello il Pd in Sicilia». «Forti di questa convinzione - concludono -, vi rivolgiamo un appello pressanteperché impediate che nelle elezioni di Enna il vostro, il nostro partito lo candidi a sindaco». Risultato? Crisafulli chiede che il partito adotti provvedimenti disciplinari nei confronti di chi lo ha attaccato. Il 3 marzo 2011 si riunisce la Commissione di Garanzia presieduta da Berlinguer che «censura» i quattro parlamentari per «dichiarazioni in contrasto con il Codice etico». Insomma, i cattivi sono loro. Oggi, dopo due anni, qualcosa è cambiato. «Un ravvedimento tardivo ma operoso» lo definiscono Della Seta e Ferrante. Crisafulli è fuori dalle liste. Loro, purtroppo, anche. Nic. Imb.