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Nelle liste scatta la caccia alla tragedia

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L'ultima frontiera della società civile: da Ilaria Cucchi a Gildo Claps le candidature dei partiti guardano alla cronaca nera. E all'Auditel

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a.Che tradotto vorrebbe dire: visto che la politica ha dato il peggio di sè, ora infarciamo gli elenchi dei candidati con personalità provenienti dalla cosiddetta società civile. Una foglia di fico per nascondere le proprie colpe, direbbero i malpensanti. Un atto meritorio, ribatterebbero i più ottimisti. In fondo - si spiega - che male c'è a delegare la gestione dell'economia a un vero economista, la scuola a un insegnante o lo sviluppo a un imprenditore? Il problema, semmai, è che nella disperata rincorsa ai civici la ricerca del «volto noto» prevale sulla promozione della competenza. Che meriti ha, oltre a quelli sportivi, Valentina Vezzali? Quale esperienza amministrativa hanno Ilaria Cucchi o Gildo Claps? Gli ultimi due sono i testimonial di una tendenza sempre più diffusa: quella di prendere un caso di cronaca, preferibilmente nera, e di sfruttare il cognome dei protagonisti per colpire l'immaginario dell'elettorato. Niente da dire sulle competenze dei candidati, entrambi ingaggiati da Ingroia. La Cucchi, sorella di Stefano morto in carcere a causa - secondo l'ultima perizia - «delle mancate cure dei medici, per grave carenza di cibo e liquidi», è da tempo in prima linea nel contrasto alle violenze poliziesche. Gildo Claps si è invece battuto per anni per invocare la verità sulla scomparsa della sorella Elisa, il cui cadavere è stato ritrovato 17 anni dopo l'omicidio compiuto - secondo la sentenza di primo grado - da Danilo Restivo. Trattasi dunque di personalità meritorie. Ma sarebbero state candidate se avessero condotto le stesse battaglie con un altro cognome? La tendenza in realtà non è nuova: nel 2008 Veltroni fece eleggere in Parlamento Antonio Boccuzzi, l'operaio superstite del rogo della Thyssen. L'obiettivo era porre in risalto le tematiche della sicurezza sul lavoro. Il risultato? L'ha riassunto lo stesso Boccuzzi lo scorso agosto: «Ho detto no alle leggi anti-operai della Fornero e per questo non sono stato invitato alla Festa del Pd a Torino, la mia città», denunciava a Il Giornale. Poi, però, Boccuzzi è stato ripescato nel listino di Bersani e sarà candidato dai Democratici anche in queste Politiche. In tempi di campagna elettorale, il volto noto sfiorato dal dramma fa sempre comodo. E la tendenza si è radicata a tal punto che ormai c'è persino chi ci scherza su: qualche settimana fa, una mail di un fantomatico ufficio elettorale del Partito dei Pensionati riferiva della candidatura di Michele Misseri. Sì, proprio lo Zio Michele del giallo di Avetrana. Impossibile? Intanto le agenzie hanno battuto la notizia, e per smentirla è stato necessario l'intervento dei Pensionati e dello stesso Misseri. Altre voci hanno dato per insistente il corteggiamento dei montiani a Gregorio De Falco, il capitano eroe positivo, grazie al suo «Vada a bordo cazzo», della tragedia della Costa Concordia. Lo stesso De Falco ha ammesso che in realtà non c'è stata alcuna chiamata, ma che sarebbe pronto a valutare un impegno politico se qualche partito si facesse avanti. Mentre sulla scena romana da anni il centrodestra corteggia Giorgio e Cristiano Sandri, padre e fratello di Gabriele, ucciso da un colpo di pistola sparato dall'agente Spaccarotella mentre andava a Parma al seguito dell'amata Lazio. C'è anche chi dice no. Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso dalla mafia, ha rifiutato la proposta di candidatura di Ingroia «perché il mio cognome deve restare patrimonio di tutta l'Italia». Ecome lui Andrea Calevo, l'imprenditore rapito lo scorso 16 dicembre: «In questo momento non sarebbe opportuno utilizzare la mia immagine e il coinvolgimento emotivo delle persone per prendere voti». Ma sono di più quelli che cedono alle lusinghe della politica. Per la gioia dei partiti. Che promettono di farne simboli della legalità e della solidarietà, ma sotto sotto sperano che i dati dell'Auditel, sempre generosi quando le tragedie finiscono in tv, si trasformino magicamente in voti nelle urne. Senza valutare che così si rischia di sfruttare il nome di chi non può più difendersi. O almeno così sosterrebbero i (soliti) malpensanti.

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