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Confindustria al bivio tra Berlusconi e Monti

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L'imbarazzo Il presidente Squinzi è vicino al Cav che lo ha aiutato a vincere la sfida con Bombassei Ma il prossimo governo potrebbe essere sostenuto dal Prof. Con il premier rapporti sempre difficili

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Davantiha due strade: sostenere la sfida di Berlusconi o aderire al progetto di Monti. Da Viale dell'Astronomia direbbero che il problema non si pone giacchè l'associazione degli imprenditori è super partes, non fa politica e tantomeno può essere un supporter di uno degli schieramenti candidati. Ma è anche vero che l'«amicizia» del presidente Giorgio Squinzi con Berlusconi e la sua freddezza con Monti, stanno creando un certo imbarazzo tra gli imprenditori. Fedele Confalonieri è stato il principale sponsor di Squinzi nella corsa alla presidenza e la rete che gli ha creato è stata determinante per vincere su Bombassei. Allora la competizione tra i due si pose nei termini della sfida tra la continuità e l'innovazione. Non a caso ora Bombassei, non ha cariche in Confindustria, è arruolato nella squadra di Monti e domenica ospiterà al Kilometro Rosso di Bergamo la manifestazione del lancio dei candidati di Scelta Civica. La vittoria di Squinzi ha anche segnato l'addio del direttore generale Giampaolo Galli, altra candidatura politica ma nella lista del Pd. Questo scenario indurrebbe a prospettare per la Confindustria una vicinanza maggiore al Cavaliere che a Monti. Ma gli equilibri all'interno dell'associazione imprenditoriale sono complessi e quindi non è un passaggio scontato. Al momento prevale la prudenza. I sondaggi danno Bersani in pole position nella corsa elettorale ma con difficoltà per il Senato che porterebbe a un'alleanza obbligata con Monti. Il rapporto tra Squinzi e il Prof è partito con il piede sbagliato, nel segno della grande conflittualità e il presidente rischia di trovarsi, in caso di vittoria del centrosinistra, con un interlocutore poco disponibile nei suoi confronti. Squinzi infatti ha avviato la presidenza con un attacco a testa bassa al governo tecnico, culminata in critiche feroci alla legge Fornero a cui seguì una convocazione a Palazzo Chigi di chiarimento. Da quel momento i rapporti si sono fatti meno astiosi ma la freddezza è rimasta. Ora quindi la prudenza è d'obbligo. I temi cruciali della prossima legislatura saranno la crescita, il lavoro e il fisco e dal momento che la crisi continuerà anche nel 2013 e le imprese sono in grandi difficoltà, Confindustria non può permettersi di cominciare il rapporto con il governo con il piede sbagliato. Se quindi è presto per una sterzata è comunque il momento dell'equidistanza. Tant'è che lo staff di Squinzi sta lavorando a un memorandum da consegnare ai partiti con le priorità delle imprese per il nuovo governo. Ci sarà un richiamo al taglio delle imposte per stimolare la produttività, agli incentivi per la creazione di nuovi posti, alla riduzione delle spese improduttive e ala riduzioen dei costi della politica. E ieri il presidente ha lanciato un richiamo alla politica a «non arretrare sul cammino delle riforme» perché il 2013 «sarà difficile» e a non ricorrere «a facili promesse irrealizzabili o ad avventurosi passi indietro rispetto alla strada delle riforme già intraprese». Ha ricordato che le previsioni indicano «una ripresa del Pil non prima della fine di quest'anno». Squinzi ha quindi sollecitato l'utilizzo «dei fondi strutturali». L'Italia dovrebbe disporre di circa 28-29 miliardi di euro di fondi europei per il periodo 2014-2020.

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