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Monti prima li seduce e poi li scarica Ecco i delusi di Pdl e Pd

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Stracquadanio rivela: il Prof non voleva una presenza visibile degli ex di Berlusconi

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Permolti parlamentari quello di Monti è stato una specie di canto delle sirene: prima ne sono stati attirati poi dopo aver ceduto al richiamo sono stati scaricati. Dopo aver abandonato il proprio partito e litigato con segretari e colleghi si sono trovati con un pugno di mosche in mano o nella migliore delle ipotesi con un posto in lista ad alto rischio. La cotta per Monti ha giocato un brutto scherzo soprattutto ad alcuni parlamentari del Pdl. Per Roberto Antonione, tra quelli che favorì la nascita del governo Monti, è stata una doccia fredda. Il Prof si è dimenticato di lui e l'ha lasciato fuori. «Avrei potuto trattare, come hanno fatto altri, una posizione personale per avere un posto garantito. Non l'ho fatto, e sapendo che la riconoscenza non è una virtù praticata di frequente, ho messo nel conto che sarei rimasto fuori dal Parlamento». E così è stato. Fuori i componenti di Italia Libera (l'aggregazione costituita da alcuni fuoriusciti dal Pdl). Non hanno raggiunto un accordo con Monti. Tuona Giorgio Stracquadanio (fondatore del sito Il Predellino): Monti non ha voluto una presenza ben visibile del Pdl delle regioni chiave. Con lui fuori restano, l'ex legale Gaetano Pecorella, Roberto Tortoli e Franco Stradella. Rinuncia l'ex ministro Franco Frattini e si fa da parte Mantovano, destra cattolica vicina ad Alemanno, ha sopportato fino a qualche giorno fa poi ha rinunciato con stile al seggio per «un insieme di ragioni personali». Santo Versace è un altro che si era fatto delle idee: «Avevo dato la mia disponibilità a Monti, ma ho visto camarille, clientele e vecchie logiche spartitorie da compromesso storico». Per tenersi alla larga e mettere al riparo la sua storia di veterano del Parlamento il senatore Beppe Pisanu si è sfilato due giorni fa, con una formula colma di amarezza: «Sostengo Monti, ma non partecipo ad esami di ammissione nelle sue liste. Non ho l'età». Dopo quarant'anni di seggio, il teorico dell'unità ex dc sognava di agguantare il record della longevità parlamentare, ma il traguardo è sfumato. Eppure la prima pietra della casa dei moderati è opera di questo illustre pioniere del montismo. L'Udc Giustina Destro parlamentare dal 2006 e vicina a Montezemolo, non tornerà a Montecitorio. Luciano Sardelli risponde al cellulare dal suo ambulatorio di pediatra e dice di essere già tornato al suo «amato mestiere», lui che quindici mesi fa fu determinante per far scendere «da quota 316 a quota 308» la maggioranza berlusconiana. Anche lei trombato? «No, gli amici dell'Udc mi hanno offerto una candidatura, ma a Cesa e Casini ho spiegato che non sopporterei di essere accusato di trasformismo». Avrà in cambio uno strapuntino al governo? «Io non voglio niente e non rinnego nulla, farò campagna elettorale per l'Udc». Delusione anche per Montezemolo. Italia Futura Vicenza ha detto di non condividere i metodi adottati nella composizione della lista «Scelta Civica con Monti per l'Italia» e ha ritirato le candidature vicentine, così come sta accadendo in molte altre sedi Venete ed italiane. «Ancora una volta non sono stati ascoltati i territori, il metodo utilizzato non è stato improntato al concreto rinnovamento, si è voluto dare spazio a candidati di fama presunta e visibilità da verificare piuttosto che a candidati di sostanza più rappresentativi della società civile». Lacrime e sale anche per i profughi del Pd. Se Pietro Ichino è approdato per primo (e da protagonista) in terra montiana, il già renziano Mario Adinolfi affida a Twitter la sua delusione: ringrazio chi si è battuto per farmi entrare nella lista di Monti ma è giusto così. Stefano Ceccanti ha lottato e si è arreso. Il senatore uscente, costituzionalista di rango, ha inviato ai giornalisti un lungo papiello dal desolatissimo titolo «Rassegna stampa su mancata candidatura e questioni connesse». Fuori dalla Camera è rimasto anche un altro fan dell'agenda Monti come Salvatore Vassallo e la stessa sorte è toccata a Lucio D'Ubaldo. «Beppe, fo' una strambata!» aveva detto a Beppe Fioroni prima di annunciare l'addio agli ex Popolari e al Pd per inseguire Monti: «Opportunismo? No, convinzione politica. Abbiamo subito un contraccolpo, ma ci crediamo ancora e non perderemo la dignità della linea politica». L. D. P.

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