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La Rivoluzione di Ingroia è sempre meno civile

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Borsellino e Claps strappano: «Troppi politici in lista» Intanto l'ex pm gela i Dem: nessun patto di desistenza

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Lacomposizione delle liste dell'ex procuratore aggiunto di Palermo sta infatti causando più di un malcontento tra le personalità che ne avevano sollecitato l'impegno politico. E dopo i passi indietro dei «professori» che avevano stilato il manifesto «Cambiare si può», tra i quali Paul Ginsborg, a esprimere fortemente il malumore per i troppi «vecchi arnesi» della politica inseriti nei primi posti degli elenchi è Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso dalla mafia. «Avevo pensato - ha scritto Borsellino su Facebook - di dover aspettare la pubblicazione delle liste, ma già da oggi purtroppo posso avere sentore di quello che leggerò». «I due rappresentanti del mio movimento che, insieme a tanti altri giovani, mi avevamo dato la disponibilità a essere candidati con Rivoluzione Civile non hanno trovato posto nelle liste se non posposti, e non di poco,ad altri nomi sia di politici che della società civile. I primi in base alle contrattazioni di vecchio stampo tra i partiti, i secondi scelti in base alla notorietà e alla visibilità mediatica che non sempre coincidono con l'impegno civile». «A questo punto - la conclusione - difficilmente potrò confermare quell'appoggio che, dopo alcune perplessità iniziali, avevo dato a Ingroia. Probabilmente qualcuno era interessato unicamente alla mia candidatura e una volta venuta a cadere questa ipotesi e dopo che io ho preteso con forza una smentita tardata ad arrivare, non ha ritenuto di volere dare fiducia a questi giovani». I nomi ai quale allude Borsellino sono Lidia Undiemi e Benny Calasanzio, ma non saranno solo loro a non comparire nella lista di Ingroia. A ritirare il proprio appoggio è stato infatti anche Gildo Claps, fratello di Elisa, la ragazza potentina il cui cadavere è stato ritrovato solo 17 anni dopo la scomparsa. Per lui era pronto il posto numero due nella lista per ilSenato in Basilicata, ma all'ultimo momento avrebbe comunicato la rinuncia sempre, pare, per la presenza di troppi politici negli elenchi, tra i quali Antonio Belisario dell'Idv previsto capolista proprio in Basilicata. Una serie di circostanze che hanno fatto storcere il naso anche a Livio Pepino, ex magistrato e promotore del manifesto «Cambiare si può» che, pur approvando la base programmatica del movimento ha criticato «un metodo nella composizione delle liste che non ha sufficienti elementi di novità e che segue i vecchi sistemi di indicazione dall'alto dei candidati». Dal canto suo Ingroia, dopo aver replicato a Borsellino che «Rivoluzione civile vuol dire mettere insieme le forze migliori della società e quelle della politica», va avanti per la sua strada. Che, per il momento, non dovrebbe incrociarsi con quella del Pd. I Democratici, infatti, continuano ad appellarsi al buon senso dell'ex pm per evitare che la presenza della sua lista favorisca la vittoria di Berlusconi in alcune regioni chiave per il Senato. L'ultimo in ordine di tempo è stato Enrico Letta, durante la registrazione di Porta a porta: «Se Ingroia rifiutasse la desistenza col Pd in alcune regioni - ha detto il vicesegretario dei Dem - avrebbe la responsabilità di aver rimesso Berlusconi in sella». Ma dal leader di Rivoluzione civile arriva un secco no: «Non ci sono patti di alcun tipo con nessuno, noi non facciamo queste cose dietro le quinte» ha spiegato. Aggiungendo che «Bersani ha voluto guardare a Monti ma ora è preoccupato dai sondaggi. Sarebbero loro i colpevoli di una vittoria di Berlusconi, noi ci dimostreremo ancora i più responsabili del centrosinistra». Se desistenza non sarà, potrebbe però in alcuni casi assomigliarvi molto. In Lombardia, ad esempio, dove si combatte la partita più importante per il Senato, Rivoluzione civile potrebbe presentare un capolista abbastanza «debole» come Giovanna Capelli, segretaria regionale di Rifondazione Comunista. Discorso opposto in Campania, dove Ingroia ha ben altra forza elettorale, complice anche il traino del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Lì l'ex pm dovrebbe schierare il giuslavorista vicino alla Cgil Piergiovanni Alleva, mentre è di ieri la notizia della candidatura in Veneto del presidente di Wwf Italia Stefano Leoni. Altra novità «calda» sarà la corsa in Sicilia proprio di Ingroia, che sarà capolista in entrambe le circoscrizioni dell'isola. Una circostanza che ha fatto esplodere l'ira del Pdl: «La candidatura nello stesso territorio nel quale fino a poco tempo fa era procuratore aggiunto spiega molte cose, come la pantomima del "passaggio in Guatemala" - attacca Gaetano Quagliariello - . La legge, infatti prevede che un magistrato non possa candidarsi nel luogo nel quale nei sei mesi precedenti ha esercitato le funzioni giudiziarie. C'è però un problema: ancora a settembre Ingroia ha compiuto atti istruttori di un certo rilievo. Se fossero rispettare le regole, la sua candidatura in Sicilia non sarebbe possibile».Car. Sol.

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