Affondo di Marchionne ai politici
».L'amministratore delegato del Lingotto attacca duramente il mondo politico per le reazioni seguite all'annuncio dei due anni di Cassa integrazione nello stabilimento lucano. Poi il manager promette il pieno impiego per i lavoratori del Lingotto entro 3-4 anni e conferma nuovamente il suo impegno in Italia, assicurando che «Fiat non chiuderà fabbriche, gli altri in Europa l'hanno fatto». L'occasione per sparare ad alzo zero contro una parte della classe politica che si è sollevata dopo l'ufficializzazione delle cassa integrazione per lo stabilimento lucano finalizzata alla sostituzione delle linee di montaggio è stato il Quattroruote day a Milano. Le dichiarazioni dei politici su Melfi sono oscene spiega Marchionne. «Io non faccio i panini devo cambiare i macchinari, le installazioni e i robot, devo cambiare tutto. Può darsi che i politici non abbiano capito bene di cosa stavano parlando» aggiunge. L'ad porta l'esempio dello stabilimento americano di Toledo: «È stato chiuso per un anno, è assolutamente normale. Uno che capisce un minimo sa benissimo che per passare da una vettura all'altra devo ristrutturare lo stabilimento, non ho scelta». Per il mondo politico, rincara la dose, la filiera dell'auto «è più una vacca da mungere che un patrimonio da valorizzare e rafforzare». «Molto spesso il mondo politico - aggiunge - vede l'auto più come un bacino di risorse alle quali attingere in tempi d'emergenza che come un settore strategico, fonte di occupazione e di crescita». La risposta migliore alle critiche è nell'impegno per il quale «nel giro di tre o quattro anni - assicura il manager, avremo un pieno impiego di tutti i nostri lavoratori», oggi 25 mila negli stabilimenti dell'auto. «Non chiuderemo fabbriche in Europa, noi no», afferma. Ed entro il 2016 arriveranno 17 nuovi modelli e sette aggiornamenti di prodotto, mentre saranno 100 mila potenzialmente anche il doppio, le Jeep per il mercato cinese che tra diciotto mesi verranno prodotte con Gac. Piazza Affari premia le sue parole e il titolo del Lingotto chiude in crescita del 3,16%. Mentre lascia il convegno Marchionne non resiste alla tentazione di rispondere alle pesanti reazioni suscitate dal provvedimento annunciato a Melfi: «Io non faccio panini - afferma - devo cambiare i macchinari, devo cambiare tutto». Ricorda che lo stabilimento di Grugliasco, che sarà inaugurato il 30 gennaio, è rimasto chiuso per installare le linee per produrre la Maserati Quattroporte. «È assolutamente normale. Uno che capisce un minimo di auto sa benissimo che per passare da una vettura all'altra devo ristrutturare lo stabilimento, non ho scelta». Marchionne non si schiera né con Pierluigi Bersani né con Mario Monti: «Fiat è filogovernativa, non abbiamo mai fatto scelte, non entriamo in discorsi politici. So benissimo quel che è necessario per far ripartire Fiat. Collettivamente ci dobbiamo prendere un impegno per colmare il divario di competitività». Quanto alla situazione economica del settore per il mercato dell'auto europeo il 2013 sarà ancora un anno difficile,«in linea con il 2012», ma nel secondo semestre potrebbe esserci qualche segnale di ripresa. Andranno bene, invece, America, Brasile e Cina. «Il sogno dell'avvocato Agnelli - dice Marchionne - di riportare la Fiat in America è diventato realtà. Il 60% dei volumi del 2012 proviene dal mercato nord americano, finalmente ci siamo riusciti». L'ad del Lingotto elogia le scelte dell'Europa per il settore auto con il piano Car 2020, ma ribadisce anche il suo giudizio negativo su un accordo «squilibrato» con il Giappone, che metterebbe a rischio dai 35.000 ai 75.000 posti di lavoro. A Marchionne replica Giorgio Airaudo, ex Fiom e oggi candidato con Sel, che auspica che la Fiat faccia con il prossimo governo «un accordo scritto sugli impegni in Italia, come ha già fatto negli Usa e in Serbia».