Gli Usa rischiano di nuovo la tripla A
Dopo Standard & Poor's, ora Fitch «Accordo sul debito o rating giù»
L'avvertimentoviene dall'agenzia di rating Fitch ed è legato alla possibilità che il Congresso degli Stati Uniti trovi un accordo tempestivo sull'innalzamento del tetto del debito. In caso contrario il rating verrà rivisto. Fitch potrebbe essere quindi la seconda delle «tre sorelle», dopo Standard & Poor's, a strappare a Washington la prestigiosa «tripla A». Era l'agosto 2011 quando Standard & Poor's non considerando più affidabili i titoli di Stato americani perché il piano di risanamento non era considerato efficace, fece il doloroso downgrade. La polemica che ne seguì con il Dipartimento del Tesoro fu pesante con Geithner che accusò l'agenzia di aver sbagliato le valutazioni. Ora la situazione potrebbe ripetersi. «In mancanza di un piano di riduzione del deficit di medio termine credibile e condiviso», spiega Fitch, l'outlook negativo assegnato agli Usa, «potrebbe sfociare in un downgrade anche se verrà evitata una nuova crisi sul tetto del debito». Ad ogni modo secondo Fitch le probabilità di una insolvenza sui pagamenti della prima economia globale restano «estremamente deboli». L'attuale tetto del debito di 16.394 miliardi di dollari è stato toccato il 31 dicembre scorso e da allora il Tesoro ha dato il via ad alcune misure straordinarie che dovrebbero consentire al paese di guadagnare ulteriore tempo, circa due mesi fino alla fine di febbraio. Secondo Fitch, tuttavia, è la politica stessa di stabilire un tetto del debito a essere una strada sbagliata, o come la definisce nel rapporto un dispositivo «inefficace e potenzialmente pericoloso per far applicare una disciplina fiscale». Fitch ritiene che, in caso di mancato innalzamento del tetto, il Tesoro degli Stati Uniti potrebbe (se la legge lo permette) dare priorità al pagamento dei bond in scadenza rispetto ad altri obblighi, come ad esempio gli sgravi fiscali, i contributi pensionistici o anche gli stipendi dei dipendenti pubblici. In questo caso, ritardi nell'assolvere a questi obblighi, non costituirebbero un «evento di default da un punto di vista del debito sovrano ma molto probabilmente questo farebbero scattare un downgrade del debito sovrano, anche se i pagamenti sui bond dovessero continuare a essere onorati». Il downgrade, conclude Fitch, potrebbe venire entro la fine dell'anno, e questo anche se il congresso, pur trovato un'intesa sull'innalzamento del tetto del debito, non dovesse riuscire a indicare una politica credibile per il risanamento dei conti pubblici. Intanto il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke si è unito all'appello del presidente Obama al Congresso: «è molto importante che il Congresso faccia il necessario per alzare il tetto sul debito ed evitare così che il governo sia nell'impossibilità di onorare i suoi conti». Ha ricordato che alzare il tetto sul debito «non crea nuova spesa ma permette al paese di onorare i debiti già contratti». Bernanke ha riconosciuto i progressi fatti sul fronte fiscale con l'accordo di capodanno che ha consentito di evitare il fiscal cliff e una probabile nuova recessione ma ha sottolineato «non siamo fuori dai guai». Le grandi sfide restano, ha detto il presidente della Fed, soprattutto in termini di sostenibilità del debito pubblico. Per Bernanke occorre che gli Stati Uniti trovino il modo di ridurre il debito nel lungo termine senza però mettere in pericolo la ripresa economica. Fitch ha preso in esame anche la situazione dell'Italia. L'agenzia si aspetta che l'Italia continui nel cammino di aggiustamento dei conti pubblici e di riforme anche dopo le elezioni di febbraio. «Vediamo una continuazione del percorso di prudenza fiscale e riforme anche dopo le elezioni, perchè riflettiamo nella realtà dei fatti che su chiunque vinca ci sarà la pressione affinchè continui in quel senso», ha osservato Douglas Renwick, senior director del team sul credito sovrano europeo di Fitch, nel corso della presentazione dell'european credit outlook 2013. L'agenzia mette le elezioni italiane assieme a quelle tedesche in cima alla lista deii «punti caldi» per l'eurozona nel 2013. Poi afferma che grazie al «grande aggiustamento» dei conti pubblici attuato nel 2012, l'Italia è «molto vicina alla stabilizzazione del debito pubblico». Dalle immagini della presentazione diffusa da fitch, all'Italia mancano solo pochi punti base per arrivare alla stabilizzazione del debito che resta per altro «molto elevato». Il nostro Paese è quello tra i periferici, più vicino alla meta della stabilizzazione. I più lontani - secondo la documentazione - restano Grecia e Spagna, che devono fare ancora aggiustamenti attorno al 5% del pil. La Grecia èstata peraltro il paese periferico che finora ha fatto il maggiore sforzo di aggiustamento fiscale. Ma «questo dipende dall'entità» della sfida che atene sta affrontando, ha spiegato Renwick. Quanto alla situazione dell'Eurozona per l'analista «il peggio della crisi del debito è alle spalle e la moneta unica rimarrà intatta, anche se è necessario mantenere la guardia alta». I Paesi che utilizzano l'euro hanno mostrato segni di miglioramento in ambiti chiave come la competitività. Secondo Renwick il picco delle misure di austerità potrebbe essere passato.