Non indietreggia di un millimetro.
Innanzituttola magistratura «ad orologeria», poi Monti e il centrosinistra. Ribadisce che se gli elettori gli daranno fiducia non metterà nuove tasse. Firmerà un «nuovo contratto con gli italiani dopo quelli del 2001 e del 2008». Al primo punto ci sarà, ovviamemente, «l'abolizione dell'Imu». Berlusconi è ottimista: «Tutti gli avversari sono da considerare con rispetto, ma dentro di noi c'è la certezza della vittoria». La campagna elettorale si gioca anche sul terreno delle candidature. E qui le cose si fanno più difficili, con gli amministratori locali che pretendono più spazio di quello previsto. Il risiko è partito. A via dell'Umiltà c'è un viavai di aspiranti parlamentari. Le riunioni si susseguono. «Verdini ha la febbre» dicono alcuni che vorrebbero far lavorare senza pressioni il coordinatore del Pdl. Dal canto suo Berlusconi fa dietrofront su Draghi al Quirinale: «Non c'è mai stata», afferma, una candidatura del governatore della Bce al Colle. Per carità, «non per mancanza di stima o dubbi sul suo valore, ma perché sta facendo molto bene alla Bce ed è merito suo se si è calmata la speculazione finanziaria sui titoli del debito pubblico. Non c'è nessuna opportunità, né per lui né per noi, che lasci un incarico così importante». Berlusconi, intervistato a Radio Anch'io, è andato sulla stessa scia degli ultimi giorni. Le parole più dure sono per il Professore: «O Monti pensa che gli italiani siano matti o c'è in giro un matto che crede di essere Monti...». Sul caso Ppe precisa: Daul? «È solo uno dei 14 vicepresidenti» del Ppe, ha espresso «una personale posizione» che, secondo il Cavaliere, «è stata una dichiarazione improvvida». Nessuna paura di un pareggio al Senato. «Non mi sono posto questo problema, perché penso che noi vinceremo ampiamente al Senato, io chiedo agli italiani di darci la maggioranza assoluta». Del resto, precisa, «è necessario perché così potremmo modificare la Costituzione». Sui toni agguerriti usati in campagna elettorale, Berlusconi è altrettanto chiaro: «Tra noi e il Pd no, ci sono toni agguerriti tra noi e le piccole formazioni del centro che sono delle stampelle per il Pd. Il tentativo di Casini e Monti è di sottrarre voti ai moderati», sostiene l'ex premier, che aggiunge: «C'è un accordo tra i centristi e il Pd», gli italiani «votando il Pd si prendano anche loro, votando loro si prendono il Pd». Per la serie «paghi uno e prendi due. Questo cosiddetto centrino è ruota di scorta, alleato del Pd», spiega il Cavaliere. Poi ribadisce, sfidando la contraddizione, la disponibilità a un'intesa con i Democratici. «Un accordo tra noi e il Pd si può avere solo sulle riforme costituzionali. Su questo si potrebbe trovare un accordo e andare su un voto congiunto, ma un governo con il Pd» non è possibile. Le basi sono antitetiche, la sinistra non è socialdemocratica e vuole solo tasse». Il ragionamento sul voto utile in campagna elettorale? «Con il Pd siamo d'accordo che una democrazia compiuta è quella bipolare». Attacca anche sulla giustizia: «C'è una parte della magistratura che usa la giustizia a fini politici, questa è una patologia, questa parte della magistratura vuole venire addosso a me colpendomi nell'immagine e nel patrimonio». Infine l'ex premier ha ribadito che il candidato premier del centrodestra è Alfano. Intanto aumenta il pressing sulle candidature. Di solito non succede ma a suscitare curiosità non sono i «nomi nuovi» ma quelli degli esclusi. Il Cavaliere dovrebbe essere capolista al Senato in quasi tutte le Regioni, di sicuro in quelle determinanti, come Lombardia, Campania o Sicilia. Mentre si va componendo il quadro delle liste per la Camera. Al momento Angelino Alfano non dovrebbe essere il numero uno in tutte le circoscrizioni. Anzi, pare che potrebbe esserlo solo nelle regioni del Sud e forse nemmeno tutte giacché in Puglia «pesa» il nome di Raffaele Fitto. A guidare la lista Lombardia 1 dovrebbe essere Maurizio Lupi (seguito dall'ex sottosegretario Luigi Casero), in Lombardia 2 il podio spetterebbe a Mariastella Gelmini mentre in Lombardia 3 la testa di serie sarebbe Daniela Santanché. Potrebbe invece essere al primo posto in Emilia Romagna l'ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Tra le deroghe concesse: a Paolo Romani e all'ex ministro Antonio Martino.